Un’analisi critica sulle dinamiche del liberismo
economico e i compensi milionari
I compensi milionari e la liquidazione di Carlos Tavares, ex amministratore delegato di Stellantis, hanno suscitato grande scalpore mediatico e politico. Tuttavia, come sottolinea Renzo Penna nel suo articolo, questa “sorpresa” appare intrisa di ipocrisia. Si tratta davvero di una novità o è semplicemente il risultato di un sistema economico che da anni svaluta il lavoro e premia l’accumulazione di ricchezze?
Un sistema che premia la finanziarizzazione dell’economia
Tavares ha certamente portato risultati economici straordinari a Stellantis: 50 miliardi di utili, ma a quale costo? Come osserva Penna, gran parte di questi guadagni derivano da tagli ai posti di lavoro e delocalizzazioni verso paesi con salari minimi, sindacati banditi e diritti inesistenti per i lavoratori. Questo modello economico, fondato sul mito di un mercato senza regole, ha progressivamente penalizzato il lavoro e la produzione.
Utili distribuiti agli azionisti, non reinvestiti
Uno degli aspetti più critici evidenziati riguarda l’allocazione dei profitti. Tavares e Elkann non hanno reinvestito gli utili nella ricerca e sviluppo di nuovi modelli o nella produzione industriale, bensì li hanno distribuiti agli azionisti, che, ovviamente, accettano di buon grado i compensi stratosferici destinati ai dirigenti.
Il mito del mercato libero e le sue conseguenze
Penna invita a una riflessione più ampia: l’indignazione di fronte a compensi multimilionari non ha senso se non si mette in discussione il modello economico sottostante, quello del liberismo sfrenato. Questo sistema, negli ultimi decenni, ha favorito la finanziarizzazione dell’economia, riducendo il lavoro e la produzione a variabili marginali. Senza un ruolo attivo del pubblico e un ritorno alla valorizzazione del lavoro, le sorprese per situazioni simili continueranno ad essere “finte” e “ipocrite”.
Conclusione: un cambio di rotta necessario
Le dinamiche che hanno portato ai compensi di Tavares sono tutt’altro che nuove. Se si desidera evitare che simili situazioni si ripetano, occorre ripensare le politiche economiche, restituire centralità al lavoro e alle produzioni locali, e riequilibrare i rapporti tra profitti e investimenti. Altrimenti, come suggerisce Penna, si evitino sorprese e indignazioni che suonano ormai stonate.
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.Articolo curato dal nostro presidente Renzo Penna e appena pubblicato da “AlessandriaToday” che, correttamente, trova la sua giusta collocazione (speriamo anche “letta”) come Editoriale della settimana. (n.d.r.)
.L’immagine di lancio è dell’archivio di “Laboratorio Synthesis”. Si tratta di una foto scattata nel settembre 2019 tra Irak e Syria. E’ lì, come in tutte le periferie del mondo, che si concentrano le basi “forzate” della ricchezza di pochi.
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