
Da sempre il sapere delle donne è più vicino al cielo.
E possiamo vedere il maschile, ancora tanto lontano dalla sua vera natura, come becero cacciatore che continuamente vuole uccidere quel meraviglioso uccello dalle variopinte piume che solca il cielo, trasformando anche la Terra, ma soprattutto illuminando quel vuoto fertile che tra terra e cielo vive e ci parla.
Il femminile, non quello tradito dalle stesse donne, sta via via riprendendo il posto che le spetta. Una resurrezione che sarà per noi tutti anche una nuova rivelazione.
Nel documentario della straordinaria serie del “Filo d’oro”per la RTS svizzera, Werner Weick scopre diverse immagini della Maddalena nascoste dietro ai confessionali; un femminile con piena consapevolezza anche del proprio corpo, che spaventava e ancora spaventa la Chiesa, nonostante Gesù ne abbia dati di buoni esempi riguardo alle donne. Ma ci sono anche segni di gentile e vigorosa resistenza, nella bella Certosa di Garegnano, alle porte di Milano, Maria Maddalena appare più volte nella sincerità della sua presenza di donna amata e amante.
E i frammenti del Vangelo di Maria parlano chiaro, Maria comprendeva quello che Gesù raccontava e gli Apostoli era a lei che chiedevano : ma cosa voleva dire ? Il femminile conosce il valore della trascendenza, che altro non è che “trascendere il mentale ” per aprirsi all’inaspettato e indicibile, ma esperibile.
E’ ancora una donna, Ida Magli, che nel libro: “Gesu’ di Nazareth, tabù e trasgressione “, apre le porte all’arte dell’ascolto, arte aimè ancora assai lontana dal regno dei padri che, prima che Marija Gimbutas ( altra donna ) riportasse luce al regno del matriarcato, continuavano – e continuano – imperterriti a sentirsi padroni, nonostante l’ antichissima civiltà della Grande Dea, presente in Europa nel Neolitico, fosse caratterizzata da una organizzazione sociale egualitaria, non violenta e non gerarchica, dove il rapporto tra i sessi era fondato sulla collaborazione e la mutualità e, insieme alle dee femminili che generavano la vita e i cicli della natura, erano presenti anche gli dei maschili.
Sono tre donne, tre psicanaliste : Sonia Giorgi, Jolanda Stocchi e Carla Stroppa, che nell’interessante libro-saggio edito da Moretti e Vitali, si chiedono se sia possibile al giorno d’oggi immaginare una psicanalisi che, pur se figlia di padri, non sia solo un’Atena nata dalla testa di Zeus.
Dopotutto quando il Creatore chiese ad Adamo cosa voleva nell’Eden per farsi un po’ di compagnia, Adamo pensò a qualcosa di rosa e il Creatore, non certo onnipotente e infallibile, interpretò in modo errato il pensiero del povero Adamo, che – di rosa – desiderava solo… la Gazzetta dello Sport!
“Immagini, mito e poetica della clinica . Per una psicoanalisi al femminile “, questo il titolo del libro, cerca di rispondere alle molte domande che emergono non appena sforiamo la superficie e ci inoltriamo in quella zona buia fertile delle straordinarie immagini che la psiche produce per offrirci quel viaggio individuativo tanto essenziale e tanto esiliato.
Quale contributo possono dare le donne alla cura ? Poetica dell’Analisi è il nome che le autrici hanno coniato per questa postura femminile , una ricerca a cavallo tra psicologia, mito, arte e poesia, un dialogo nella stanza analitica che, si legge nella prefazione : “possa diventare una proposta di metodo e un nuovo sguardo clinico “.
Mi azzardo a fare il salto dal trampolino e a dire quel che sto sentendo ora scrivendo: che questo nuovo sguardo clinico non necessiterà più di un metodo, la fertilità di questo dialogo sta proprio nella novità dell’incontro anche tra un femminile e un maschile che possa portare in vita le intuizioni di Rilke e il Labirinto possa divenire, non più sacrificatore di fanciulle e tori, nè solo evocazione del pensare femminile, ma magico luogo dove la Poesia – travestita da Sirena – vive e si prende spesso giocoso gioco di noi, così poco capaci di giocare il meravglioso gioco della vita.
Non entro nello specifico di questo libro che tocca, risveglia, nutre, spiazza e incuriosisce, nè entro nella peculiarità e singolarità delle autrici, tre donne che conosco e stimo in un sentimento amicale; questo libro è da leggere pazientemente e, sapientemente, ascoltarne le molte voci. Voci di donne che propongono una poetica del pensare come postura etica del vivere il mondo, uno sguardo che si effonde sul modo in cui le autrici portano la loro creatività nella professione di terapeute, ma soprattutto- insisto – nel loro essere donna.
E’ l’autenticità di quel che siamo che è Poesia, è la sincerità di quel che diciamo e facciamo che è Poesia, è ogni volta lo stupore dell’incontro che è Poesia. E’ questo sguardo trasformato che conferisce bellezza e senso alla nostra quotidianità, dove – e qui è arrivato un maschile visionario come Magritte – a dire : questa non è una pipa !
E, invitandovi alla lettura di questo libro ( dove la Poesia e la Psicanalisi si scambiano simboli, visioni, essenziali riflessioni sulla vita, “semprechè” – scrive in appendice Carla Stroppa nell’intervista “la voce delle sirene “- “vale ripeterlo perchè è tutt’altro che scontato, vi sia coinvolta l’Anima“) vi saluto con le parole che mi regalò un grande uomo e gran Poeta, Franco Loi:
“Se l’è el giogh? L’è libertà, amur, gioia de viv, stà insema ne la vita, dàss aj sò àngiul, tràss fora del dulur, e alura dem aj òmm sta cumparsita de pulverina che je fa insugnà, stu bel brusa de l’anfa de la vita, che cun l’amur te ciama al sumenà…
E come sempre…la traduzione tradisce !
“Cos’è il gioco? E’ libertà, amore, gioia di vivere, stare insieme nella vita, darsi ai nostri angeli, tirarsi fuori dal dolore, e allora diamo agli uomini questa ballata di polverina che li faccia sognare, questo bel bruciore dell’affanno della vita che con l’amore ti chiama al seminare
di Patrizia Gioia
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