Sì….avete letto bene. Il titolo dice tutto…Fra i diversi appelli che riprendono l’ “allons enfants” di Michele Serra per un’ “Europa che si faccia sentire” c’è anche questa “chiamata” firmata da persone stimabili (molti dei sottoscrittori lo sono) ma, evidentemente, prese da una foga che non condividiamo . E, probabilmente, piazzati in angoli visuali particolari che cambiano la percezione del vero. In sostanza, “punti di vista”. Posizionamenti particolari, a volte “trascinamenti” per necessità di carriera, simpatia o semplice infatuazione, che sono stati risvegliati da un fatto oggettivo successo nel febbraio del 2022: l’attacco proditorio della Russia nei confronti dell’Ucraina. A ben vedere, tutto nasce di lì e, forse tutto si concluderà sempre lì, con una pace forzata da motivazioni economiche e di “non disturbo” visto che il denaro, il flusso di milioni di miliardi, i beni in diamanti , oro, bitcoin etc…sono cose serie, non la vita umana. Tanto meno quella di chi parla lingue strane con caratteri al contrario e della cui mancanza nessuno si accorgerà. La turbo-economia non si ferma e non si fermerà mai, riuscendo a centrifugare, se del caso, pure le guerre, anche quelle più radioattive e pericolose. Non solo “pecunia non olet” …”pecunia imperat” di fatto. E le mosse di Donald Trump, come vedremo fra poco, sono in perfetta sintonia con questo “pecunia imperat” . Ma andiamo per ordine e torniamo in quel quarto di angolo giro in cui si trovano i firmatari della presente lettera. Si sono svegliati nel febbraio del 2022, si sono resi conto che il nemico con le corna, rosso paonazzo, un po’ bolso e con coda ispida (il cattivo Kommunism dell’Unione Sovietica) non era stato sconfitto ma, quatto quatto, aveva ricominciato a calpestare il suo recinto, prima con poco cibo, poche risorse, poi sempre più sicuro di sè, anche grazie ai prodotti che – piano piano – è riuscito a rimettere insieme e a piazzare (perchè i vari Schroeder, Sarkozy ecc. sono turisti sbadati affascinati dall’oriente e per qualche milione venderebbero anche l’anima). Cosa si piazzava in quel mercato fatto di migliaia di tavole, con voiles e musichedi sottofondo? Primi fra tutti gas e petrolio, con carbone, uranio, prodotti per l’elettronica e per i computer, tutto materiali di prim’ordine che come un virus digitale, scatta, si muove, penetra e…modifica tutto. Tornando alla metafora circense, il nostro redivivo prova anche ad appuntire le corna e a rinforzare i punti deboli di sempre, intorno all’enorme busto (il più esteso del mondo) , ai muscoli e ai gangli vitali. E, a termine operazione, diventa un problema. Ah….il nemico con le corna potrebbe anche essere bianco slavato con decorazioni ovunque, ben attrezzato con monocolo, baffoni da kolkhoziano e zampe uncinate. A suo agio nei palazzoni di San Pietroburgo, tra un valzer melenso, champagne polacco e caviale del Volga. Un mondo di fantasmi sostanzialmente zaristi che, ad un certo punto, hanno indossato la camicia rossa della rivoluzione, trovando nel profugo russo Lenin un buon interprete di commedia. La sostanza non cambia: “noi” siamo la grande Russia, “noi” abbiamo i giovani più coraggiosi e intelligenti e le ragazze più belle e raffinate….la terra, da “noi”, è sacra e tutti quelli che si riferiranno in qualche modo a “noi” saranno sotto il nostro scudo, magari paternalista e antipatico (oltre che , alla fine, poco organizzato) ma sicuri… almeno così si dice in giro.
Ecco, il mostro con le corna, che sia rossastro o bianco slavato poco conta, è servito. Un nuovo nemico contro cui scagliarci e che pensavamo morto…… Le avvisaglie c’erano state e ciò che successe prima del Ventidue in Cecenia, in Ossezia e in Georgia e infine nel Donbass ucraino avrebbe dovuto far scattare una serie di allarmi…e invcce “nulla”. Anzi…. Ci sono diversi punti in questo appello, così come nell’appello “madre” di Michele Serra che fanno riferimento al “tempo perso” alle occasioni perse in decine e decine di anni per fare sul serio l’Europa. Si scomoda addirittura il povero Spinelli ma non si ha il coraggio di ammettere una semplice verità: si è stati sciatti, inconcludenti ed autolesionisti. L’Europa vera non è partita e probabilmente, vista la restrizione progressiva del mondo dovuta alla globalizzazione, non ha neppure senso, oggi. La faciloneria con cui si è archiviato il Trattato di Lisbona con PESC e norme adeguate in campo economico, sociale e culturale, alla fine ha pesato. Sono diventati macigni i no del referendum del 2005 espressi da Francia e Olanda, forse timorosi di essere inglobati in un “blob” planetario grande come gli Stati Uniti ma con una babele di storie, tradizioni, lingue, dialetti, religioni, copricapi, merletti, calzoni di velluto, trombe , trombette e bigne’ vari che tutto fanno meno che un “insieme unitario”. Probabilmente i tre-quattro-ottocento miliardi che saranno impiegati in sistemi d’arma “difensiva” riusciranno a mettere insieme sotto un solo comando unificato una trentina di Stati (non bastano gli attuali 27, l’Ucraina ne fara’ parte a breve), ma non saranno decisivi per il salto di qualità vero, quello politico-economico-fiscale-finanziario. Prodi, infatti, ci ricorda: “abbiamo aspettato troppo e ora sarà difficile rimettere in moto una macchina per troppo tempo tenuta al minimo”….Bene….Può essere. Solo che nel frattempo “altri” hanno macchine dieci volte più “performanti ” (…come è bello questo aggettivo), hanno già rinnovato tutti i “parchi” possibili non solo quelli a carattere militare e, con un sorriso paterno, ci tendono la mano per darci una caramella. Una sola, non di più…perchè “loro” sanno il prezzo di quella caramella, sudore degli operai malamente licenziati e sangue dei giovani e meno giovani che hanno subito torture e violazioni di ogni tipo nei loro Paesi. Nazioni simil-democratiche (ma in realtà dittature) sempre con sapiente regia Usa (e, specularmente, con sapiente regia russa, se pensiamo al cinquantennio di egemonia “comunista” in Europa orientale). Comunque mettiamo la questione vediamo buchi, strappi e insidie per cui il mantra finale (in contraddizione con gran parte del testo dell’appello) prova a tentare una “sintesi positiva” che Trump, eccoci…arriviamo, teme come la sabbia nel carburatore: “Per realizzare questi obiettivi, l’UE deve diventare una vera Federazione come avevano pensato gli autori del Manifesto di Ventotene durante la Seconda guerra mondiale e contribuire alla costruzione di un mondo che superi la logica dei blocchi verso una gestione condivisa e democratica dei beni pubblici globali (guardate sotto, verso la fine….).” Una gestione condivisa e democratica che va acozzare direttamente con l’ideologia trumpiana, semplice ed efficace: .1. se hai le carte (se hai soldi) partecipi al gioco. .2. il gioco è fatto di bluff, inganni, voci grosse finte e minacce (solitamente finte). .3. l’obiettivo è farti sbagliare, farti fare la mossa errata che ti porterà fuori dal tavolo, con concomitante perdita di tutto, mutande comprese. Uno degli errori potrebbe essere quello di arrivare con una proposta fuori tempo massimo, con una Unione Europea fortemente centralizzata e autoritaria, con pianificazioni e regole di ogni tipo…una manna per il “player” Trump…. Sa benissimo che quel tipo di involucro è vuoto e debolòe al suo interno e basta poco per sgretolarlo. Qualcuno aiuta il “player” d’oltremanica? Bella domanda e, pur avendo qualche idea, per ora “passo”. E vi lascio ai bambini che, in calzoncini corti e bretelle, aspettano la caramella…
…
Per un’Europa libera, unita, solidale e di pace
Lettera aperta alle persone, associazioni e
movimenti costruttori di pace sulla manifestazione
del 15 marzo-
Questa nostra lettera è rivolta a tutto il movimento per la pace che – dopo l’appello lanciato da Michele Serra a scendere in piazza per l’Europa – si sta giustamente chiedendo di “quale Europa” stiamo parlando.
Un’Europa di pace o un’Europa di guerra? Un’Europa armata o un’Europa disarmata? Un’Europa che investe in armi, tagliando il welfare? A queste domande vorremmo rispondere e spiegare perché – secondo noi – è importante, in questo difficile momento storico, fare un percorso condiviso anche oltre la mobilitazione del 15 marzo.
Il motivo principale è quello di rivendicare innanzitutto la sopravvivenza del progetto stesso di unità europea, contro tutte/i coloro che vogliono un’Europa divisa e incapace di agire. L’UE è un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro (Usa, Cina, Russia) e per questo rischia di cadere in frantumi.
La situazione è drammatica e ciascuna/o di noi deve assumersi le proprie responsabilità. Siamo di fronte a un attacco senza precedenti verso le istituzioni e il diritto internazionale. Anche il processo di unificazione europea rischia di essere travolto. Per questo motivo noi europee ed europei dobbiamo riprendere in mano il nostro comune destino.
La manifestazione di Roma è stata pensata per un sussulto di unità e dignità e per rilanciare il progetto europeo originario contro i nazionalismi e le guerre.
Siamo convinte/i che occorra iniziare una grande mobilitazione per l’unità europea che chiami a raccolta le cittadine e i cittadini, non tanto per difendere l’UE così com’è ora ma a favore di come potrebbe diventare.
Per questo è importante che emerga la voglia di riconoscersi come cittadine/i europei, ovvero come concittadine/i di un’entità più grande, non solo dei rispettivi Stati nazionali. Non si tratta di rivendicare un nuovo orgoglio nazionalista (né tanto meno bellicista) su scala europea ma del desiderio di ritrovarsi insieme intorno a un progetto di comunità politica.
In tante/i hanno spontaneamente aderito alla proposta di Serra perché si sentono di co-appartenere a una comunità europea di valori e di destino; e la manifestazione ci chiama a raccolta per unirci sotto un’unica bandiera – quella a dodici stelle – promuovendo un senso di appartenenza sovranazionale e di condivisione.
Come giustamente è stato ricordato, nel Manifesto di Ventotene, “Per un’Europa libera e unita”, era chiaro l’obiettivo di liberare l’Europa, e progressivamente il pianeta, dalle guerre e, per farlo, ci sono voluti i movimenti della Resistenza che in tutto il continente hanno combattuto il nazifascismo e liberato i Paesi europei.
Oggi la Resistenza europea ha nuovi nemici: deve difendersi dalle tecno-oligarchie digitali che accumulano ricchezze inaudite appropriandosi dei nostri dati e dagli imperi che vogliono l’Europa divisa per meglio dominarla e controllarla.
Oggi per affermare una pace giusta (in Ucraina come in Palestina) serve un’Europa libera e unita, capace di agire e di parlare con una voce comune e innovativa sul piano internazionale. Serve un’Unione europea dotata di una “autonomia strategica” in tutti gli ambiti, dall’energia alla politica
ambientale, e anche in termini di politica estera, di difesa e di sicurezza comune, in un orizzonte di “costruzione della pace” a salvaguardia dei diritti e delle libertà a livello europeo e mondiale.
In questi anni è mancata un’azione diplomatica europea efficace che potesse portare alla risoluzione dei conflitti in corso. D’altra parte, l’UE non ha ancora completato il suo processo di unificazione politica ed è stata per questo incapace di avere un ruolo internazionale. Gli Stati nazionali europei sono rimasti schiacciati sulle posizioni del governo americano – che tutela i propri interessi – e la divisione li ha resi deboli e vassalli. Ora che l’ombrello americano viene meno, ne paghiamo tutte/i il conto.
Tutte/i noi consideriamo “mali” da superare la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, la crescita delle spese militari a danno di quelle sociali, l’aumento delle diseguaglianze (economiche, sociali, di genere), il respingimento delle/dei migranti, i rischi per la democrazia e per la libertà.
Tra poco sarà in discussione il nuovo bilancio pluriennale dell’UE e sarà fondamentale avere uno schema di proposte per realizzare una politica fiscale che garantisca un debito pubblico europeo per l’inclusione, per la sicurezza sociale e per avere una difesa comune, così da non togliere risorse dal bilancio pubblico degli Stati nazionali destinate al welfare.
Per queste ragioni, noi non condividiamo la logica fine a sé stessa dei riarmi nazionali e sosteniamo una difesa comune, che consenta di razionalizzare le spese militari su scala continentale. Nel 2024 l’Unione europea – o meglio la somma dei 27 paesi membri dell’UE – ha speso in armamenti più della Russia, senza però avere un equivalente peso sulla scena internazionale.
La soluzione non è, dunque, quella di aumentare le spese militari, ma quella di acquisire autonomia strategica e indipendenza dagli Usa tramite la creazione di una politica estera, di sicurezza e di difesa europea con un governo democratico responsabile di fronte al Parlamento europeo. Ciò che auspichiamo è la definizione di un percorso che ci porti verso un’Europa pienamente democratica e federale dotata di corpi civili di pace e di un esercito pensato come strumento difensivo e con un ruolo ben definito e limitato in ambito internazionale, come ad esempio una forza di peace-keeping e peace-enforcement in zone di conflitto, a disposizione e sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Il nostro invito è dunque quello di partecipare insieme all’iniziativa “Una piazza per l’Europa” del prossimo 15 marzo a Roma dandogli questo significato e riorganizzandoci già per il prossimo 9 maggio intorno ai contenuti della campagna che ci ha visto camminare assieme agli inizi degli anni Duemila per inserire l’art. 11 della Costituzione italiana nella Costituzione europea come suo primo articolo: “L’Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L’Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della cooperazione internazionale.”.
In tal senso, nostre comuni parole d’ordine potrebbero essere le seguenti: “Per un’Europa libera, unita e solidale”, “Una Costituzione europea per salvare le democrazie nazionali”, “Un articolo 11 anche per la Costituzione europea”, “Una politica estera e di difesa europea per costruire la pace”, “Ripresa degli accordi per il disarmo nucleare e convenzionale a livello globale”, “Difendiamo le istituzioni internazionali e gli accordi multilaterali”, “Contro un’Europa fortezza, per un’Europa del dialogo, della speranza, dell’accoglienza”, “Unire gli europei per unire il mondo”, “Europa libera, unita, solidale e di pace”…
Per realizzare questi obiettivi, l’UE deve diventare una vera Federazione come avevano pensato gli autori del Manifesto di Ventotene durante la Seconda guerra mondiale e contribuire alla costruzione di un mondo che superi la logica dei blocchi verso una gestione condivisa e democratica dei beni pubblici globali.
L’UE è l’esempio più concreto, seppur incompiuto, di come si possano superare gli egoismi nazionali e costruire una democrazia sovranazionale. Per questo, l’Unione è l’istituzione che più di altre può contribuire al rafforzamento e alla democratizzazione delle organizzazioni internazionali, e quindi alla costruzione della pace globale. Si tratta di un modello di integrazione regionale che è imitata in altre aree del mondo e che è stata l’unica risposta alternativa che l’umanità si è data per unire i popoli attraverso la pace e non attraverso la guerra e l’idea di impero.
L’UE può – già oggi – svolgere un ruolo decisivo per avviare una riforma pacifica delle relazioni internazionali nella direzione di un “multilateralismo inclusivo”. Mentre sta morendo il sistema deciso a Yalta nel 1945 l’Europa può diventare uno dei soggetti promotori di una nuova Bretton Woods per un nuovo ordine internazionale più inclusivo, sostenibile e pacifico.
Come indicato anche dall’appello ad attivarsi del Movimento europeo, occorre lanciare una mobilitazione in tutta Italia e in Europa per dare “il segnale forte che la maggioranza delle opinioni pubbliche è pronta ad azioni strutturate e permanenti per ottenere dalle istituzioni europee e nazionali e dai partiti europei la difesa del patrimonio delle realizzazioni comunitarie, l’eliminazione dei costi della non-Europa e l’impegno per il progresso sociale e per una riforma dell’Unione europea secondo un progetto, un metodo e una agenda democratica costituente”.
Questa è l’Europa, il progetto d’Europa libera e unita, per cui noi scenderemo in piazza già il prossimo 15 marzo. Vi chiediamo dunque di unirvi a noi, di iniziare un percorso condiviso in nome del comune obiettivo che, al di là delle diverse sensibilità esistenti tra pacifismo incentrato su disarmo e nonviolenza, pacifismo giuridico-istituzionale e pacifismo etico-finalistico, tutte/i ci unisce.
L’Europa siamo noi!
Nicola Vallinoto, Antonella Braga e Giulio Saputo
Prime adesioni: Diletta Alese, Giuseppe Allegri, Carmelo Arena, Antonio Argenziano, Daniele Armellino, Anna Maria Bellifemine, Paolo Bergamaschi, Sara Bertolli, Silvio Bettinelli, Luca Boccoli, Grazia Borgna, Camilla Brizzi, Giuseppe Bronzini, Giacomo Brunelli, Irene Candelori, Sandro Capitanio, Antonio Caputo, Berardo Carboni, Antonia Carparelli, Renato Carpi, Gabriele Casano, Roberto Castaldi, Alessandro Cavalli, Roberto Cavallini, Lorenzo Cervi, Filippo Ciavaglia, Roberto Citterio, Giancarla Codrignani, Marcella Corsi, Giulia Covalea, Simone Cuozzo, Pier Virgilio Dastoli, Stefano Dell’Acqua, Giulia Del Vecchio, Michele De Pasquale, Sergio Dimitri, Vincenzo Di Dino, Donatella Dreassi, Gabriella Falcicchio, Maria Sophia Falcone, Luigi Ferrajoli, Sofia Fiorellini, Michele Fiorillo, Matteo Fornara, Augusto Forte, Francesco Forte, Alex Foti, Alfonso Maria Gallo, Arturo Gensabella, Filippo Maria Giordano, Matteo Gori, Piero Graglia, Carlo Alberto Graziani, Francesca Graziani, Giorgio Grimaldi, Piergiorgio Grossi, Luca Gualco, Alessandro Guerra, Emanuela Ienzi, Lucrezia Iurlaro, Ariane Landuyt, Claudio Leone, Guido Levi, Lucio Levi, Piermario Loreti, Alberto Majocchi, Corrado Malandrino, Alessandro Marcigliano, Paola Marino, Lorenzo Marsili, Enzo Marzo, Fabio Masetti, Fabio Masini, Riccardo Mastrorillo, Ivo Menna, Maria Grazia Meriggi, Massimo Migani, Pinuccia Montanari, Guido Montani, Bruno Montesano, Mara Mori, Angelo Morini, Stefano Natoli, Stefano Orlacchio, Gianmaria Ottolini, Antonio Padoa Schioppa, Gaetano Palombelli, Camilla Pasqualini, Paola Peccenini, Sandra Pellegrini, Silvana Pennella, GIancarlo Perrone, Frédéric Piccoli, Cesare Prevedini, Paolo Ridola, Niccolò Rinaldi, Mimmo Rizzuti, Giulia Ramoni, Elena Riva Crugnola, Giovanna Romualdi,ranco Ronconi, Beatrice Rosica, Stefano Rossi, Roberto Rossi Precerutti, Vito Saccomandi, Elias Salvato, Cinzia Sciuto, Antonio Alberto Semi, Aldo Sicoli, Cristina Simonini Majno, Giorgia Sorrentino, Mauro Spotorno, Martina Stazi, Daniele Taurino, Valentina Usai, Italo Vantini, Giulia Vassallo, Stefano Vetrano, Giovanni Vetritto, Tommaso Visone, Elena Zaggia, Lamberto Zanetti, Pietro Zanotelli, Marco Zecchinelli.
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