1922-2022

A causa del bailamme, creato dapprima dalla pandemia e successivamente dall’invasione russa in Ucraina, si è dimenticato che il 2022 è un anno importante, anzi, fondamentale, per il centenario dall’inizio dello Stato fascista in Italia, dalla marcia su Roma. In realtà, tale avvenimento avvenne in Ottobre, precisamente il 28 ottobre del ‘22, quando il re attribuì la carica di Primo Ministro a Benito Mussolini.

In questi cent’anni gli storici e i politologi si sono accapigliati sulle origini del fascismo, e ci sono quindi tante versioni contrastanti, ma possiamo dire che gli interessi dei grandi industriali, dei grandi latifondisti del Nord, della piccola borghesia e dei reduci delusi dall’esito della Prima Guerra Mondiale hanno costruito un coacervo di passioni, più o meno logiche, che hanno contribuito alla nascita, alla crescita e all’affermazione del movimento fascista. Non ultima, l’astuzia, la flessibilità ed il cinismo ragionato di Benito Mussolini, che seppe cavalcare con spregiudicatezza tutte le situazioni, anche quelle a lui avverse, per condurre a compimento un’impresa assolutamente originale.

Tale impresa si può considerare fasta o nefasta, ma non si può negarne la capacità d’impatto sulle masse.

Il fascismo non è stato un inganno ai danni del popolo, ma una scelta precisa che determinate classi sociali hanno volto a loro favore. I risultati, lo sappiamo, sono stati disastrosi, ma lo possiamo dire solo a posteriori, cioè a partire dal 1945: in realtà, specialmente durante gli anni ’30, non si può negare che gran parte dell’opinione pubblica fosse favorevole. Non c’è nulla da fare, come il fascismo negli anni ’30, così il nazismo dal 1935 al 1940 ed il putinismo in Russia nel 2022, vede l’opinione pubblica nettamente favorevole, negarlo sarebbe impossibile, sarebbe una fake new.

È incredibile che tre grandi popoli come quello italiano, quello tedesco e quello russo si siano fatti ingabbiare da tali regimi, ma, come vedemmo e come vediamo, ciò è altamente possibile. Io ritengo che alla base, alla radice di questi mali ci sia un -ismo particolarmente immorale e pervicace, e cioè il nazionalismo, ma non quello di chi è fiero delle proprie Arti e Lettere, bensì quello di chi vede in esso una superiorità permanente in tutti i campi e nega quindi, automaticamente, il dialogo.

Un’altra forma di nazionalismo “in piccolo”, che mi vede completamente lontano e distaccato, è il campanilismo, che in un mondo così vario e differenziato mi sembra, più che un affetto per il genius loci, un simbolo di stupidità ed ignoranza.

Che fare? Bisogna ritornare all’unità di intenti di due grandi periodi della recente Storia italiana, e precisamente al periodo ’43-’45, quando i giovani di vari colori politici si unirono nelle città e sulle montagne per combattere i nazi-fascisti che volevano far tornare indietro le lancette della Storia.

Il secondo periodo, per me allora ventenne, è quello del ‘68-’69, in cui dapprima gli studenti e poi gli operai posero le premesse di quegli anni ’70 in cui si crearono i presupposti per un’Italia rinnovata, dallo Statuto dei lavoratori, all’approvazione della legge sul divorzio e sull’aborto, conquiste memorabili.

In tutti i fenomeni di cui abbiamo precedentemente parlato, cioè il fascismo, il nazismo, il putinismo, appare un leader assoluto, autoritario e senza controlli, capace di accentrare su di sé le passioni e gli interessi dei relativi paesi. In realtà, abbiamo oggi bisogno, in Italia, di un leader quale Mussolini, Hitler o Putin?

Non credo proprio.

Bisogna bensì creare, anche ex novo, una struttura in cui, finalmente in politica, siano riconosciuti titoli, competenze, merito. Per questo, non c’è bisogno di un leader, non c’è bisogno di una Giorgia Meloni, di un Matteo Salvini o di un vetusto, ancorché coriaceo, Silvio Berlusconi, ma di qualche Civil Servant, cioè qualche funzionario capace di modificare e portare al XXI secolo questa mastodontica e farraginosa macchina dello Stato. Quindi, niente leaders che emergono da un giorno all’altro con la forza delle parole, ma piuttosto persone che prediligono un silenzioso saper lavorare ed agire.

Da pochi giorni è trascorsa la celebrazione del 25 Aprile: dovremmo saper cogliere da quei partigiani, sporchi, stanchi, vestiti di stracci, l’essenza di quello che dovrebbe esser stato o dovrebbe essere la dirigenza dell’Italia.

Giorgio Penzo

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