Sostanze chimiche inquinanti: limiti legali e limitazioni legislative ed etiche

La multinazionale Solvay ha presentato- dandone grande risalto- i nuovi impianti per l’abbattimento delle emissioni dei PFAS, le notoriamente pericolose sostanze per la salute umana e per l’ambiente, prodotte nello stabilimento di Spinetta Marengo. Non mi posso astenere, personalmente ed a nome dell’associazione politico-culturale Cambiare! dal formulare alcuni commenti in merito. La comunità scientifica e di conseguenza le associazioni ambientaliste – in particolare a Spinetta Medicina Democratica e Legambiente- hanno denunciato fin dall’inizio del secolo, la pericolosità per la salute umana e per l’ambiente dei PFAS prova ne è che quelli di “prima generazione” sono stati vietati dalla convenzione di Stoccolma ratificata dalle principali industrie chimiche produttrici mondiali. Quindi Solvay nel 2002, anno dell’acquisizione dello stabilimento di Spinetta, non poteva non essere al corrente della nocività delle sostanze ivi prodotte. Vi è una sostanziale analogia con quanto è successo con l’amianto: le aziende, pur consapevoli della nocività della sostanza, hanno continuato a produrla con conseguenze drammatiche, vedi Eternit a Casale. Non si tratta di dibattere di limiti “legali” ma di limitazioni etiche, “legittime” che la coscienza e non già il legislatore dovrebbe suggerire e guidare. Orbene dal 2002 al 2019 Solvay ha prodotto vari tipi di PFAS, sicuramente PFOA, ADV, cC6O4 e forse altri a noi non noti data l’opacità e scarsità di informazione da parte dell’azienda, senza alcun dispositivo di abbattimento delle emissioni nelle acque di scarico ed in atmosfera. Dal 2019 incalzata dalle proteste puntuali e documentate delle associazioni ambientaliste e del comitato Stop Solvay ha infine adottato dispositivi di abbattimento contraddistinti però da inadeguata efficienza. Ora dichiara di adottare tecnologie, peraltro note da tempo, per raggiungere efficienze assai elevate nell’abbattimento dei PFAS che scarica in Bormida. Non già lo “zero emissioni” che si raggiunge solo cessando la produzione di tali composti. Ma- ci chiediamo- cosa intende fare per le emissioni inquinanti in atmosfera-e non solo di PFAS- che sono probabilmente la vera causa delle rilevanti eccedenze di patologie anche tumorali dei residenti della Fraschetta messe in luce dalle indagini epidemiologiche fatte condurre dal Comune di Alessandria? L’esistenza di uno stabilimento chimico, oltretutto a rischio di incidente rilevante quasi nel cuore di un centro abitato è del tutto “antistorica”. Accettato per buona parte del ‘900 per mancanza di conoscenza sull’impatto delle sostanze inquinanti emesse e per il prevalere delle opportunità economiche e di lavoro non lo può essere ora. La convivenza fra industria e popolazione di Spinetta resta possibile unicamente se l’impatto sulla salute degli abitanti sarà reso nullo come recita l’art.41 della Costituzione italiana: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana…”

Claudio Lombardi

(Associazione politico-culturale “Cambiare!”)

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*