Vincitori e vinti 2

Sono scandalizzato per come viene condotto il dibattito sulla riapertura delle scuole e per come era già stato sprecato e abborracciato quello sulla chiusura. Non per le regole di sicurezza, certamente sacrosante, ma per la manifesta indifferenza che si dimostra, da parte di tutti, verso la precarietà qualitativa e quantitativa che i nostri ragazzi dovranno affrontare -ancora per molti mesi a venire- nella loro attività di apprendimento.
All’inizio si è svicolato dalle proprie responsabilità magnificando la “rivoluzionaria” scoperta delle lezioni a distanza; argomento vero e giusto ma che necessiterà di molto tempo per dotare la platea studentesca degli strumenti necessari e per definire i dovuti standard pedagogici e di tecnica audiovisuale (slide, video, animazioni, interazioni dinamiche).
Ma è evidente che gli unici interessi in gioco, come al solito, sono quelli degli insegnanti e dei genitori.
Doppi turni, insegnamento a distanza, orari, commissioni di esame, sanatorie, tutto deve essere funzionale ai genitori che lavorano -i nonni sono al momento precauzionalmente indisponibili- e agli insegnanti che hanno le loro abitudini e non vogliono cambiarle, nemmeno di fronte alla fine del mondo.
Tutte le altre nazioni europee si sono posti il problema di riaprire le aule, poi magari hanno rinunciato. Ma la questione se la sono almeno posta.
Da noi, dove si è litigato su tutto, compreso il valore giuridico della parola congiunto, nessuno è stato dalla parte dell’istruzione, ritenuta materia sovrastrutturale, opzionale e, soprattutto, non economicamente sensibile.
Una volta garantita la promozione per tutti, il dibattito è finito.
Nessun partito, opinionista senza opinioni, sardina, virologo si è posto il problema dei mesi di studio persi e del come recuperarli nel minor tempo possibile.
Guarda caso, mentre sulle attività scolastiche non si può rischiare, sui centri estivi si può, anzi si deve.
Molte delle analisi che testano la modernità, l’aggiornamento, la flessibilità della nostra scuola navigano nei livelli più bassi delle graduatorie europee.
Sarà anche per questo che le previsioni annunciano una nostra perdita di PIL del 9% contro una media europea di meno del 7% ?
Mi meraviglio che gli studenti e, soprattutto, le studentesse non abbiano trovato il modo -ovviamente online- di farsi sentire. Stiamo parlando del loro futuro.
Raramente condivido Alberto Asor Rosa ma sono d’accordo che la presenza in classe è insostituibile. Egli lo ribadisce in base a raffinati ragionamenti pedagogici. Io lo faccio da un punto di vista più rozzo. È in classe che conosci l’amicizia (e l’inimicizia), l’invidia, la competizione, la lealtà e il tradimento, sia morale che intellettuale. È lì che impari a difenderti dal bullismo e a corteggiare le compagne.
Vi sfido a fare tutto ciò solo guardando lo schermo di un computer.
Per fortuna c’è l’informazione che ha saputo sostituire la scuola nel fare cultura, nel rispondere alle domande ultime e nel dare la giusta gerarchia alle nostre inquietudini.
Dove sarà finita la fiaccola olimpica? Si chiede il giornalista preoccupato.
Era un dubbio che mi assillava da giorni. Sarà finita in un cassetto. Speriamo si siano ricordati di spegnerla.
GianlucaVeronesi

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