Già era successo ad Alessandria qualcosa di simile, prima davanti alla Scuola Elementare “Zanzi” poi con l’abbattimento della cascina Boida, quache centinaio di metri piùà avanti sempre in Corso Acqui. Per gli alberi della piazza Zanzi fu detto che era necessario un loro abbattimento per motivi di sicurezza… Qualcuno si chiese se davvero quegli alberi avessero malattie tali da determinare un tale scempio ma non si fecero ulteriore indagini e si procedette, in piena estate, circa una decina di anni fa alla trasformazione di una piazzetta con bella ombra e conseguente fresco in un improponibile deserto. Stessa cosa, anche qui con lo zampino di LIDL per la cascina BOIDA con strutture risalenti al XV secolo e possibilità varie di recupero (…bastava ascoltare gli esperti in materia). Nulla. Anche lì si accelerarono i tempi e si arrivò a tempo di recor a fare di una testimonianza storica del quartiere Cristo di un tempo un triste cumulo di mattoni. Questa volta gli avvenimenti sono più recenti e, per vari motivi, costituiscono una anticipazione a quello che è appena successo ad Asti…
I fatti
Il 14 aprile è stato un giorno storico per Asti, una sorta di D-Day, perché nella notte di lunedì , a partire dalle 23 (poi tutto è stato eseguito anche in anticipo sui tempi previsti), Il Comune ha deliberato “lavori di urbanizzazione” all’ex mulino Valente, gergo tecnico che ammorbidisce l’abbattimento (contestatissimo) dei 7 storici platani di corso Savona, platani che con la primavera, stanno gemmando per rinascere a nuova vita, che però non vedrà la luce.
La storia è ormai arcinota e non la ripeteremo, giova ricordare che l’abbattimento dell’ex mulino sarà propedeutico allo spostamento della LIDL con la realizzazione di rotonde e pista ciclabile. Da tenere presente che nella mattinata di sabato 12, sotto la pioggia, il direttivo SEquS (Sostenibilità, Equità, Solidarietà), ha tenuto una conferenza stampa per raccontare le ultime novità e annunciare per questa sera un presidio pacifico sotto i platani.
Elena Pavarino, Giuseppe Sammatrice, Patrizia Montafia, Marisa Piazzolla, Sabrina Mossetto hanno raccontato le loro battaglie iniziate ad agosto dello scorso anno. “Siamo arrivati al giorno in cui stanotte hanno deciso di tagliare questi questi sette alberi sani solo per meri scopi commerciali”.
Una controperizia sulla salute degli alberi
Il gruppo ha conferito incarico all’avvocato Virginia Cuffaro di Torino per una diffida al sia alla LIDL che al Comune di Asti, affinché ci sia il tempo di poter fare una controperizia. “Noi non crediamo alle notizie sulla salute di questi alberi e oggi abbiamo chiesto una controperizia. Qualora questo non venisse concesso, abbiamo preso le misure di tutti gli alberi, dalla circonferenza alla chioma e sarà quantificato il danno ecosistemico che verrà creato alla cittadinanza astigiana“, sottolinea il portavoce del gruppo Giuseppe Sammatrice. Misure imponenti; la chioma del platano più grande ha un raggio di circa 10 metri, quindi 20 di circonferenza, una base che supera i tre metri e un’altezza di 30 metri.
In caso di risarcimento , i soldi verrebbero investiti nel verde pubblico. “Rappresentiamo 1700 cittadini astigiani che hanno firmato – continua Sammatrice – ci facciamo carico della loro indignazione che hanno mostrato firmando quella petizione. e saremo il loro braccio in questa in questa in questa iniziativa”.
L’avvocato conferma che la PEC di diffida arriverà entro lunedi’ sera (14 aprile) sia alla LIDL che al Comune di Asti e il gruppo chiede al Comune di ritirare l’ordinanza in attesa della controperizia.
Rappresentiamo 1700 cittadini che hanno firmato la petizione
SEquS ha chiesto anche il parere di un agronomo di Milano che, qualche tempo fa, aveva eseguito una perizia a Cuneo per alcuni cedri, scoprendo che il Comune aveva dato una classe D agli alberi, mentre la controperizia aveva verificato la salute dei cedri. Il processo è in corso.
“Il Comune non farà proprio niente – continua sconsolato Sammatrice – anche il regolamento del verde è sempre stato nel cassetto perché loro potessero avere mani libere nel continuare a tagliare, tagliare tagliare. Con un eventuale risarcimento vogliamo dare giustizia a quei 1700 che hanno firmato e dare la possibilità di riavere tanti alberi quanti ne riusciamo a ricavare dai fondi che recupereremo dalla querela che faremo. Spero che l’indignazione di tanti cittadini resti fino al momento di andare a votare”.
Ora si va per avvocato e si inizierà un confronto non semplice con strutture amministrative e private abituate a sostenere contenziosi. CittàFutura segue passo passo la questione e, ovviamente, fa il tifo per chi voleva ancora qualche perizia di conferma sullo stato delle piante… Ma, evidentemente, era chiedere troppo.
Commenta per primo