Balzo verso il futuro o salto nel vuoto?

In una sua recente lettera (1 )  dall’eloquente titolo “Questa non è transizione ecologica” il segretario nazionale dei Verdi Angelo Bonelli non le manda dire e attacca sia il Ministro Cingolani sia il Presidente Mario Draghi. Sul perché di questo outing così netto  -e, per certi versi, inatteso – ritorneremo a fine Editoriale, cercando di capire fra le pieghe più recondite del “detto” e “non detto”. La missiva comincia con una filippica sui ritardi nel settore automobilistico, stigmatizzando – parola per parola –  il pensiero del Ministro Cingolani. Ad esempio, il passaggio sentito per la prima volta in Aula Senato e ripetuto ai media ““la mobilità elettrica avrà senso in Italia solo quando il 72% dell’elettricità sarà prodotta con zero emissioni”  non può essere accettata dall’insieme delle associazioni ambientaliste e tanto meno dall’espressione dell’ambientalismo in politica. Infatti, secondo Angelo Bonelli,  il  piano Cingolani prevede di raggiungere quell’obiettivo nel 2030, con la conseguenza che, dopo decenni di gravissimi errori sulla produzione / promozione  delle auto elettriche, dovremmo aspettare altri dieci anni, per vedere risultati tangibili. Il tanto osannato PNRR, in una prima fase, quando ancora conteneva molti degli spunti evidenziati dal Governo Conte2, è infatti, ora, sotto il fuoco di fila degli ambientalisti, da Legambiente al WWF, da ProNatura all’ “amica” associazione LIPU. Nella lettera aperta a Draghi si ricorda che lo stanziamento riguardante il traffico ferroviario locale è una presa in giro e che la sostituzione del parco autobus urbani interesserà solo il 13 per cento dell’intero servizio. Il tutto aggravato dal fatto che molti dei punti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono ispirati da Confindustria, dalle principali lobbies industriali/finanziarie italiane e soprattutto dall’ENI. Infatti,  una società pubblica che fattura 70 miliardi di euro l’anno e che con i suoi piani industriali prevede di estrarre idrocarburi anche dopo il 2050 rappresenta obiettivamente  un problema. E questo soprattutto in relazione agli  obiettivi di neutralità climatica decisi dall’Europa, con il conseguente rischio di sanzioni milionarie. A giustificazione della “lentezza” nel passaggio resiliente, si accampa la necessità di assicurarci ancora il gas per produrre energia elettrica e idrogeno, con una spesa annua prevista di oltre 3 miliardi di euro. Non solo. In uno dei precedenti incontri ad alto livello tra rappresentanza Verde e Mario Draghi era stata segnalata la necessità di chiarire la volontà del Governo in merito all’impianto di deposito e stoccaggio di CO2 di Ravenna. Non solo non vi è stata smentita riguardo al futuro finanziamento  con i fondi europei ma si è affermato che l’opera è necessaria e quando si faranno i bandi di gara si vedrà chi lo proporrà, “ma tutti sanno che Eni vuole realizzare il più grande deposito del mondo di CO2 da 500 milioni di tonnellate attraverso il quale potrà continuare ad estrarre idrocarburi”. Una rottura bella e buona di un fidanzamento che sembrava iniziato con le migliori premesse. Incontri, trasmissione di documenti, confronti tra tecnici, pacche sulle spalle e risolini beffardi all’indirizzo del plurigallonato Ministro dell’Ambiente dei tempi del ConteDue e di tutto il suo entourage, definito  “incompetente e non al passo coi tempi” (2). Cosa ci sia dietro, cosa stia succedendo nelle segrete stanze non è dato capire. Ma da fonte certa risulta che molti dei contenuti (e anche delle donne e degli uomini) segnalati dal duo Muroni – Bonelli a Mario Draghi e ai suoi collegati sono stati liquidati con il più classico dei “Vedremo”. Con gli esiti dei giorni successivi che sono tutto, meno che un serio approccio ad una ripresa compatibile e ad una “resilienza” cioè ad una revisione dei modi stessi di concepire la crescita e il vivere civile. A tutto ciò va aggiunta la votazione di ieri in Senato con la dott.ssa Muroni (ex LeU ora “Facciamo Eco”) che si astiene e mantiene – quindi – una posizione di attesa fiduciosa sui prossimi passi del duo Cingolani-Draghi e un segretario dei Verdi (sostenuto dai coportavoce Grandi e Badiali) che spara a zero sul Governo. I “Cinque Stelle”, grandi fautori della “sostanziale” novità di governo costuita dal “Ministero della Transizione Ecologica” per ora “stanno a guardare” , sperando che, come nel famoso romanzo di Cronin non crolli  la miniera (in questo caso “d’oro”) con tutto quanto vi sta sopra….

(1) https://www.huffingtonpost.it/entry/questa-non-e-transizione-ecologica_it_608a5ef9e4b046202703c338?utm_hp_ref=it-homepage 

(2) https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/20/perche-e-caduto-conte/6107700/

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