Serve giusto per capire che l’aria tira…. Proprio questa sera al TG dell’emittente “Italia Uno” una delle tre tradizionalmente indicate come di proprietà Mediaset, quindi sotto l’egida di Berlusconi (“influencer” di grido anche da morto) si è cominciato a pronunciare la seguente frase: “Chi sta vincendo e chi sta ottenendo di più dalla guerra in Ucraina?”. Una domanda più che legittima che, però, per più di un anno è stato possibile formulare a ministri e a militari. Il motivo è semplice: raggionare sul “chi ha vinto” significa che si è di fronte ad un “cessate il fuoco”, praticamente ad una interruzione del conflitto esattamente nel punto in cui ci troviamo. Una linea di circa mille chilometri che da’ alla Russia il controllo di tre quarti del Dombass, di parte delle province costiere su Mar Nero e Azov e, definitivamente, riconduce la penisola di Crimea alla Russia. Una valutazione della situazione “sul campo” semplicemente non gradita ai media “mainstream” occidentali che hanno cercato sempre di tirare la volata all’altra frase epica che tutti conosciamo: “Non lasceremo l’Ucraina fino alla vittoria completa sulla Russia di Putin”. Un refrain che ha perso smalto soprattutto dopo la sconfitta netta di Kamala Harris / Biden nella corsa alla Casa Bianca. E se i dati di spesa, come vedremo tra poco, per l’Europa superano di poco i cento miliardi complessivi, per gli Stati Uniti pesano molto di più, raggiungendo il miliardo e quattrocento milioni di dollari. Bene, per gli Americani, vendere armi, carri armati modernissimi, missili, sistemi elettronici d’arma ma dietro compenso adeguato….non più “gratis” nel nome di una “civiltà occidentale” da difendere, tutta da analizzare. Altrimenti le guerre “ve le fate voi”.
Su questo Roberto Sommella (1), in modo succinto e preciso, ha ben definito come stanno le cose qui in Europa permettendo di approfondire la questione con dati alla mano.
Il suo esordio è di quelli che fanno accapponare la pelle: “Dall’inizio dell’invasione russa, l’Ue e i suoi Stati membri hanno mobilitato 124 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, con dati aggiornati a novembre 2024, un importo pari a una buona fetta di tutto il New Green Deal”. I dati sono statio resi pubblici dalla Commissione di Ursula von der Leyen senza accorgersene, come integrazione esplicativa del perchè bisognerebbe continuare con finanziamenti anche più consistenti. D’altra parte è noto che la guerra è un business fiorente e noi stessi la finanziamo, più di tanti altri settori. Il tema della convenienza della guerra, cui Milano Finanza ha dedicato alcune inchieste relative al settore della Difesa, continua ad essere sollevato praticamente dal solo Papa Francesco. E parte proprio di qui, da qesta riflessione più ampia per passare alla più stringente documentazione: “I numeri parlano chiaro e leggerli apre uno scenario importante su quanto sia fitta la rete di finanziamenti a debito e a fondo perduto. Dall’inizio dell’invasione russa, l’Ue e i suoi Stati membri hanno mobilitato 124 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, con dati aggiornati a novembre 2024, un importo pari ad una buona fetta di tutto il New Green Deal. Lo ha reso noto il commissario Ue al bilancio, Piotr Serafin, nella risposta scritta a un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato greco di Ecr, Emmanouil Fragkos. Di questa cifra, 47,8 miliardi di euro sono assistenza finanziaria dall’Ue; 12,2 miliardi di assistenza bilaterale dagli Stati membri; 45,5 miliardi di euro di assistenza militare e 1,5 miliardi di euro dai proventi derivanti dai beni russi congelati e immobilizzati”. Cioè per esplicitare ancor meglio la situazione, siamo di fronte ad un colossale esborso dalle casse europee per circa il 70 per cento a fondo perduto e con rischi connessi all’eventuale recupero del restante 30. Sono soldi di italiani, francesi, tedeschi, spagnoli ecc. di cui spesso non conosciamo esattamente la destinazione e, soprattutto, le modalità di assegnazione ed erogazione. A quanto ci dice Sommella ” della parte di assistenza finanziaria fornita dall’Unione Europea, 35,7 miliardi di euro sono sotto forma di prestiti, 6,8 miliardi di euro come supporto a fondo perduto e 5,3 miliardi di euro sono sostenuti attraverso garanzie dell’Ue. Dei 45,5 miliardi di assistenza militare, 6,1 miliardi di euro sono coperti dallo European peace facility. Questo supporto comprende 362 milioni di euro per finanziare la missione di assistenza militare dell’Ue per le forze armate ucraine. Inoltre, 1,4 miliardi di euro derivanti dai beni russi raccolti nel 2024 sono stati destinati all’Epf. Per quanto riguarda i costi indiretti per le economie europee, l’Ue ha reso disponibile una stima fino a 17 miliardi di euro attraverso gli Stati membri per aiutare le persone in fuga dagli invasori russi”. Denaro di cui si è un po’ persa traccia soprattutto per le sfilacciature nell’informazione che su molte spese fa finta di non sapere oppure, semplicamente, ne cita solo gli aspetti parzialmente positivi. “La Commissione ha introdotto la massima flessibilità affinché gli Stati membri possano utilizzare i fondi di coesione non spesi a tale scopo”, ha aggiunto Serafin, riferendosi a come gli Stati membri, la cui spesa secondo il presidente eletto Usa Donald Trump dovrebbe salire al 2% del pil, potranno finanziare questi investimenti. Quello che nessuno dice è chi ci guadagna con tutti questi soldi e se in futuro verrà sostenuta più l’industria delle armi che quella dell’automotive le cui difficoltà sono note da Stellantis a Volkswagen: dal New Green Deal al New War Deal il passo sembra essere compiuto mentre in Europa crescono i nazionalismi e Stati membri fondatori come Francia e Germania sono in profonda crisi politica. Una situazione paradossale che va a chiudere definitivamente la fase positiva di rilancio dell’industria, del commercio e dell’economia europea nel suo complesso passando ad attività industriali utili socialmente e con guadagni diffusi, nel pieno rispetto di salute e ambiente. Proprio i termini di “Ambiente” e “Salute” sembra bestemmie nel salutista periodo post Covid. Variabili di cui non tenere conto e con cui “non si fanno soldi” anzi “ci si rimette”. Nessuno, soprattutto, ha spiegato se queste spese nella difesa verranno scomputate dal calcolo del 3% del rapporto tra deficit-pil e se verranno finanziate con emissione di eurobond, (quello che secondo Mario Draghi avrebbe dovuto essere impiegato nel sostegno alla crescita europea sostenibile. Quadro fosco? Certamente. Come se ne può uscire fuori? Solo e soltanto con una visione globale delle cose, non più con i paraocchi tipici dei nazionalismi ottocenteschi. Lo stesso concetto di Nazione comincia ad essere messo in discussione da imperi finanziari ed economici con PIL maggiori a quelli di una cinquantina di Stati accreditati all’ONU. Se ne può uscire riconvertendo davvero l’industria di guerra in industria di pace, non come slogan ma come prassi consolidata. Siamo tutti su questa terra e per almeno duecento anni continueremo a crescere… poi lentamente diminuiremo da undici/dodici miliardi di persone a sei/sette miliardi. Con un fenomeno, da noi ben conosciuto, di invecchiamento generalizzato delle popolazioni, anche africane e asiatiche, ed una diminuzione fisiologica del numero di nascite. Fino ad allora, però, non ci potranno essere deroghe e bisognerà in qualche modo arrivare alla concezione che non c’è nessun nemico o avversario tra gli umani, di qualsiasi razza o religione siano. Soprattutto che non è più ammissibile e possibile un utilizzo indiscriminato delle risorse, anch’esse limitate.
I numeri ci dicono “guerra” e, sul rovescio della scritta guerra troviamo il significativo termine “rinsavimento” perchè di una ondata di pazzia si tratta e qualcuno deve farglielo capire.
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.1. Tratto da”Milano Finanza” del 17 dicembre. https://www.milanofinanza.it/news/guerra-in-ucraina-l-ue-ha-dato-a-kiev-gia-124-mld-chi-ci-guadagna-e-perche-si-continua-a-combattere-202412172039291853 . Titolo originale. “Guerra in Ucraina, l’Ue ha già dato a Kiev 124 miliardi. Chi ci guadagna e perché si continua a combattere” (1)
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