Starmer contro Meloni

Non lo nego, Mr. Starmer mi è simpatico, e non tanto perché è il rappresentante del partito laburista contro la destra montante in Europa, quanto perché ci sono alcuni tratti che mi convincono.

Starmer appare come primo ministro esattamente ottant’anni dopo l’arrivo di Atlee al numero 10 di Downing Street; lo stesso partito laburista colloca due uomini, anche se molto differenti, nella stessa posizione di potere.

Nel 1945, Atlee aveva il compito, quasi impossibile, di sostituire Sir Winston Churchill, il vincitore della Seconda Guerra Mondiale, per un programma audacissimo di riforme che doveva portare il Regno Unito, alle soglie degli anni ‘50, verso una politica di welfare e di allentamento dai vincoli imperiali, che avrebbe condotto il paese verso quelle condizioni di modernità che ci avrebbero regalato la sanità per tutti e soprattutto, alcuni anni dopo, il meraviglioso sound delle band, quali i Beatles e i Rolling Stone.

Il laburismo britannico, secondo solo a quello scandinavo, avrebbe ottenuto dei risultati clamorosi per l’affermazione di un homo europaeus, che avrebbe preparato la strada al terzo millennio.

Oggi Starmer crea un governo che cerca non di isolare una insularità britannica, ma che anzi si pone, assieme al suo collega Pedro Sanchez, a ricomporre l’unità e la compattezza di una sinistra sotto assedio contro gli stati continentali che propongono quasi tutti governi di destra, o di estrema destra, grondanti Fascismo.

Trump si è lasciato andare a un gran complimento verso Starmer, dicendo che parla un ottimo inglese, ed è così, visto che viene probabilmente da Oxbridge.

Al contrario, la Meloni parla un italiano pessimo, infarcito com’è da espressioni romanesche, ed è brava a parlare lo spagnolo quando parla ai camerati di Vox o il francese ai colleghi dell’estrema destra.

Ma è l’origine dei due personaggi che li contraddistingue.

Starmer proviene dalle fila del laburismo nato verso fine Ottocento, mentre il filo distintivo della Meloni risale ai sansepolcristi, al ventennio, al MSI di Almirante e vi risparmiamo la Repubblica di Salò.

Non è perché la Gran Bretagna ha contato sempre più dell’Italia che Starmer valga più della Meloni, ma sono le origini dei due, il valore “in nuce” che li contraddistingue: l’uno proviene da un movimento con una sua dignità storica, l’altra da dei fasci che sono stati universalmente calpestati ottanta anni fa.

Ma per il popolo italiano, quello ben rappresentato da Giovannino Guareschi, va bene così: quando sarà finita questa farsa, saremo pronti per la prossima.

Viator

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