X agosto

Mi sono caduti gli anni addosso la notte di San Lorenzo.

Stupore d’una notte lontana, al mio paese tra le colline, i pochi lampioni lungo la strada sterrata, d’una luce flebile che non turbava il disegno luminoso della scia di stelle cadenti: una.. due… fuggivano per pochi istanti fino a vederle sparire nel buio. E altre ne vidi come mai più da allora.

Ora le stelle, così distanti da noi, bisogna cercarle altrove: sono loro a sorprenderci come qualcosa di rimosso, tanto è inusuale alzare gli occhi al cielo.

E può accadere all’improvviso, la notte del dieci agosto, dal balcone d’un albergo senz’altro intorno che buio e silenzio, che sia un pensiero “cadente” ad accendersi anziché una stella.

Ogni anno che si chiude non è un anno in più… ma un anno in meno che ci resta da vivere ..” mi risuona nella testa con la voce della mia amica saggia.

Già, ed ogni estate che finisce è un anno che si chiude col reclinare delle energie e delle aspettative, insieme alla luce del giorno, verso il mio compleanno.

Compleanno… Ma quanti ne compirò?”

Così procedendo ne faccio un conto sbagliato come quello che da anni il mio inconscio mi suggerisce.

Mentre mi dico ancora quest’anno che il prossimo sarà quello del limite, quello da cui sarà inevitabile discendere, l’apostrofo nero posto tra il non sentirseli ancora e il precipizio verso il degrado fisico e mentale … si fa strada un dubbio.

Ma se io sono nata nel allora ne compirò

Non è possibile!!!”

E’ l’esclamazione di quando rifiuto l’evidenza d’un tragico errore. Anziché persistere, questa volta mi rassegno a contare e ricontare, accorgendomi di aver celebrato compleanni in difetto chissà da quanto, e di sentirmi come un Icaro dalle ali disciolte.

Ventiquattro ore … che sono ventiquattro ore? Sono quella di ieri dopotutto, ma è una svolta dove domina la percezione, non la ragione. Non mi guardo, mi spio. Cerco inutilmente la benevolenza con cui tante volte mi sono graziata e mi fa male la distanza che avverto tra ciò che sono e ciò che ancora vorrei essere.

Tornata a casa ho riempito borse d’indumenti e scarpe passate attraverso la severità dello specchio e dell’umore. Però … se ancora è rimasto un pezzettino di me, magari rimpiangerò qualcosa di cui mi son liberata. E se ben so chi sono troverò un’altra strada da percorrere non appena un desiderio mai provato mi solleverà dall’incertezza d’essere ancora viva.

Apro l’armadio traboccante di cappellini e una piccola luce mi rischiara: di questi non ne ho ceduto nemmeno uno.

Non tutto è perduto.

Marina Elettra Maranetto (2019-10-06)

 

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