Nota introduttiva ad un articolo del blogger Angelo Bruscino sul PD di Enrico Letta
L’articolo qui riproposto da Città Futura, estratto dal sito dell’Huffington Post italiano e originariamente presente sul blog dell’autore Angelo Bruscino, è estremamente interessante per chiarezza e sintesi descrittiva del nuovo corso del Partito Democratico. Sostiene Bruscino che il PD si sta trasformando in un nuovo partito radicale con un qualche peso di massa. Effettivamente, se si considerano i temi che Letta ha indicato al suo partito come centrali, e se si tiene conto dei contenuti assenti dal rilancio dell’organizzazione, ci riferiamo sopratutto alla dimenticanza della tematica del lavoro e dello stato sociale, è lampante l’indirizzo liberale e radicale che i democratici stanno prendendo. Sarà forse per questo che Bettini si è posto alla guida della ricostruzione di una corrente di sinistra e laburista che rappresenti una alternativa all’interno del mondo progressista. Francamente, non crediamo che vi sia un grande futuro per i democratici se si pongono sulla strada dei diritti civili, pur essendo tali temi caratterizzanti culture liberali italiane che hanno una nobile tradizione e un passato di battaglie comunque importanti. Bruscino pone, a nostro avviso, il punto fondamentale; le tematiche dei diritti civili animano una sinistra ‘radicale e libertaria’ che tuttavia, non è in grado di contrastare l’egemonia fra l’elettorato popolare delle forze populiste e di destra. Non si riesce a capire, dunque, come può il Partito Democratico, se persegue la strada della identità libertaria, contrastare adeguatamente le destre solo perché parte attualmente da una forza elettorale più ampia della area laica tradizionale.
Segnalo, inoltre, che ci si dovrà pur porre il problema nei partiti, di come si possa ricostruire una alleanza progressista e una sinistra se non si contrasta nel governo le derive destrorse già così evidenti e le politiche liberali presenti nel governo Draghi. Mi paiono temi decisivi che precedono qualsiasi dialogo e sviluppo della alleanza con i Cinque Stelle o con ciò che ne rimarrà dopo il loro chiarimento politico interno.
Non resta che augurarvi buona lettura.
Filippo Orlando
Sinistra di massa o di nicchia?
Sinistra di massa o di nicchia? Con Enrico Letta, il Partito democratico ha la possibilità di organizzare e ripensare se stesso e il campo progressista. Un passaggio obbligato, anche dalle trasformazioni che stanno coinvolgendo il nuovo Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, post o ex populista, ora non è dato saperlo. Dal Pd di sinistra di Zingaretti si sarebbe dovuti passare a un partito lettiano e, dunque, più centrista. Magari, con una maggiore attenzione alle categorie produttive. In realtà, Letta si sta posizionando su di una serie di politiche espressive proprie della identity politics più radicale che, lungi dal trasformare i Dem di nuovo in un partito popolare, innescherebbe ancora quella involuzione da sinistra della ztl che, negli ultimi anni, era stata la causa della perdita di consensi del Nazareno e del successo dei populisti.
Ritenere che la minaccia populista sia passata sarebbe un errore esiziale. Le spie di questa linea lettiana sono molte: la centralità del voto ai sedicenni, dello ius soli, l’incontro del segretario con Oscar Camps della Open Arms, cioè la preferenza accordata ai temi del multiculturalismo, delle questioni giovanili e a tutte quelle politiche “espressive e post materialiste”, come le ha definite Ronald Inglehart, tipiche dei ceti abbienti e liberal. Politiche di nicchia, basate all’esaltazione dell’identità individuale o di micro gruppi, che hanno oscurato le questioni economiche e sociali, portando tanti elettori popolari od operai a votare per la destra.
Il sociologo progressista Mark Lilla ha ampiamente discusso la minaccia impolitica di questa involuzione. Se tutto è individuale e irriducibile all’altro, se non puoi tradurre una poetessa nera a meno di non essere donna e nera, muore la politica come azione collettiva. Il socialismo diventa individualismo. In “Popolo e populismo” (Cairo editore, 2019, scritto con Alessio Postiglione), ho spiegato come questa sinistra liberal abbia favorito l’ascesa di una neodestra sociale e protezionista. Di fronte a questo fenomeno, che ha portato alla pasokizzazione dei socialisti su scala continentale, Zingaretti, senza disconoscere l’importanza dei nuovi diritti, aveva rimesso al centro le questioni sociali. E aveva fatto bene.
Esporsi sulle identity politics può essere utile, a questo punto? Una spia del rischio che esse rappresentano proviene proprio dal dibattito di questo giornale relativo al ddl Zan, contro l’omotransfobia, criticato da tanti, anche da tante femministe di sinistra, che mettono in discussione le teorie di genere sulle quali la proposta legislativa si basa; opponendosi all’idea che il genere, affermato dal soggetto, possa assorbire qualsiasi valutazione che ruoti attorno al polo oggettivo del sesso, spianando la strada a distorsioni quali quelle di atlete trans che gareggiano contro le donne, prevalendo in forza della loro naturale forza fisica. Come il partito erede del materialismo storico marxiano, di quell’approccio incentrato sullo studio della struttura economica rispetto alle sovrastrutture culturali, sia finito a sentenziare che tutto è percezione e costruzione soggettiva della realtà, è un mistero.
Ma non è la bontà di queste idee che voglio discutere, reputando anzi tutto l’universo dei diritti civili importantissimo. Ma è l’idea di puntare principalmente su tali questioni, relegando ancora una volta nell’oblio il lavoro, le partite iva, la società. Cercando di sedurre la propria costituency elettorale, fatta di pensionati e lavoratori pubblici, che vivono in famiglie tradizionali, con il brivido del multiculturalismo e della liberazione sessuale. Il popolo della sinistra che ha votato M5s voleva sentir parlare di reddito di cittadinanza, non di intersezionalità o catcalling. Il vaffa grillino era figlio dell’odio di classe, al quale il Pd non può opporre le virtù del poliamore. Ritornare alla narrazione precedente, come sembra fare Letta, relegherà il Pd alla sinistra di nicchia, lasciando i ceti produttivi alla Lega di Giorgetti e i ceti subalterni a Salvini e Meloni. È questo il futuro che il Pd immagina per sé?
Dal blog di Angelo Bruscino
https://www.huffingtonpost.it/entry/sinistra-di-massa-o-di-nicchia_it_607ab8d9e4b001abc4dc993c
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