Strategie future

I difensori del globalismo sostengono  che i mercati hanno sempre ragione, ci finanziano per cui dobbiamo ascoltare l’Europa quando ci esorta a darci una regolata. Ribattono i sovranisti che gli interessi  di chi ci invita a rigar dritto sono del tutto opposti ai nostri oltre al fatto che esigono più di quanto siamo disposti a concerdere. Mercati , Europa, poteri forti, per il globalista hanno un volto severo ma sostanzialmente giusto , per il sovranista rapace e devastante. Questo dibattito è però circoscritto ai soli Occidentali, le altre grandi potenze mondiali, Cina, Giappone, Russia vengono percepite dai più come elementi di uno sfondo vago senza legami con la nostra realtà. Se comprano i nostri Btp lo fanno solo per speculare  ma non hanno intenzione di farci prediche o dare consigli, aiutarci o dominarci, perché del tutto disinteressati al nostro destino. In Occidente i fattori che influenzano il corso dei nostri Btp sono governati da interessi molteplici e contrastanti, si dividono in poteri politici , finanziari e intermedi che come mostri mitologici cercano di piegare le nostre scelte politiche ed economiche ai loro interessi.

Cominciando dall’America, siamo sicuri che al trumpismo converrebbe l’uscita dell’Italia dall’unione monetaria con  conseguente dissoluzione dell’euro ? E’ vero che Trump si è mostrato il più sollecito a cooptare la nuova classe dirigente della politica italiana ma solo perché alla Casa Bianca, al Dipartimento del Tesoro e al Dipartimento di Stato preferiscono un’Italia che non crei intralci, senza pericolose radicalizzazioni politiche e ideologiche che potrebbero generare un clima da guerra civile col pericolo di scivolamento verso l’ antiamericanismo e l’adesione al putinismo.  A Washington conviene inoltre che l’Europa resti salda nel consenso all’euro, prezioso strumento di unità, che ne sarebbe infatti di un continente che, se dissolto e balcanizzato, finisse ad essere spartito politicamente ed economicamente  tra altre potenze mondiali come Russia e Cina? Un’Europa unita continuerebbe invece a gravitare nell’orbita americana.

Esistono inoltre altre questioni contingenti, se l’Italia finisse in una grave crisi finanziaria , anche  Wall Street comincerebbe a scendere e con essa  tutte le altre borse europee, il dollaro si rafforzerebbe  in coincidenza delle elezioni di midterm proprio in un momento in cui si vorrebbe succedesse il contrario, il dollaro debole favorisce infatti le esportazioni americane e la conseguente crescita del Pil. L’America di Trump, in nome di un sano realismo, non potrà che adoperarsi affinchè il governo italiano, legittimato dal voto popolare, non faccia colpi di testa per mettere in discussione l’euro.

Tornando in  Europa, dobbiamo metterci nei panni della Germania, un paese meno solido di quanto non appaia, dove la Merkel sta vivendo una condizione di debolezza politica senza precedenti con l’Afd che ha superato Spd ed è diventato il secondo partito politico, con Trump che incalza coi dazi,  con gli immigrati da integrare al costo di 100 miliardi,  già messi a bilancio malgrado l’incrollabile opposizione dell’Afd. Se l’Italia dovesse abbandonare l’euro ciò che resterebbe come valuta europea  schizzerebbe contro dollaro a 1,5, comprimendo le esportazioni e mandando in crisi l’intero sistema dei surplus commerciali. Le elites politiche tedesche sanno benissimo che l’Europa non si può tenere insieme con la sola strategia della paura ma se cedessero perderebbero il consenso degli elettori. Dunque l’Italia va tenuta a bada bastone e carota e senza esagerare con le minacce.

Secondo indiscrezioni divulgate dal quotidiano economico Handelsblatt la Cancelliera punterebbe ad ottenere per la Germania la guida della Commissione europea, rinunciando a quella della Bce che verrebbe ceduta alla Francia. Le ragioni di questa decisione starebbero nella consapevolezza che a Bruxelles si gestisce la politica fiscale e ” sono sul tavolo il bilancio settennale e la governance dell’economia” come ha ben spiegato Monti nel suo articolo al Corriere del 27 agosto.

In questo momento occorre secondo la Cancelliera  concentrarsi principalmente sull’economia e  fare rispettare con migliore scrupolo agli stati spendaccioni i vincoli di bilancio onde evitare che l’euro diventi una unione dei debiti.  Infine perché in questi momenti difficili di guerra dei dazi serve alla Ue una guida politica autorevole per cui, a dialogare con Trump e Putin, non può continuare ad essere un burocrate semisconosciuto la cui considerazione fuori da Bruxelles è praticamente nulla.

Anche la Bce dovrebbe fare la sua parte, utilizzare lo spread con cautela, metterci in ansia ma evitare che i nostri tassi entrino in una spirale irreversibile, non alzare il livello dello spread ma aumentare la volatilità intorno ad un valore medio. Quanto al quantitative easing e alla sua fine, lasciare tutto un po’ nel vago.

I fattori intermedi sono quelli che mescolano finanza e politica come alcuni grandi fondi americani  che gestiscono patrimoni spesso superiori a Pil di grandi stati.  Solo alcuni sono politicizzari e effettuano scorribande nella nostra finanza con flussi di capitali che si muovono con forte velocità in entrata e in uscita. L’impressione è che per ora abbiano interesse a non superare i limiti di sicurezza, chi cerca di fare il furbo sarà richiamato all’ordine. Se le cose andranno così, l’Italia avrà fatto un affare , il danaro per rifinanziare il debito continuerà ad avere un costo contenuto ma è chiaro che non potremo sforare il famoso tetto del deficit del 3% e scordarci la crescita e il recupero dei livelli di Pil in cui eravamo arrivati prima del 2008.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*