Negli ultimi due giorni ho avuto modo di ripescare un paio di film che risalgono agli anni ‘70 e che mi hanno fatto rivedere un attore a me molto caro.
Robert Shaw, inglese, ma operante anche negli Stati Uniti, è stato un attore che mi ha sempre impressionato per il suo volto granitico e per i suoi gesti rapidi e secchi, da militare.
Shaw ha interpretato nella sua carriera alcuni personaggi memorabili, che gli amanti del cinema ben ricordano: nel 1963, in “Dalla Russia con amore” è il rivale di Sean Connery in una epica battaglia sul treno, uno scontro tra titani che rimane una pietra miliare nella storia del cinema.
Più tardi, ne “La battaglia dei giganti” interpreta Hessler, l’ufficiale carrista che combatte gli alleati, non perché sia un nazista, o perché un codice d’onore nazionalista glielo impone, ma perché è la sua etica di soldato devoto alla patria, che è il suo unico credo.
Anche qui un’interpretazione formidabile, tutta d’un pezzo, come tutti d’un pezzo sono i carri armati che egli guida fino all’ultima goccia di carburante.
Ma i due film di cui voglio parlare sono quelli che ho visto nei giorni scorsi, entrambi degli anni ‘70.
Il primo è “La stangata”, ben conosciuto per le celebrate interpretazioni di Paul Newman e Robert Redford, ma in cui troneggia anche un Robert Shaw, banchiere della mala, claudicante e sempre avvolto in un finissimo cappotto di cashmere, mentre intorno si vedono i tuguri e le miserie di una Chicago degli anni ‘30.
Posto a fianco di due icone del cinema mondiale, Shaw a volte li detronizza con una interpretazione dura, senza sfaccettature, ma piena di sottintesi sulla sua figura.
Ma per un cultore del cinema degli anni ‘70, il meglio deve ancora venire.
E sarà l’interpretazione di Quint, ne “Lo squalo” di Steven Spielberg: un cacciatore di squali, pieno di esperienze marinare, che conduce l’avventura mortale contro il mostro quasi invincibile, seguendo un suo percorso, come se si trattasse di una partita a scacchi fra se stesso e lo squalo.
Alcune sequenze indimenticabili, come la caccia al grande pesce, e soprattutto la scena notturna in cui Quint rivela agli altri due di essere stato un marinaio sulla Indianapolis, la corazzata che portò la prima bomba atomica a destinazione per il volo su Hiroshima.
Un grande attore, un eroe dell’avventura, che ci lasciò purtroppo a soli cinquant’anni, con il rimpianto di non aver potuto vedere un attore del suo calibro, incanutito, in meravigliose avventure di terra, mare, cielo.
Viator
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