Sfida nell’Alta Sierra (1962)

E’ il primo film di Sam Peckinpah ed è evidentemente un western.

Questo western non appartiene a quel filone anni ‘50 così gloriosamente battuto da John Ford, Anthony Mann, o Budd Boetticher e neppure quello degli ani’70, che ha la sua icona in Jeremiah Johnson, si tratta di un western intermedio, quello appunto creato da Sam Peckinpah, che vigorosamente chiude il decennio con “Il mucchio selvaggio”.

È un film lirico, sentimentale, che parla dell’amicizia di due vecchi uomini di frontiera, che costruiscono la loro collaborazione sul buon senso antico, ma che alla fine cadranno vittima di quello che è il nuovo male della giovane America, e cioè il danaro e la volontà di giovani rampanti di sfidare tutte le regole.

Il film è come al solito un viaggio, quello necessario per portare dell’oro da una miniera ad una città, ma è chiaro che intorno a loro si apre una lotta fra vite passate e vite presenti, ciascuna con le sue notazioni.

Grandi attori del passato, ma comunque grandi quali Joel McCrea e Randolph Scott, nomi che fanno battere i cuori degli appassionati del genere.

La loro saggezza, pacata e frutto di una grande esperienza, li porta vecchi e stanchi verso l’ultima avventura, ma sarà quella che li redimerà.

Il film scorre rapido ed avvincente, una storia ben diretta dalla sapida mano di Peckinpah, che qui tratta con decisione i temi che gli stanno a cuore: l’amicizia virile, il coraggio non fine a se stesso, l’importanza della parola data, non verso gli altri, ma verso se stessi, e soprattutto dare un senso ad una vita anche criminosa con un gesto che salva, che libera.

I due vecchi compari passeggiano letteralmente nella vicenda, mentre un mucchio di cialtroni vive letteralmente, per arraffare dollari con poco sforzo e non si ferma di fronte a nessuna ignominia pur di arrivare all’oro.

Non i due eroi, poveri, scalcagnati, ma sempre dignitosi con la loro forza morale e ideale.

Un film bellissimo, violento, ma non come i seguenti, che ci parleranno di un cinema alla “Peckinpah”, con toni senza compromessi, in una natura bellissima come doveva essere il West prima dell’arrivo dei bianchi, incontaminato come lo è il cuore dei due protagonisti che anche con qualche caduta non riescono ad allontanarsi dalla forza del mito.

È uno di quei film che non mi stanco mai di rivedere, ed essendo il primo lungometraggio di Peckinpah, la dice lunga sulle capacità narrative, tecniche, in una parola filmiche, di questo autore.

Un esordio ben calibrato, con degli attori magnifici, che apre la strada ai prossimi venti anni di una carriera intensa, quasi fulminante.

Viator

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*