Ricordo sempre con simpatia uno dei primi testi del XIII secolo: “de Babilonia civitate infernali”.
Ma Babilonia, in realtà, non è molto lontana, soltanto poche decine di chilometri.
Non voglio sembrare uno che se la prende con la destra, perché è di sinistra, o viceversa, ma vorrei essere super partes, come un ben allenato cantone svizzero.
Andiamo a vedere le cose con un moderato buon senso.
Il presente Governo italiano sembra composto da una banda di dilettanti, che suona la sua musica dopo aver pazientato settanta o ottanta anni.
Non è un’orchestra sinfonica, ma una banda di strapaese, dove ci sono ben pochi elementi che sanno come suonare.
C’è il Primo Ministro, è vero, che si presenta come un Giano Bifronte, schiamazzante in patria e servente a Bruxelles o a Washington, capace spesso di fare comizi urlanti, che denotano un origine nazionalistico-popolare, non molto fine; un Ministro dell’Economia, che si barcamena fra i diktat di Salvini e i pochi soldi nel salvadanaio, per cui promette sacrifici, soprattutto ai milionari, che passano le giornate sui loro yacht; ma il più intrigante di tutti è il Ministro Crosetto, che sulla sua gigantesca mole mostra due occhietti che brillano quando si parla di aumentare gli armamenti, anzi, pare che gli occhi si sfreghino per la contentezza.
Degli altri componenti il Governo è meglio tacere, perché ne fanno una al giorno e si esprimono in un italiano pessimo, per non dire primordiale.
Quale dovrebbe essere l’obiettivo di un buon governo? Il benessere dei suoi cittadini, ma a me sembra che da questo target ci si allontani ogni giorno di più.
Accuse alla sinistra, dati manipolati e chiacchere a pro suo sono all’ordine del giorno, senza che si intraveda un minimo di razionalità.
Ritorno ad un passato ben conosciuto.
Finora ci siamo occupati del potere temporale, ma anche nell’altro settore, quello spirituale, non andiamo molto meglio.
Finiti i tempi, forse anti storici, ma così potenti di Papa Wojtyla (ricordo l’anatema contro la mafia, che ci riportava a manifestazioni quasi medioevali) o Papa Ratzinger, così combattivo nel difendere la Chiesa universale contro le insidie del mondo moderno, ci troviamo di fronte oggi ad una Chiesa che enuncia ciò che è implicito nella sua stessa formazione e storia, mentre ignora il martirio di tanti suoi fedeli che soffrono e periscono per l’insidia di tante tirannie politiche e religiose in tutto il mondo, dai copti in Egitto, ai martiri dell’Africa sud sahariana, ai fedeli nelle Filippine, in una sorta di cintura della sofferenza a cui la Chiesa risponde con poche parole di elogio del martirio.
Ci vorrebbe un agostiniano proveniente dalla Sassonia, puro e duro, che partecipasse al prossimo Giubileo e facesse un po’ di pulizia morale in una Chiesa che sta diventando polverosa e poco sostanziosa: troppe parole sparse al vento, pochissime le salvifiche per il mondo intero.
Come vediamo, una Roma che si considera imperiale come all’epoca di Augusto, ma che non lo è più da secoli e che solo una disastrosa politica centripeta ha riportato ad un imperium verbale e non fattuale, per la disgrazia di quelli che non ci vivono.
Ma che lavorano e pensano rettamente.
Viator
Commenta per primo