1973: Pinochet contro Allende

Si parlava alcuni giorni fa del centesimo compleanno di Henry Kissinger, uno dei più influenti politici americani fra la fine degli anni ‘60 e metà anni ‘70.

Si può molto discutere sulla bontà delle sue azioni, ma sicuramente c’è stato il suo zampino nel golpe che nel Settembre 1973 ha fatto cadere il legittimo governo Allende.

Tre anni prima, nel 1970, una coalizione composta da socialisti, comunisti ed altri elementi della Sinistra, aveva creato un governo molto temuto dal governo americano e dalle grandi compagnie private USA, che avevano grandi investimenti in Cile.

Ricordo soltanto la Anaconda nel settore del rame, la I.T.T. nel settore elettrico, la United Fruits nel settore agricolo e molte altre multinazionali americane.

Dopo il vulnus inferto da Fidel Castro alla vecchia dottrina Monroe del 1823, era assolutamente insopportabile per gli Stati Uniti ritrovarsi un altro governo socialista nel suo emisfero.

Quindi si procedette di conseguenza, si creò un’alleanza fra i capi militari del Cile, la longa manus di Washington e gli interessi feriti dei grandi possidenti cileni: il risultato fu che in pochissime ore il golpe uccise Allende, i sogni di molti diseredati e impose una lunga dittatura nel paese sudamericano.

Si ritrovano le tracce di quei drammatici giorni nel bellissimo film “Missing” di Costa-Gavras, in cui uno straordinario Jack Lemmon cerca le tracce del figlio perduto nei meandri sanguinosi del golpe.

Circa una decina d’anni dopo il golpe, mi trovavo a Santiago del Cile per motivi di lavoro ed il mio hotel era collocato in un palazzo esattamente a destra del Palacio de la Moneda, che portava ancora ben visibili non solo i fori dei proiettili, ma anche quelli di una bomba lanciata da un aereo per affossare definitivamente il governo e la vita di Allende.

Il clima però non era festoso come negli anni ‘70, bensì molto militare, tanto è vero che alcuni soldati controllavano anche l’ingresso dell’hotel.

In quest’anno si ricordano quindi i cinquant’anni da quel tragico avvenimento e io credo che bisogna considerarlo come un ammonimento verso coloro che si sono scordati quanto l’imperialismo americano abbia fatto danni nel sub-continente, sino a far aprire “las venas abiertas de l’America Latina” (Eduardo Galeano).

Ma anche gli avvenimenti più tragici, se opportunamente plasmati, possono divenire mezzo di apprendimento e di cultura.

Proprio in quell’anno, all’Università, io seguivo i corsi di Storia contemporanea del Prof. Enzo Collotti, persona sicuramente colta e dotta, non come quei ciarlatani che appaiono nelle televisioni statali o commerciali, pronti a sparare qualunque giudizio da prima pagina (con l’evidente esclusione del Prof. Alessandro Barbero, frizzante ed innamorato della sua materia).

L’idea geniale del Prof. Collotti, assieme al suo assistente, fu quella di trasformare l’esame in un seminario sul Cile, come fosse una trasmissione in diretta, e in ciò, i circa venti studenti del corso, avevano l’enorme vantaggio di ospitare all’interno della classe uno studente cileno, che comunicava giorno per giorno i fatti e parlava, in modo non banale, del suo paese: storia, tradizione, politica, cultura, aggiungendo, talvolta, i cantos degli Inti Illimani, allora popolarissimi sia in Sud America che in Europa.

Quello fu un esempio vivido, vibrante, di come certe volte curiosità, avvenimenti e politica si fondano in un unicum stimolante, quando c’è la volontà di trasformare un’istituzione spesso noiosa in qualcosa di Vivo.

Fatto sta che nel 1973 in Cile, come poco più tardi in Argentina o nel 1939 in Spagna, tutti questi regimi militari golpisti ebbero la meglio sulla volontà popolare, con il benevolo assenso o silenzio delle autorità americane.

Sia in Cile che in Argentina sembra che la linea Kissinger, cioè trattare di fronte a tutti per poi accoltellare in segreto, abbia, allora, avuto successo.

Viator

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