Dopo il 36esimo Convegno “Un pianeta al collasso” a Città di Castello- 14 e 15 settembre 2024
Questo il tema dell’annuale Convegno a Città di Castello, un tema che farà subito girare la pagina ai molti che dicono: tanto non ci possiamo fare niente.
Se invece non giriamo la pagina possiamo insieme tentare di vedere le varie istanze uscite dalle tre relazioni con tre punti di vista naturalmente differenti, ma tutti diretti , come un buon tiro d’arco, al centro del collasso a cui quotidianamente tutti noi colludiamo, quando, girando pagina e testa, mettiamo nuovamente in vita quella banalità del male, vero peccato originale di chi non vuol vedere la realtà, che non è certo virtuale.
Jean Leonard Touadi, Paolo Cacciari e Roberto Mancini hanno illuminato il vero stato del nostro pianeta, terra di risorse per questo occidente, Madre Terra per chi non ha perduto ancora quell’umanità che a noi tanto difetta.
Si parla tanto di meravigliarsi, di tornare a stupirsi, ma ne parliamo sempre annacquando quella che potrebbe e dovrebbe invece essere la vera esperienza che ci aprirà a sentire con tutte le nostre viscere d’essere inestricabilmente legati alla Natura.
Perché la meraviglia, lo stupore di cui parliamo, se non è un colpo che ti viene dal percepire veramente il problema, non serve a nulla. Sterile spiritualismo.
E purtroppo, il problema di cui stiamo parlando non ha affatto ancora colpito il sentire, mentre ne colpisce quotidianamente la vita; la massa è indifferente, niente ancora è diventato nostra carne e sangue.
Ma, ancora peggio, la propaganda in atto, arriva nuovamente ad etichettare, ( dopo i molti no tax, no vax, ecc. ) come “ furore ecologico “ la sensibilità di chi si occupa, con ragione e sentimento, della vita di questo pianeta.
Il presidente dell’Onu ( organizzazione in via d’estinzione ) ci rammenta che nel 2100 i livelli dei mari saranno saliti + 55 cm.
E se non ci credete, non potete non prendere atto che Giacarta è affondata ed hanno ricostruito una nuova città più in alto, una città che si chiama Nusantara.
In Groenlandia c’è un -35% della sua piattaforma , mentre le acque del Mediterraneo sono inquinate all’ 87%.
Senza dimenticare che, in 50 anni, il numero dei vertebrati si è ridotto del 60%, e così anche perdiamo flora e colori e sapori.
Ma mentre alcuni ( ancora troppo pochi ) si battono non solo per denunciare, ma anche per fare, sapete cosa il nostro ministro Giorgetti indica per risolvere questo problema? Incoraggia il ricorso alle assicurazioni e il signor Musumeci, della protezione civile, chiede assicurazioni obbligatorie alle imprese, contro le calamità naturali.
Non mancano le possibilità di iniziare a muoverci differentemente, mancano le volontà e sono le megamultinazionali che hanno il monopolio in campo economico, finanza e grandi poteri tecnologici.
Pensate che tutte le vie del petrolio sono militarizzate, e la transizione ecologica ?
Anche l’aria è stata privatizzata con OK governativi, se solo guardassimo indietro, il paradosso di Jevons, per esempio, già ci diceva che i miglioramenti tecnologici che aumentano l’efficienza di una risorsa, possono fare aumentare il consumo di quella risorsa, cioè è proprio il miglioramento tecnologico che inquina più velocemente.
La Shell ha inquinato le acque del Niger, il popolo poteva prima coltivare e pescare, vivere nella loro terra, godere dei suoi frutti . E noi vogliamo fermare le migrazioni ?
Nessun ravvedimento, neppure un piccolo senso di colpa?
La nostra responsabilità sociale non è costruire scuole o pozzi, la carità rende dipendenti, bisogna andare alla radice dell’ingiustizia sociale .
Noi dobbiamo CAMBIARE MODELLO. Basta schema predatorio, ma riconciliarsi con noi stessi ed ESSERE NATURA.
Rispondere all’appello della Vita, che non si lascia fondare sul potere.
Facciamo una riflessione anche sulle parole: innovazione e tradizione.
Si parla continuamente di innovazione e non ci rendiamo conto che ogni innovazione chiede una nuova innovazione, una accelerazione continua, algoritmi, macchine, morti…è il vitello d’oro di ieri, un idolo a cui delegare la nostra responsabilità.
L’innovazione ha ucciso la tradizione, che nulla ha a che vedere con un ritorno al passato, come vogliono farci credere ma, come scriveva già Hannah Arendt Filosofa statunitense, tradizione significa essere conservatori della capacità di futuro delle nuove generazioni.
Dice un proverbio africano: se non capisci dove ti ha colpito la pioggia, non saprai dove ripararti.
L’umanità ha un destino comune e abbiamo due strade possibili: cooperare o combattere.
Gli adulti che si sono arresi desertificano il cuore dei giovani, senza più passione ci si lascia intrappolare da parole senza più energia come resilienza, crescita, competizione, inclusione. Invece di reciprocità e liberazione.
Se non ci riapproprieremo della nostra umanità, la pulsione di morte, di cui già Freud parlava, ci lambirà senza alcuna possibilità di salvezza.
Viviamo in una società mercato, una società caserma, la sua natura capitalistica non ha nulla di religioso: Non è una religione, perché non chiede una fede ma scrive già quello che devi fare : è militare, non religiosa. E sappiamo bene che nessuna guerra è giusta, ma sempre prepara la prossima .
Gli esseri umani sono diventati prodotti, fatti in serie e formattati; scuola , università, cultura che fine hanno fatto ?
Pensate che affinché l’impresa cresca è stata introdotta la “stupidità funzionale” .
Viviamo in una società traumatica, abbiamo posture di vita che confermano il male dal quale scappiamo e più ti adatti, più diventi disumano.
Abbiamo urgenza e necessità di un nuovo ESODO.
Un uscita dalla cultura del disconoscimento dei valori della vita, per rimuovere le forme che ci impediscono di attingere alla vera sorgente. La natura non è un oggetto di cui servirsi, dimenticare la sua idealizzazione romantica, riconoscerne invece
l’ambivalenza, senza proiettare perfezione, il che ci invita ad averne cura.
Riscoprire i legami dello spirito e della cultura, non spezzare le relazioni, le logiche del potere funzionano per astrazione e l’astrazione uccide la vita e il tessuto che tiene tutto insieme. Non siamo numeri.
IO- l’unicità e l’integrità della persona che sa rispondere all’invito della vita
ALTRO: noi pensiamo sempre l’altro dopo noi stessi, abbiamo uno stile egocentrato
NATURA : ritornare a viverla come Madre, come Sorella
DIO: scoprire il rapporto vivo nel qui e ora. La” trascendenza “ descrive meglio il cammino dell’essere umano, mentre Dio è una “omni-prossimita’”.
MORTI: coltivare la relazione con loro, la vera comunità dei viventi è con i morti e con quelli che verranno, senza alcuna separazione.
Insomma quel che è emerso in questi due giorni di vita viva è la tensione, la passione a tenere insieme precarietà ed eternità, a far maturare in noi il senso dell’eterno, un modo di vivere transitivo che nutra la nostra vita e la vita degli altri e della natura tutta.
L’accoglienza della fragilità come valore, come capacità di prendermi cura della preziosità della bellezza che siamo e che ci comprende.
Diventare biofili della vita, una prassi di giustizia, risanatrice a tutti i livelli, una nuova prassi politica fatta da persone corali, che non eludono le relazioni, con Istituzioni eticamente orientate e non sistemi di potere , con movimenti anticipativi che si prendono cura del futuro nell’oggi.
Una nuova esperienza del divino, una adesione che abbia, come scriveva De Martino, “l’Ethos della presenza” in una realtà che non è virtuale.
Educare è liberare, dall’ignoranza e dalla paura.
EVADIAMO!
Ma come lo indicava Lévinas. Evadi dalla cella in cui ti sei rinchiuso e torna ad essere sogno, la vita viene da un’intenzione di pienezza, la vita è risonanza, è piena di appelli, torna ad abitare un sogno verso cui tutti guardare .
Noi siamo relazione tra finito e infinito e la nostra dignità appartiene all’ordine della responsabilità. E’ qui che possiamo anche esperire la parola Amore: quell’energia liberata …che move noi, insieme al sole e le altre stelle .
P.S. Naturalmente si è parlato anche di Intelligenza Artificiale, informazioni e informazioni e informazioni buttate dentro a una macchina, senza affettività, senza immaginazione, come una macchina appunto. L’ho messa come P.S. perché basta la risposta a questa domanda che le è stata posta per comprenderne la natura e la pericolosità se nelle mani di esseri che dall’umano sono ancora assai tanto lontani.
DOMANDA : cosa possiamo fare per avere la pace?
RISPOSTA: la guerra atomica!
di Patrizia Gioia
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