2 agosto 1980. Bologna. Ancora troppi interrogativi

Il nostro caro e affezionato amico Agostino Spataro, buon conoscitore del mondo parlamentare e politico italiano, ci permette una “full immersion” in una di quelle vicende di cui non si vorrebbe mai parlare. Non tanto perchè dia fastidio, ricordi un periodo buio della repubblica, quanto piuttosto per quel senso di indeterminatezza di cui è intrisa. Immediatamente  i pensieri vanno a quel giorno di domenica. Una comunicazione appassionata durante una messa ci fece trasalire e ci fece capire, ancor di più , che nessuno di noi era al sicuro. Fu un giovane sacerdote alla messa delle undici di quel 2 agosto che ci comunicò che qualcosa di spaventoso era successo con decine, forse centinaia di morti. Per di più in un luogo frequentatissimo, ritenuto ipercontrollato, ben conosciuto da tutti noi che, per studio, per lavoro, per semplice transito, abbiamo attraversato quell’atrio della stazione di Bologna centinaia di volte. E ci è andata bene. Ora, a perenne memoria, è rimasto un pezzo originale del marmo semidistrutto dall’esplosione, con un taglio che assomiglia ad una ferita urlante. 

Un modo per rendere giustizia, una volta di più, a quei quasi novanta morti, alle centinaia di feriti e alle loro famiglie, drammaticamente toccate nei loro affetti. E’ poco, è vero, ma è quanto ci concede la memoria e l’informazione che, come dimostra la testimonianza dell’on. Spataro, fu (e continua ad essere) tutt’altro che cristallina (n.d.r.)

“Strage di Bologna”: Beirut 1981. Questo ci disse Abu Ayad (allora capo dei Servizi dell’OLP*

Beirut 5 marzo 1981- Yasser Arafat riceve nel suo bunker i membri della delegazione parlamentare italiana. A sin. di Arafat: Nemer Hammad e (fra gli altri) gli onn. Spataro, Borri, Gianni, Silvestri (foto da un  quotidiano libanese)  

Nota riassuntiva delle dichiarazioni rese al dott. Gentili della Procura della Repubblica di Bologna.

(dall’ archivio Spataro)

 

“La delegazione, in missione in Libano, incontrò Abu Ayad il 5 marzo 1981. Era guidata dall’on. Giuliano Silvestri (Dc) ed era composta da Andrea Borri e Francesco Lussignoli (Dc), Guido Alberini e Giorgio Mondino (Psi), Agostino Spataro e Alessio Pasquini (Pci), Aldo Ajello (Partito radicale), Eliseo Milano e Alfonso Gianni (Psiup). Al seguito della delegazione parlamentare, vi erano quattro giornalisti: Igor Man (La Stampa), Maurizio Chierici (Il Corriere della Sera), Domenico Del Giudice (Ansa) e Vincenzo Mussa (Famiglia Cristiana). All’epoca, presidente della Commissione Esteri della Camera era l’on. Giulio Andreotti”

 

…”Ai primi di marzo del 1981, la “pista libanese” riprese nuovo impulso a seguito della visita a Beirut di una delegazione di parlamentari italiani , ai quali Salah KHALAF (alias Abu Ayad ndr) dichiarò di aver fornito alle autorità italiane elementi di prova sulla responsabilità dei neofascisti che si addestravano in Libano.

Al rientro dalla visita in Libano, alcuni parlamentari facenti parte della delegazione riferivano alla stampa il contenuto del colloquio avuto con l’esponente palestinese e l’intera stampa nazionale diffondeva, pertanto, la notizia.

Il 7 marzo 1981, quale diretta conseguenza di queste dichiarazioni, il giudice istruttore richiedeva al SISDE di riferire se rispondeva al vero che il Servizio era stato contattato dall’OLP nei termini riferiti dai parlamentari e, ovviamente, il 25 marzo 1981 il SISDE asseriva di non aver avuto contatti con l’OLP “…

(fonte: documentazione Commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin)

 

Altro qui:

https://cambiailmondo.org/2020/02/15/strage-di-bologna-beirut-1981-ecco-cosa-ci-disse-abu-ayad/

 

Articolo connesso:

https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/07/24/news/esclusivo-strage-bologna-carte-segrete-licio-gelli-1.351225? ef=HEF_RULLO&fbclid=IwAR2Bz9_Bjh6vK63CAR1q_QhnlwLefpxsYBt1sq8NLeX-Oc_Bdg46gzhAUt4

A voi le considerazioni…(n.d.r.)

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