A Carla Nespolo

E’ Mancata la Senatrice Carla Nespolo

Carla era più giovane di me di una ventina di mesi, in pratica apparteniamo alla stessa generazione. La generazione post resistenziale che ha conosciuto le restrizioni imposte dalla guerra, la generazione forse più ideologizzata del vecchio PCI. Siamo cresciuti in una fase storica dominata dai partigiani di cui avevamo ammirazione e rispetto. Poi la nascita della Repubblica, il varo della Costituzione, il ritorno alla democrazia dopo i lunghi anni della dittatura, il risorgere dei partiti, la nascita dei circoli e con essi il dibattito politico, l’uscita dei giornali, le prime elezioni amministrative in seguito quelle politiche del 1948.

La ricostruzione del Paese distrutto dai bombardamenti. Un Paese prevalentemente agricolo con un alto tasso di analfabeti.                     La ripresa del lavoro sia nelle industrie che nel comparto agricolo ed artigianale. La scuola riprende la propria attività formativa dei giovani a tutti i livelli.

L’Italia si mette in moto. Nei primi anni del dopoguerra, l’occupazione nel nostro paese è seconda solo a quella degli Stati  Uniti, un primato presente ancora oggi. Infatti, in Europa siamo secondi solo alla Germania. Questo è dovuto al grande numero di piccole e medie imprese, protagoniste del miracolo economico del dopo guerra. La nostra generazione è stata in larga parte protagonista di questo miracolo. Tutti al lavoro, anche la domenica e i giorni festivi. I giovani provenienti da famiglie più agiate continuavano gli studi, gli altri al lavoro. Molti di loro, dopo aver raggiunto, grazie ai loro sacrifici, migliori condizioni economiche, insieme all’impegno lavorativo riprendevano gli studi. Così si è andata costruendo una classe di protagonisti a livello professionale, democratico, politico e sindacale.

La Repubblica, figlia della resistenza e saldamente ancorata ai valori antifascisti della nuova Costituzione, ha ripreso a camminare sul sentiero della democrazia e delle libertà.

Ne è scaturito un Paese democratico, maturo per marciare insieme ai diversi paesi della nuova Europa e di inserirsi nel contesto internazionale dei paesi democratici più progrediti anche dal punto di vista economico. Noi eravamo consapevoli ed orgogliosi di tutto questo.

All’Inizio degli anni ’70 io ero Vice Sindaco di Alessandria e Carla Nespolo assessore alla cultura dell’Amministrazione Provinciale.

Nel 1976 verrà eletta deputata alla Camera, farà due legislature per passare infine al Senato. Anch’io dopo l’esperienza amministrativa nel Comune di Alessandria, durata circa 12 anni, nel 1983 verrò eletto deputato e in seguito Senatore  per altre due legislature.

Io e Carla Nespolo abbiamo vissuto questo processo di maturazione e di cambiamento all’interno del vecchio PCI, un partito scuola.

Io  Amendoliano, mi sono collocato tra i così detti miglioristi,  cui oltre ad  Giorgio Amendola figurava anche Giorgio Napolitano, Emanuele Macaluso, Luciano Lama e tanti altri, eravamo d’accordo per l’entrata dell’Italia in Europa, contrari ad una economia rigidamente pianificata, mentre Carla Nespolo, di estrazione più ortodossa e un tantino anarchica  è sempre stata più a sinistra con punte di anticlericalismo.

In seguito il Partito è andato trasformandosi, altre forze politiche di provenienza socialista e poi cattolica sono confluite nel Partito e, ai confronti di natura politica, economica ed ideologica sono subentrati considerazioni più prosaiche,  ci si contava in termini di schieramento e di potere. Abbiamo allentato il collegamento con la base e con il nostro elettorato. Diminuiti gli iscritti, ridotte le fonti di finanziamento il partito si è come sfarinato.

Quel poco di radicamento che ancora esiste, è legato più che altro alla tradizione familiare dei singoli elettori. Io ho tenuto duro nelle file del PD, mentre la Nespolo ha scelto l’ANPI e in quella collocazione nazionale è vissuta fino alla fine stroncata da un male inguaribile. Noi rendiamo omaggio a questa nobile figura di donna, di dirigente politico e di militante, protagonista della sinistra e della nostra democrazia.

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