“Il tuffatore”…Un invito.

C’è un’immagine dell’Invisibile. E si compiono cinquant’anni dalla sua scoperta.

“Il tuffatore “ o meglio la tomba del tuffatore, era effettivamente invisibile dopo la chiusura della tomba che, se non fosse stata riscoperta nel 1968, sarebbe rimasta al buio per sempre.

Un fatto, questo, che ci fa riflettere sulla visibilità dell’arte, oggi buttata in pasto ad un pubblico che ignora da che profondità arriva quell’arte e a quale profondità ci invita.

“L’arte non serve a nulla” – scrive Henry Miller – tranne che a spiegarci il senso della vita”.

L’invisibilità dell’immagine del tuffatore di che cosa ci parla?

A mio sentire, naturalmente, ci parla della Fede, quella vera, quella che nulla ha a che fare con la credenza ( articolata diversamente in ogni cultura ), ma quella Fede – apertura al Mistero – che è trampolino di lancio nell’ignoto.

Non a caso si pensa che quel tuffatore sia uno degli iniziati ai culti orfici, misteriosi perchè possibilità d’esperienza a chi solo “si tuffa”, senza salvagenti.

Oggi più che mai sorge la domanda: come raccontare e conservare le storie e gli oggetti del nostro passato, senza seguire un criterio colonialista ed etnocentrico che predilige le storie elitarie e ufficiali? Come ri-dare vita alla memoria senza snaturarne la sostanza che dà vita alla nostra vita?

Studiare l’antico, dialogare con i morti, riannodare il filo d’oro che sottostà alla storia, ben coscienti che la Storia è il nostro mito, da sciogliere per dare voce alla nuova voce di tempo e spazio, diventando archeologi del futuro indeterminato, sconcertante, così denso di Vita che fa paura alle nostre vite che abbiamo impoverito, dilaniato, violato.

Andy Warhol diceva “ io provengo da Giotto” , come dargli torto ? E come non interrogarci sulla follia? Forse la forma più elevata dell’intelligenza? Sorella povera? O forse sorella più fertile della Poesia ?

Il tuffatore ci interroga dal 480 avanti Cristo, da quel Cristo spartiacque tra un fertile pensiero simbolico e uno strangolante pensiero dialettico, foriero di sventure che abbiamo oggi sotto ai nostri occhi.

Non solo dal divino siamo toccati, a volte è un tocco diabolico che ci risveglia, quel che conta è uscire dai nostri fiammeggianti inferi e nuovamente, tuffarci nell’ignoto del Mistero.

Senza paura. Come ancora oggi il tuffatore ci rivela e ci invita.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*