Alessandra Todde. Vittoria di contenuti e concretezza.

Come si legge sul suo sito personale, Alessandra Todde è nata il 6 febbraio 1969 a Nuoro. Laureata in scienze dell’informazione e successivamente in informatica all’Università di Pisa, conseguendo l’esame di Stato e il titolo di ingegnere, Todde ha vissuto e lavorato per diversi anni all’estero, occupandosi di energia ed evoluzione digitale. Todde è un’imprenditrice, una manager, fondatrice e Ceo di Energeya, acquisita da FIS Global (precedentemente Sungard) nel 2015. Ha ricoperto il ruolo di Senior Advisor Energy Markets in FIS Global, di Sales Director South & Eastern Europe in Sungard e di Client Relationship Manager Sud Europa in Nexant (precedentemente Excelergy). Nel dicembre 2014 è stata premiata come imprenditrice sarda dell’anno da AIDDA (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda) delegazione Sardegna.

E’ stata quindi amministratrice delegata di Olidata dal 13 luglio 2018 al 19 aprile 2019, per poi candidarsi alle elezioni europee del 2019 come capolista del Movimento 5 Stelle. Nel dicembre 2018 è stata nominata tra le Inspiring Fifty italiane, riconoscimento dato alle 50 donne considerate più influenti nel mondo della tecnologia.

Infine, è stata sottosegretaria di Stato dal 16 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 nel governo Conte II, e poi viceministra al MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) dal 1 marzo 2021 al 22 ottobre 2022 nel governo Draghi. Ha quindi ricoperto la carica di vicepresidente del M5S fino al novembre 2023, per poi fare un passo indietro per poter meglio rappresentare la coalizione di centro-sinistra alle elezioni regionali sarde del 25 febbraio 2024. Quelle di domenica, appunto. Il 25 settembre 2022 era stata invece eletta deputata alla Camera.

Una lunga esperienza, dunque, è quella maturata da Todde sui temi energetici. Come si legge dall’ampio programma presentato per il voto sardo con lo slogan “Sardegna, è ora!”, dove con il suo M5S la neo-presidente era sostenuta da Pd, Demos, Progressisti, Avs, Psi, Centro Democratico e altre forze civiche di centrosinistra. Cominciamo con la premessa programmatica poi daremo un’occhiata alla presentazione delle questioni ambientali ed energetiche che si trovano nei capitoli 6 e 8 dell’asse programmatico.

È il momento di superare le difficoltà
Una difficile congiuntura internazionale, segnata da guerre e instabilità, successiva alla crisi Covid, trova la Sardegna fragile e impreparata ad affrontare il presente e priva di una visione chiara e condivisa sulla quale porre le basi per progettare il
divenire.
Sono stati persi anni nei quali, piuttosto che costruire il futuro, si è scelto di vivere alla giornata, nonostante fossero in moto dinamiche economiche, ambientali, sociali e politiche che stanno mutando in modo radicale gli scenari a cui guardiamo.
Governare e amministrare la Sardegna non può limitarsi, come è stato in questi ultimi anni, ad inseguire i problemi con affanno, affrontandoli senza alcun tipo di metodo e programmazione, senza visione d’insieme e, contestualmente, proporre mirabolanti quanto irrealizzabili soluzioni.
Occorre la consapevolezza della complessità, la disponibilità al sacrificio e, soprattutto definire e condividere obiettivi e percorso per raggiungere i traguardi necessari.
Traguardi ambiziosi ma possibili se perseguiti con razionalità e serietà ed è per questo che, con uno sforzo collettivo, la Coalizione ha predisposto una base programmatica che è tale proprio perché aperta ai contributi che già stanno pervenendo dalla società, dai territori, dai portatori di interesse, ed è aperta a quelli che arriveranno.

10 ASSI PROGRAMMATICI.

Per questo abbiamo organizzato il nostro lavoro in modo razionale, partendo da dieci Assi programmatici a loro volta articolati su cinque Pilastri ognuno, entro i quali sono state individuate le principali azioni da attuare.
• Far rinascere il sistema dei servizi pubblici, prima tra tutti la sanità, per riportarli allo scopo originario: la giustizia sociale. Ricostruire il diritto di essere presi in carico, come pazienti, proprio territorio, e di curare i nostri bambini in Sardegna.
• Costruire il “buon lavoro”: dignitoso tutelato, salubre, ben retribuito e soddisfacente.

Come coalizione democratica e progressista crediamo che solo
il buon lavoro può garantire serenità agli individui e benessere alla collettività.
• Creare un modello di sviluppo adatto per la Sardegna, differenziando le politiche industriali, di crescita e fiscali sui territori, per aiutare le nostre imprese ad affrontare i mercati locali, nazionali e internazionali, attraendo investimenti, investendo in innovazione e creando opportunità che permettano alle nuove generazioni di credere nel futuro della loro terra e di impegnarsi qui, in Sardegna, dove c’è bisogno di loro.
• Garantire il diritto allo studio e ad un’istruzione di qualità ai nostri giovani, con una scuola ed un’università a misura del nostro territorio e delle nostre esigenze, che consenta di accedere agli strumenti necessari per affrontare le sfide moderne e di formare cittadini consapevoli, informati e liberi.

• Restituire il diritto di mobilità ai sardi e con esso il diritto alla sanità, al lavoro e all’istruzione, collegando finalmente la Sardegna con le sue comunità e con il resto del mondo.
• Investire sulla nostra autodeterminazione e il diritto alla rappresentanza, per renderla attuale nel contesto europeo, mediterraneo e globale, realizzando e rafforzando la nostra Autonomia speciale e gli strumenti attuativi per sbloccare
la macchina amministrativa regionale, avvicinandola al cittadino e, al contempo, restituire protagonismo alle Comunità locali.
• Governare le grandi transizioni ecologiche e ambientali e le grandi trasformazioni tecnologiche e sociali in atto in modo sostenibile, evitando che il prezzo del cambiamento lo paghino i più fragili e indifesi, tutelando e valorizzando la nostra terra, il nostro mare e il nostro grande patrimonio culturale e storico.
• Contrastare la povertà, le ingiustizie e le disuguaglianze sociali, abbattendo le barriere fisiche, economiche e sociali che ostacolano la crescita individuale e comunitaria, in antitesi alla logica individualistica ed egoistica del “chi è più forte si salva”.
• Crescere in modo nuovo e armonizzato, basato sull’organizzazione e il governo del territorio all’interno di una cornice che tenga insieme e metta in relazione leggi e programmi legati all’istruzione, all’ambiente, al paesaggio, ai trasporti, ai
rifiuti, all’energia etc.
• Governare la transizione energetica per il bene e lo sviluppo dei sardi, contrastando speculazioni, furto di suolo e uso improprio delle nostre materie prime: sole, acqua e vento. E fare una battaglia seria e condivisa per mantenere l’acqua pubblica.
Il nostro è un progetto che contiene la visione politica e i percorsi attuativi che la Coalizione vuole proporre a tutti gli elettori ed elettrici del centro sinistra:
• una Sardegna, terra di pace, che, nel corso degli anni, diventi una regione sana, libera, solidale, aperta, inclusiva, europeista, sostenibile, accogliente, etica, istruita e colta;
• una Sardegna in cui la qualità della vita basata sul buon funzionamento di sanità, trasporti e lavoro offra un nuovo diritto di cittadinanza paritario in ciascuno dei territori, con una amministrazione snella, dotata dei poteri e del personale necessari a far fronte alle esigenze dei cittadini di oggi e di domani;
• una Sardegna in cui la tutela dei beni comuni ci consenta anche di apprezzare al meglio i vantaggi di un’economia che metta al centro le persone e non i beni materiali;
• una Sardegna mobile, connessa, tecnologica, servita, contemporanea e orientata al futuro, in un insieme armonico di territori in cui poter vivere e praticare ogni parità di genere;
• una Sardegna al lavoro, un lavoro giusto, equo, debitamente retribuito, sicuro, flessibile e coerente con gli stili di vita che abbiamo e che avremo;
• una Sardegna con un sistema imprenditoriale, artigianale e libero professionale che restituisca, innovando, competitività e spinta allo sviluppo del sistema produttivo sardo;
• una Sardegna in cui il governo del territorio, ridefinendo i rapporti con lo Stato, assicuri ambiente, paesaggio ed i diritti abitativi.
Serve ritrovare la centralità della nostra isola con:
• un ordinamento sanitario calibrato sulle esigenze reali dei territori e delle persone che decidono di viverli;
• un modello dell’istruzione, della ricerca e della formazione, pensato sui fabbisogni dei territori e delle imprese;
• un sistema di trasporti ed un’infrastruttura tecnologica e di rete che interconnettano l’interno della Sardegna e che ci connettano col mondo;
• uno schema ecologico ed energetico propriamente sardo che tuteli l’ambiente e ci conferisca autonomia e sicurezza energetica;
• un’azione decisa a tutela della lingua e della cultura sarda e del mondo della tradizione e delle arti, quale risorsa produttiva da valorizzare;
• una Sardegna in cui prevenzione, prossimità, intergenerazionalità, giustizia e coesione sociale siano alla base di ogni aspetto programmatico.
Partendo dalla corretta programmazione delle risorse e avendo presente che il punto cardine è la ridefinizione dei poteri e della rappresentanza, vogliamo progettare un piano strategico 2024 – 2050 per trasformare il destino della Sardegna.

La Sardegna è isolata non solo perché Isola ma anche perché, negli ultimi anni, è stata governata con miopia, senza visione. Guerre, pandemia, crisi economiche e geopolitiche hanno pesantemente influito sulla nostra vita quotidiana, aggravando
i problemi e allontanando le soluzioni. Sono temi globali, dello Stato, dell’Europa e degli organismi internazionali, ma dei quali non possiamo non tenere conto nel nostro operato.

Per questo, la Coalizione, coerentemente con gli ideali democratici, progressisti, solidali e autonomisti, prende a riferimento i grandi indirizzi globali per lo Sviluppo Sostenibile (l’Agenda 2030), quelli europei, e ascolta con rispetto le esortazioni che Papa Francesco rivolge incessantemente a chi governa e amministra, a qualsiasi livello, per la tutela del bene comune, delle persone e dell’ambiente.
Con questi autorevoli riferimenti governeremo ed amministreremo, forti di un’etica e di valori che perseguiremo nell’azione di tutti i giorni.

Fin qui le dichiarazioni di massima, contenute nell’ampia introduzione. C’e’ molta concretezza nelle parole della Todde, molta esperienza maturata sia a livello professionale sia amministrativa. Soprattutto c’è la convinzione che, senza una iniziativa che condizioni veramente il mondo produttivo, le sue scelte economiche di fondo , i suoi contatti…non si va da nessuna parte. Una tesi ripresa in un’altra due sezione “delicata” che riproponiamo con una considerazione finale.

“L’Ambiente e il Paesaggio sono i beni comuni identitari della Sardegna da tutelare, promuovere e valorizzare per l’esclusivo interesse di tutti i sardi. L’Ambiente, ovvero la terra su cui camminiamo e lavoriamo, l’aria che respiriamo, le acque che
beviamo, utilizziamo e in cui ci bagnamo, rappresenta “la casa” in cui viviamo. Il Paesaggio è la sintesi della cultura, dei valori e della storia della Sardegna e dei sardi e rappresenta l’immagine del suo spirito. I principi di tutela e salvaguardia di questi beni comuni, in cui viviamo e ci identifichiamo, non sono negoziabili e non possono essere oggetto di scambio.

Riteniamo fondamentale e imprescindibile costruire una cornice strategica e integrata, trasversale alle politiche regionali, che
deve coinvolgere l’intera azione programmatoria regionale. Per la Sardegna, tale cornice è rappresentata da tre riferimenti principali: i 17 goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, – la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile in coerenza con la Strategia Nazionale e la Strategia Regionale di adattamento ai
cambiamenti climatici.

Per questo si lavorerà, riprendendo l’approccio European
Awareness Scenario Workshop, per creare cultura ambientale proattiva capace di generare consapevolezza responsabile, per individuare problemi e opportunità e agire conseguentemente con azioni e strategie adeguate.

Transizione ecologica e cambiamenti climatici
Il presente pilastro risulta prioritario rispetto all’asse e le sue azioni progettuali sono abilitanti e complementari rispetto a quelle previste nei diversi pilastri. Affrontare la transizione ecologica e progettare l’adattamento ai cambiamenti climatici appare infatti come la più pragmatica e proficua risposta alle sfide attuali e future. Ancora di più nel caso della Sardegna, regione insulare e particolarmente esposta alle dinamiche di erosione costiera, in prossimità della quale risultano insediate le maggiori aree metropolitane e le infrastrutture primarie quali strade, condutture idriche, fognature e impianti di depurazione. Risultano insediate sulla costa le maggiori attività economiche legate al turismo, gli impianti industriali del comparto chimico (Porto Torres, Sarroch) e del ciclo della produzione dell’alluminio (Porto Vesme), tutti con i loro siti di stoccaggio delle scorie di lavorazione.

Non ultime tra le infrastrutture, i porti e gli aeroporti.  Ampie aree lagunari e marine risultano ad alto tasso di inquinamento da materiali pesanti sia a causa delle attività produttive in esse insediate sia a causa delle servitù militari.

Cambiamenti climatici e incendi incidono in profondità sugli ecosistemi naturali, con particolare insistenza e recrudescenza su quelli forestali, compromettendone la funzionalità ma anche la loro esistenza. Questi eventi negativi hanno ormai frequenza in continuo aumento, soprattutto, nel caso degli incendi, per la carenza di misure adeguate di prevenzione e salvaguardia.

Nel tempo, in Sardegna, il rapporto uomo/foresta si è concretizzato sia nell’eliminazione della foresta per creare spazi a favore di colture agricole e pascoli, sia in maniera più
frammentata con modelli d’uso più rispettosi della complessità e della funzionalità dei boschi. L’attuale stato della crisi ambientale che si registra a livello globale e gli scenari legati all’innalzamento del livello del mare correlato ai cambiamenti climatici impongono di affrontare dal punto di vista strategico pianificatorio e progettuale la salvaguardia di tutte le infrastrutture prima citate.

Pianificazione e progetto ambientale dei territori
Lo stato attuale della pianificazione generale e di settore in Sardegna mostra tutti i limiti legati al modello di pianificazione a cascata, agli approcci settoriali, e non ultimi i limiti dell’attuale organizzazione dell’amministrazione Regionale nei vari assessorati storici. Per affrontare la sfida della transizione ecologica e dell’adattamento ai cambiamenti climatici, permangono tuttora approcci settoriali, per compartimenti stagni, e la carenza di risorse umane e dotazioni strumentali senza una visione e un’azione realmente unitaria e interdisciplinare.

Pertanto, risulta necessario adottare un approccio basato sul superamento della tradizionale dicotomia tra piano e progetto, ispirato ai principi del Progetto Ambientale, per orientarsi verso possibilità inedite della realtà attraverso un confronto tra apporti disciplinari diversi. In questo senso, nelle more della più ampia riorganizzazione della macchina organizzativa, che
richiederà di superare le indicazioni anacronistiche dello Statuto Speciale vigente e il coordinato delle LR 1/1977 e LR 31/1998, si propone l’istituzione immediata di un soggetto dotato di risorse adeguate che si occupi permanentemente e operativamente della gestione, accompagnamento, monitoraggio e ausilio alla “manutenzione” e modifica degli strumenti di settore.

L’obiettivo, da raggiungere entro sei mesi dall’insediamento della giunta e del consiglio regionale, è l’istituzione dell’Ufficio Speciale del Piano (ai sensi della L.R. n.31/1998) a cui siano attribuite tutte le competenze regionali in materia, dotato delle necessarie risorse professionali, interdisciplinari, attinte dai ruoli della Rêgione Sardegna, che produca studi, ricerche, analisi ed elaborati contribuendo, in collaborazione col sistema degli enti locali, al coordinamento degli interventi sul territorio. L’obiettivo è quello di elaborare una strategia finalizzata alla tutela dell’ambiente, del paesaggio e al governo del territorio secondo meccanismi di trasparenza, partecipazione e coordinamento di tutti i

soggetti istituzionali e territoriali. Elemento cardine di cooperazione e di condivisione delle informazioni sarà il Sistema informativo territoriale regionale. Gli enti locali e gli ordini professionali saranno attivamente coinvolti nell’attività dell’ufficio attraverso loro delegati tecnici in grado di rappresentare dal basso le istanze del territorio in modo che le scelte/ decisioni dell’ufficio non siano calate dall’alto.
Tale soggetto sarà funzionale e di supporto alla:
• elaborazione di un Piano Strategico Regionale partecipato e interattivo per il governo del territorio che disegni un modello di sviluppo capace di coniugare i temi del paesaggio, dell’ambiente, del territorio, dell’urbanistica, dei trasporti edella mobilità, dell’energia, dei rifiuti, della protezione civile, delle bonifiche, ecc.riconducendoli a un’unica visione collettiva e il più possibile condivisa;
• coordinamento dell’attività di aggiornamento del Piano Paesaggistico regionale e della sua estensione all’intero territorio regionale, inteso quale strumento disviluppo e crescita economica e di sostenibilità ambientale oltre che di tutela e protezione, conferendo ai comuni affiancamento e assistenza per l’adeguamento degli strumenti urbanistici al PPR prioritariamente in ambito urbano;
• stesura di una legge quadro per il Governo del Territorio capace di integrare e raccordare una nuova legge urbanistica condivisa con le realtà locali, chiara e di facile applicazione, basata sulla ecosostenibilità e volta alla riduzione del consumo di suolo e a una gestione sostenibile delle risorse idriche.
• Supporto e coordinamento delle attività di adeguamento e aggiornamento delle pianificazioni di settore: piano regionale della mobilità e dei trasporti, energetico, dei rifiuti e dell’economia circolare, PAI (Piano di Assetto Idrogeologico),
coniugando sinergicamente i diversi temi.
• Revisione, modifica, implementazione ed estensione a tutta la Sardegna del PPR.

Ambiente e Paesaggio rappresentano anche un patrimonio con grandi possibilità di crescita e in ragione di questo devono essere attivati processi virtuosi che ne valorizzino le potenzialità per essere il volano di uno sviluppo economico e sociale equilibrato e duraturo. Per trasformare questa enunciazione in politica di governo è necessario costruire un quadro di regole condivise, chiare e certe per tutti i cittadini, gli amministratori e coloro che vivono ed operano nel territorio.

Consapevole di essere parte dell’Europa e del mondo più vasto, la Sardegna partecipa attivamente alle politiche generali volte a limitare i cambiamenti climatici e alle politiche europee per la transizione ecologica, ricercando sempre il giusto equilibrio con la primaria tutela dei propri beni identitari. Per questo vogliamo che il patrimonio di risorse comuni (acqua, aria, suolo) sia il patrimonio di tutti i sardi, da governare con la consapevolezza che solo la sua gestione trasparente e integrata potrà consentirci di assicurare uno sviluppo sostenibile e durevole per la nostra regione.

Valorizzazione ambiente e paesaggio

I principi ispiratori della nostra strategia sono quelli dell’integrazione della tutela
e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio con le altre politiche di governo (agricola, energetica, turistica, beni culturali). Questo per aumentare l’efficienza globale nell’uso delle risorse, dare priorità agli interventi di prevenzione piuttosto che al risanamento, ridurre gli sprechi, prediligere la vicinanza dei mercati di produzione e consumo per valorizzare i prodotti locali e tipici, frutto delle culture tradizionali.
Questo può avvenire solo con la partecipazione di tutti gli attori istituzionali del territorio nella determinazione degli obiettivi e degli impegni, secondo i principi di vero federalismo interno e corresponsabilità. Deve essere costruito, attraverso un processo legislativo di riforma, un quadro istituzionale di piena e solidale collaborazione tra Regione, enti intermedi e comunità locali, riconoscendo a queste ultime il ruolo attivo di primi custodi dell’ambiente e del paesaggio in cui vivono ed operano.

L’ambiente, come affermato, è un bene comune di enorme valore e potenzialità che necessita di politiche attive di valorizzazione per farne il perno di uno sviluppo sostenibile dell’intera Sardegna e a tutta la Sardegna del PPR, segnatamente delle aree interne. Per questo, devono essere attivate politiche regionali di gestione attiva delle aree forestali e demaniali pubbliche, aprendole verso forme di attività economiche pienamente compatibili e in grado di coinvolgere le comunità locali: turismo naturalistico, escursionismo, accoglienza, produzioni tipiche per lo sviluppo economico e sociale del bosco e della macchia.

Deve essere avviata un’azione decisa di valorizzazione del sistema regionale dei parchi e delle aree marine, dotandoli delle risorse adeguate e incoraggiando il loro allargamento, quando sussiste l’interesse delle popolazioni residenti. Rivendicare verso lo Stato, attraverso gli strumenti dello
Statuto speciale, il riconoscimento di un ruolo incisivo e decisivo nella gestionedei Parchi nazionali, cercando sempre il giusto per integrarli, in modo funzionale, nel sistema regionale delle aree protette. La gestione, sostenibile e consapevole, delle risorse ambientali rappresenta un volano iniziale sia per attività economiche qualificate, come la produzione di energia rinnovabile, riciclo e recupero di materiali, che per attività turistico-ricreative sostenibili in aree di particolare pregio ambientale.

L’azione di governo deve orientarsi, fin dai primi giorni della nuova legislatura,
verso la creazione della strumentazione legislativa e regolamentare per rendere
attuabili gli obiettivi di programma. I principi di tutela e salvaguardia dei beni
ambientali e paesaggistici non sono negoziabili, quindi è essenziale dotarsi o
adeguare gli strumenti di pianificazione relativi alla tutela del suolo, dell’aria, delle acque e degli ecosistemi terrestri e marini. Questa fase, sviluppata in un contesto di alta qualificazione scientifica, deve integrarsi con un serrato confronto con la rappresentanza del sistema degli enti locali e delle parti sociali per giungere a un sistema di regole chiare e condivise nei principi e nella loro applicazione pratica.
L’esperienza positiva della rete delle aree protette della Sardegna necessita di uno strumento operativo: la creazione di un’Agenzia regionale per le aree protette.
Dotata degli strumenti necessari, assicurerà il coordinamento delle attività comuni, promuoverà la rete a livello nazionale e internazionale, garantendo assistenza tecnica e amministrativa per una funzione attiva nella tutela del territorio di competenza, senza determinare costi aggiuntivi sul bilancio regionale. Un grande sforzo sarà rivolto al rilancio degli interventi di recupero e risanamento ambientale per le aree compromesse dalle attività industriali e minerarie sviluppate nel secolo scorso, con cospicue risorse finanziarie disponibili. Queste attività, ferme negli ultimi 5 anni, non solo restituiranno territori risanati alle popolazioni locali ma genereranno anche lavoro stabile e qualificato. Quindi, l’ambiente è una risorsa da tutelare, risanare e valorizzare per garantire la salute dei cittadini, conservare il patrimonio unico della biodiversità della Sardegna e promuovere lo sviluppo sostenibile di attività economiche compatibili.

Il connubio caratteristico ambiente-paesaggio della Sardegna rappresenta
la “fabbrica” a cielo aperto delle nostre migliori produzioni agro-alimentari,
contraddistinte da qualità e tipicità che aprono nuovi e remunerativi mercati. L’insieme del sistema ambiente-paesaggio-produzioni locali costituisce il vero valore aggiunto di qualsiasi politica volta a intercettare flussi turistici di qualità, sostenibili e svincolati dalla limitata stagionalità estiva. È essenziale elaborare modelli di sviluppo originali, connotati da una forte “sardità” che li renda riconoscibili a un pubblico sempre più ampio e consapevole. Nel nostro contesto ambientale-paesaggistico, non è pensabile applicare in modo semplicistico forme di fruizione che non valorizzino le originali e specifiche peculiarità.

L’esperienza positiva della promozione delle produzioni cinematografiche, televisive e dei social media come strumento di diffusione dell’immagine della Sardegna deve essere sviluppata, enfatizzando gli aspetti non riproducibili altrove e capaci di generare un valore economico positivo.

Alla costruzione del sistema di pianificazione rigoroso,  condiviso e chiaro, deve affiancarsi l’adozione di provvedimenti legislativi volti ad incentivare, attraverso contributi, agevolazioni e gravi, l’avvio e il consolidamento di attività imprenditoriali compatibili e sostenibili con il contesto paesaggistico-ambientale. L’innovazione dei processi produttivi, integrata con la valorizzazione delle produzioni tradizionali e locali, deve essere privilegiata per contribuire allo sviluppo economico e sociale dell’intera regione. Il patrimonio di biodiversità della Sardegna deve essere considerato quale fattore qualificante e moltiplicatore delle produzioni primarie legate alle attività agricole e zootecniche. Non è concepibile isolare le produzioni dei vitigni tipici, dei prodotti lattiero-caseari, dei cereali, dell’ortofrutta, dagli ambienti e dai paesaggi di cui sono parte integrante. È essenziale rendere apprezzabile e fruibile a una vasta platea di consumatori questo immenso patrimonio immateriale per accrescerne il valore e sottrarlo alle logiche dei mercati di massa. L’azione del governo regionale sarà orientata a ripensare e riqualificare l’intervento in questa materia, razionalizzando il flusso di risorse dedicate attualmente disperso in vari rivoli, tutti meritevoli di attenzione ma scollegati funzionalmente. Ricerca e assistenza tecnica nel campo delle produzioni agricole e zootecniche, unite sotto una unica regia operativa, devono essere rivolte principalmente all’obiettivo di individuare, caratterizzare e valorizzare le peculiarità delle diverse produzioni e lavorare poi con le aziende per costruire filiere di eccellenza in ambito agro-alimentare. La ricerca e l’assistenza tecnica nel campo delle produzioni agricole e zootecniche, unite sotto una regia operativa unica, devono concentrarsi principalmente sull’obiettivo di individuare, caratterizzare e valorizzare le peculiarità delle diverse produzioni.
L’ambiente, rappresentando il luogo (su logu) di tutti i cittadini della Sardegna, deve essere tutelato e curato per garantire una buona qualità della vita. È necessario risanarlo dove attività passate ne hanno compromesso l’integrità e proteggerlo dalle minacce ricorrenti di incendi e dissesto idrogeologico. L’approccio innovativo delle politiche ambientali per la prossima legislatura si manifesta nell’implementazione di interventi volti a prevenire danni all’ambiente e al paesaggio ad esso connesso.
La prevenzione e la tutela hanno un costo ambientale, sociale ed economico
infinitamente inferiore rispetto agli interventi di ripristino, bonifica e ristori dei danni causati da eventi calamitosi o attività umane impattanti e dissennate nella nostra sfera vitale. Prevenire e tutelare non implica bloccare le attività produttive necessarie per sostenere l’economia, ma piuttosto dotarsi di pianificazioni per individuare gli ambiti territoriali di tutela e stabilire regole chiare, condivise, comprensibili e applicabili con semplicità.

L’azione di governo in materia di ambiente e paesaggio deve muoversi in un quadro istituzionale e operativo basato sulla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Il principio dell’azione sottolinea che “la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati, persone fisiche e giuridiche, attraverso un’azione informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva e della correzione prioritaria alla fonte dei danni causati all’ambiente” (Art. 3ter D.Lgs. 152/2006 e ss.mm ii). Ciò si basa anche sulle indicazioni del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI).
Il quadro operativo include la tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico in coerenza con l’art.9 della Costituzione e secondo le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e ss.mm.ii) e del PPR. È fondamentale intervenire tempestivamente nell’aggiornare e adeguare gli strumenti di pianificazione, evitando la provvisorietà di interventi legislativi a tempo, come ad esempio i piani casa, e costruendo uno strumento guida per tutti coloro che operano sul territorio attività economiche.
In termini operativi, è cruciale promuovere attività di imboschimento, rimboschimento, rivegetazione e gestione forestale orientate al sequestro del carbonio atmosferico e alla prevenzione dei cambiamenti climatici. Questo richiede una ridefinizione e adeguamento delle finalità attribuite all’Agenzia regionale Foresta e dei suoi assetti istituzionali, restituendole il ruolo fondamentale di sentinella del territorio e strumento operativo delle politiche di assetto idrogeologico, anche attraverso una ri-nascita dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali. La costruzione di linee guida operative nel settore forestale e ambientale, supportate da un rigoroso approccio scientifico, è essenziale per garantire una gestione sostenibile delle foreste che favorisca l’uso della risorsa nel rispetto della sua conservazione, funzionalità e potenzialità produttiva. La sostenibilità della gestione forestale deve porsi come punto chiave la conservazione della biodiversità e della variabilità genetica. Il sistema regionale di Protezione Civile e il suo Centro funzionale devono essere ricentrati al centro delle politiche di prevenzione. Dovrebbero avere l’autorevolezza e l’autonomia necessarie per assicurare la sicurezza dei cittadini e dei loro beni, prevedendo e prevenendo eventi calamitosi e sensibilizzando la popolazione e le autorità locali nelle aree a rischio idrogeologico elevato e incombente, con particolare attenzione a centri urbani, infrastrutture e aree produttive, nonché nella prevenzione degli incendi boschivi e di interfaccia tra le “aree marginali” e i centri abitati. Per la previsione degli incendi occorre accrescere le conoscenze al fine di predeterminare l’efficacia spaziale e temporale degli interventi di contrasto con riferimento anche a quelli di estinzione con mezzi aerei; occorre inoltre implementare la pianificazione regionale.
In questo contesto anche la missione istituzionale e l’organizzazione del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA), manifestano la necessità di una profonda e meditata revisione. Si è assistito, in questi ultimi anni, ad un restringimento delle competenze tecniche del CFVA, che hanno sempre rappresentato una eccellenza riconosciuta a livello nazionale, a favore di un allargamento delle attività più prossime a quelle di un corpo di polizia locale, mortificando competenze e capacità.
Il CFVA deve tornare ad essere uno strumento tecnico attivo e fattivo delle politiche di prevenzione nel campo della tutela ambientale e paesaggistica che svolge anche funzioni di polizia ambientale.
La prevenzione passa anche attraverso il sostegno dello sviluppo dei territori rurali era valorizzazione delle risorse agricole, forestali, ambientali e storico-culturali, garantendo così la permanenza delle popolazioni locali, primi custodi del territorio.
Saranno implementati gli interventi per il recupero delle funzioni idrogeologiche dei sistemi naturali, forestali e delle aree agricole, a scala di bacino, nel rispetto delle norme di attuazione del PAI e degli altri strumenti di pianificazione di settore, promuovendo la manutenzione programmatica del suolo e ricercando condizioni di equilibrio tra ambienti fluviali e ambiti urbani.

Raccolta differenziata e riduzione rifiuti
Le politiche attive sulla gestione dei rifiuti poste in essere in Sardegna a partire dagli anni ’90 che vanno dalla raccolta fino al trattamento finale, subivano un ritardo drammatico nel raggiungimento degli obiettivi nazionali ed europei della raccolta differenziata e del riciclo virtuoso dei materiali da essa ricavabili. Un dato per tutti, nel 2004 la raccolta differenziata in Sardegna era ferma al 4%, contro una media nazionale che si avvicinava al 30%. Questa situazione determinava per la Sardegna, un costo ambientale gravissimo (discariche incontrollate, forme di smaltimento finale obsoleti ed impattanti), aggravio di costi per i cittadini sotto forma di tributi, e sanzioni da parte dello Stato e dell’Unione Europea per il mancato raggiungimento dei cosiddetti Obiettivi di servizio.

Si intraprese allora, nella legislatura 2004/2009, una coraggiosa politica di penalizzazione nei confronti dei comuni inadempienti che non rispettavano gli obiettivi annuali di raccolta differenziata, ma soprattutto di premialità verso le comunità (spesso le più piccole) che superavano detti obiettivi. Questi interventi, uniti a sostanziosi investimenti per dotare i comuni o le unioni di comuni, di eco centri attrezzati, di automezzi in grado di effettuare la raccolta differenziata e di stipulare intese con i Consorzi per il riciclo dei materiali, hanno portato a raggiungere e superare gli obiettivi di servizio nazionali, già dal 2008. Questo sistema virtuoso di gestione dei rifiuti si è radicato nella coscienza ambientale dei sardi, grazie ai vantaggi tangibili in termini di risparmio sulle tasse comunali, ma anche a campagne mirate di educazione ambientale dei più giovani e di informazione per gli adulti.

Oggi la Sardegna, in tema di gestione integrata dei rifiuti e della raccolta differenziata, si trova nelle posizioni di vertice nei rapporti ambientali nazionali e rappresenta l’eccellenza tra le regioni del centro-sud.
Questi risultati devono essere solo migliorati attraverso interventi mirati soprattutto nelle aree urbane maggiori e nelle aree interessate dal turismo stagionale, dove ancora non è sodisfacente la percentuale di differenziata e dove ancora è presente l’abbandono incontrollato dei rifiuti.
Nella prossima legislatura è necessario giungere, attraverso un confronto aperto con gli enti locali, ad individuare una Autorità di gestione del bacino unico regionale per lo smaltimento finale e più Autorità di bacino ottimale per la raccolta e la gestione dei rifiuti.
Obiettivo di legislatura è quello di arrivare a definire una tariffa unica, uguale per ogni cittadino della Sardegna, che rappresenta un impegno di giustizia di fiscalità locale non più rinviabile.


Trattamento avanzato dei rifiuti

Anche in Sardegna come nel resto d’Europa è necessario perseguire l’obiettivo di riciclare i rifiuti sino alla percentuale massima fisicamente possibile, ma questo non esclude che sia necessario pensare allo smaltimento finale anche di quella minima percentuale che comunque permane. In questo senso l’istituzione dell’Autorità di gestione bacino unico regionale è una condizione essenziale per poter investire, su una scala minima regionale, in tecnologie in grado di superare la termovalorizzazione quale smaltimento finale. Gli impianti attualmente esistenti devono essere manutenuti e aggiornati per garantire le migliori performance in termini di emissioni, ma devono essere già considerati obsoleti e da sostituire nell’arco di tempo minimo necessario per implementare nuove metodologie.

Preservazione degli ecosistemi e conservazione della biodiversità
Al fine di garantire il mantenimento ed il miglioramento delle condizioni di salute del territorio e delle popolazioni nonché la salvaguardia delle attività economiche tradizionali e non, è di primaria importanza mettere a sistema gli strumenti di gestione già in essere come la L.R. 31/1989 sulla istituzione dei Parchi Regionali e le Direttive Comunitarie Habitat (92/43/CE) e Uccelli (2009/147/CE) che definiscono i nodi della Rete Natura2000 (Siti di Interesse Comunitario (SIC), Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)) alcuni confluiti sotto la gestione sia di Parchi Regionali, Parchi Nazionali e Aree Marine Protette.
La Sardegna, con due Parchi Nazionali, 11 Parchi Regionali, 5 Aree Marine Protette, 26 Monumenti Naturali e siti UNESCO, è ricca di patrimonio naturale e culturale. Il Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza Energetica, seguendo la Strategia Nazionale per la Biodiversità e il Piano Strategico del Turismo, enfatizza l’importanza del turismo sostenibile per valorizzare il capitale naturale e culturale. Investimenti in turismo sostenibile sono promossi, in particolare nelle aree protette, tramite la Carta Europea per il Turismo Sostenibile (CETS) e studi come “Natura e Cultura”. La CETS, con tre parti – Destinazioni, Partner e Operatori sostenibili – mira a sviluppare strategie comuni per
il turismo sostenibile, enfatizzando la protezione del patrimonio e il miglioramento continuo.

In Italia, la CETS è popolare, specialmente per il suo carattere volontario e riconoscimento europeo. Federparchi-Europarc Italia ha giocato un ruolo cruciale nel suo successo, offrendo supporto tecnico e coordinamento. In Sardegna, il Parco Nazionale dell’Asinara e l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola Mal di Ventre hanno aderito alla CETS, puntando a un turismo sostenibile.
A tal fine sarà necessario, come azione integrata e in stretta sinergia con le azioni denominate  “Pianificazione e Progetto Ambientale dei Territori” e “Prevenzione Ambientale” la condivisione operativa e messa a sistema di tutte le conoscenze,
dei dati di monitoraggio pregressi oltre alla definizione di nuove strategie di monitoraggio anche in continuo potenziando e rendendo il Sistema Informativo  Regionale Ambientale (SIRA) una piattaforma maggiormente interattiva, trasparente ed aperta alla collaborazione dei i soggetti istituzionali e territoriali.

In questo senso anche la missione e le capacità operative di tutte le strutture organizzative della Regione (assessorati e agenzie) dovranno essere riallineate in modo da poter fornire dati e supporto fattivo per il monitoraggio, la messa in sicurezza e il controllo del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, anche rispetto ai cambiamenti climatici.

Consapevole di essere parte dell’Europa e del mondo più vasto, la Sardegna partecipa attivamente alle politiche generali volte a limitare i cambiamenti climatici e alle politiche europee per la transizione ecologica, ricercando sempre il giusto equilibrio con la primaria tutela dei propri beni identitari. Per questo vogliamo che il patrimonio di risorse comuni (acqua, aria, suolo) sia il patrimonio di tutti i sardi, da governare con la consapevolezza che solo la sua gestione trasparente e integrata potrà consentirci di assicurare uno sviluppo sostenibile e durevole per la nostra regione.

Valorizzazione ambiente e paesaggio

I principi ispiratori della nostra strategia sono quelli dell’integrazione della tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio con le altre politiche di governo (agricola, energetica, turistica, beni culturali). Questo per aumentare l’efficienza globale nell’uso delle risorse, dare priorità agli interventi di prevenzione piuttosto che al risanamento, ridurre gli sprechi, prediligere la vicinanza dei mercati di produzione e consumo per valorizzare i prodotti locali e tipici, frutto delle culture tradizionali.
Questo può avvenire solo con la partecipazione di tutti gli attori istituzionali del territorio nella determinazione degli obiettivi e degli impegni, secondo i principi di vero federalismo interno e corresponsabilità. Deve essere costruito, attraverso un processo legislativo di riforma, un quadro istituzionale di piena e solidale collaborazione tra Regione, enti intermedi e comunità locali, riconoscendo a queste ultime il ruolo attivo di primi custodi dell’ambiente e del paesaggio in cui vivono ed operano.

L’ambiente, come affermato, è un bene comune di enorme valore e potenzialità che necessita di politiche attive di valorizzazione per farne il perno di uno sviluppo sostenibile dell’intera Sardegna e a tutta la Sardegna del PPR, segnatamente delle aree interne. Per questo, devono essere attivate politiche regionali di gestione attiva delle aree forestali e demaniali pubbliche, aprendole verso forme di attività economiche pienamente compatibili e in grado di coinvolgere le comunità locali: turismo naturalistico, escursionismo, accoglienza, produzioni tipiche per lo sviluppo economico e sociale del bosco e della macchia.

Deve essere avviata un’azione decisa di valorizzazione del sistema regionale dei parchi e delle aree marine, dotandoli delle risorse adeguate e incoraggiando il loro allargamento, quando sussiste l’interesse delle popolazioni residenti. Rivendicare verso lo Stato, attraverso gli strumenti dello Statuto speciale, il riconoscimento di un ruolo incisivo e decisivo nella gestionedei Parchi nazionali, cercando sempre il giusto per integrarli, in modo funzionale, nel sistema regionale delle aree protette. La gestione, sostenibile e consapevole, delle risorse ambientali rappresenta un volano iniziale sia per attività economiche qualificate, come la produzione di energia rinnovabile, riciclo e recupero di materiali, che per attività turistico-ricreative sostenibili in aree di particolare pregio ambientale.

L’azione di governo deve orientarsi, fin dai primi giorni della nuova legislatura, verso la creazione della strumentazione legislativa e regolamentare per rendere attuabili gli obiettivi di programma. I principi di tutela e salvaguardia dei beni
ambientali e paesaggistici non sono negoziabili, quindi è essenziale dotarsi o adeguare gli strumenti di pianificazione relativi alla tutela del suolo, dell’aria, delle acque e degli ecosistemi terrestri e marini. Questa fase, sviluppata in un contesto di alta qualificazione scientifica, deve integrarsi con un serrato confronto con la rappresentanza del sistema degli enti locali e delle parti sociali per giungere a un sistema di regole chiare e condivise nei principi e nella loro applicazione pratica.
L’esperienza positiva della rete delle aree protette della Sardegna necessita di uno strumento operativo: la creazione di un’Agenzia regionale per le aree protette.
Dotata degli strumenti necessari, assicurerà il coordinamento delle attività comuni, promuoverà la rete a livello nazionale e internazionale, garantendo assistenza tecnica e amministrativa per una funzione attiva nella tutela del territorio di competenza, senza determinare costi aggiuntivi sul bilancio regionale. Un grande sforzo sarà rivolto al rilancio degli interventi di recupero e risanamento ambientale per le aree compromesse dalle attività industriali e minerarie sviluppate nel secolo scorso, con cospicue risorse finanziarie disponibili. Queste attività, ferme negli ultimi 5 anni, non solo restituiranno territori risanati alle popolazioni locali ma genereranno anche lavoro stabile e qualificato. Quindi, l’ambiente è una risorsa da tutelare, risanare e valorizzare per garantire la salute dei cittadini, conservare il patrimonio unico della biodiversità della Sardegna e promuovere lo sviluppo sostenibile di attività economiche compatibili.

Il connubio caratteristico ambiente-paesaggio della Sardegna rappresenta la “fabbrica” a cielo aperto delle nostre migliori produzioni agro-alimentari, contraddistinte da qualità e tipicità che aprono nuovi e remunerativi mercati. L’insieme del sistema ambiente-paesaggio-produzioni locali costituisce il vero valore aggiunto di qualsiasi politica volta a intercettare flussi turistici di qualità, sostenibili e svincolati dalla limitata stagionalità estiva. È essenziale elaborare modelli di sviluppo originali, connotati da una forte “sardità” che li renda riconoscibili a un pubblico sempre più ampio e consapevole. Nel nostro contesto ambientale-paesaggistico, non è pensabile applicare in modo semplicistico forme di fruizione che non valorizzino le originali e specifiche peculiarità.

L’esperienza positiva della promozione delle produzioni cinematografiche, televisive e dei social media come strumento di diffusione dell’immagine della Sardegna deve essere sviluppata, enfatizzando gli aspetti non riproducibili altrove e capaci di generare un valore economico positivo.

Alla costruzione del sistema di pianificazione rigoroso,  condiviso e chiaro, deve affiancarsi l’adozione di provvedimenti legislativi volti ad incentivare, attraverso contributi, agevolazioni e gravi, l’avvio e il consolidamento di attività imprenditoriali compatibili e sostenibili con il contesto paesaggistico-ambientale. L’innovazione dei processi produttivi, integrata con la valorizzazione delle produzioni tradizionali e locali, deve essere privilegiata per contribuire allo sviluppo economico e sociale dell’intera regione. Il patrimonio di biodiversità della Sardegna deve essere considerato quale fattore qualificante e moltiplicatore delle produzioni primarie legate alle attività agricole e zootecniche. Non è concepibile isolare le produzioni dei vitigni tipici, dei prodotti lattiero-caseari, dei cereali, dell’ortofrutta, dagli ambienti e dai paesaggi di cui sono parte integrante. È essenziale rendere apprezzabile e fruibile a una vasta platea di consumatori questo immenso patrimonio immateriale per accrescerne il valore e sottrarlo alle logiche dei mercati di massa. L’azione del governo regionale sarà orientata a ripensare e riqualificare l’intervento in questa materia, razionalizzando il flusso di risorse dedicate attualmente disperso in vari rivoli, tutti meritevoli di attenzione ma scollegati funzionalmente. Ricerca e assistenza tecnica nel campo delle produzioni agricole e zootecniche, unite sotto una unica regia operativa, devono essere rivolte principalmente all’obiettivo di individuare, caratterizzare e valorizzare le peculiarità delle diverse produzioni e lavorare poi con le aziende per costruire filiere di eccellenza in ambito agro-alimentare. La ricerca e l’assistenza tecnica nel campo delle produzioni agricole e zootecniche, unite sotto una regia operativa unica, devono concentrarsi principalmente sull’obiettivo di individuare, caratterizzare e valorizzare le peculiarità delle diverse produzioni.
L’ambiente, rappresentando il luogo (su logu) di tutti i cittadini della Sardegna, deve essere tutelato e curato per garantire una buona qualità della vita. È necessario risanarlo dove attività passate ne hanno compromesso l’integrità e proteggerlo dalle minacce ricorrenti di incendi e dissesto idrogeologico. L’approccio innovativo delle politiche ambientali per la prossima legislatura si manifesta nell’implementazione di interventi volti a prevenire danni all’ambiente e al paesaggio ad esso connesso.
La prevenzione e la tutela hanno un costo ambientale, sociale ed economico infinitamente inferiore rispetto agli interventi di ripristino, bonifica e ristori dei danni causati da eventi calamitosi o attività umane impattanti e dissennate nella nostra sfera vitale. Prevenire e tutelare non implica bloccare le attività produttive necessarie per sostenere l’economia, ma piuttosto dotarsi di pianificazioni per individuare gli ambiti territoriali di tutela e stabilire regole chiare, condivise, comprensibili e applicabili con semplicità.

L’azione di governo in materia di ambiente e paesaggio deve muoversi in un quadro istituzionale e operativo basato sulla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Il principio dell’azione sottolinea che “la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati, persone fisiche e giuridiche, attraverso un’azione informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva e della correzione prioritaria alla fonte dei danni causati all’ambiente” (Art. 3ter D.Lgs. 152/2006 e ss.mm ii). Ciò si basa anche sulle indicazioni del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI).
Il quadro operativo include la tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico in coerenza con l’art.9 della Costituzione e secondo le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e ss.mm.ii) e del PPR. È fondamentale intervenire tempestivamente nell’aggiornare e adeguare gli strumenti di pianificazione, evitando la provvisorietà di interventi legislativi a tempo, come ad esempio i piani casa, e costruendo uno strumento guida per tutti coloro che operano sul territorio attività economiche.
In termini operativi, è cruciale promuovere attività di imboschimento, rimboschimento, rivegetazione e gestione forestale orientate al sequestro del carbonio atmosferico e alla prevenzione dei cambiamenti climatici. Questo richiede una ridefinizione e adeguamento delle finalità attribuite all’Agenzia regionale Foresta e dei suoi assetti istituzionali, restituendole il ruolo fondamentale di sentinella del territorio e strumento operativo delle politiche di assetto idrogeologico, anche attraverso una ri-nascita dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali. La costruzione di linee guida operative nel settore forestale e ambientale, supportate da un rigoroso approccio scientifico, è essenziale per garantire una gestione sostenibile delle foreste che favorisca l’uso della risorsa nel rispetto della sua conservazione, funzionalità e potenzialità produttiva. La sostenibilità della gestione forestale deve porsi come punto chiave la conservazione della biodiversità e della variabilità genetica. Il sistema regionale di Protezione Civile e il suo Centro funzionale devono essere ricentrati al centro delle politiche di prevenzione. Dovrebbero avere l’autorevolezza e l’autonomia necessarie per assicurare la sicurezza dei cittadini e dei loro beni, prevedendo e prevenendo eventi calamitosi e sensibilizzando la popolazione e le autorità locali nelle aree a rischio idrogeologico elevato e incombente, con particolare attenzione a centri urbani, infrastrutture e aree produttive, nonché nella prevenzione degli incendi boschivi e di interfaccia tra le “aree marginali” e i centri abitati. Per la previsione degli incendi occorre accrescere le conoscenze al fine di predeterminare l’efficacia spaziale e temporale degli interventi di contrasto con riferimento anche a quelli di estinzione con mezzi aerei; occorre inoltre implementare la pianificazione regionale.
In questo contesto anche la missione istituzionale e l’organizzazione del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA), manifestano la necessità di una profonda e meditata revisione. Si è assistito, in questi ultimi anni, ad un restringimento delle competenze tecniche del CFVA, che hanno sempre rappresentato una eccellenza riconosciuta a livello nazionale, a favore di un allargamento delle attività più prossime a quelle di un corpo di polizia locale, mortificando competenze e capacità.
Il CFVA deve tornare ad essere uno strumento tecnico attivo e fattivo delle politiche di prevenzione nel campo della tutela ambientale e paesaggistica che svolge anche funzioni di polizia ambientale.
La prevenzione passa anche attraverso il sostegno dello sviluppo dei territori rurali era valorizzazione delle risorse agricole, forestali, ambientali e storico-culturali, garantendo così la permanenza delle popolazioni locali, primi custodi del territorio.
Saranno implementati gli interventi per il recupero delle funzioni idrogeologiche dei sistemi naturali, forestali e delle aree agricole, a scala di bacino, nel rispetto
delle norme di attuazione del PAI e degli altri strumenti di pianificazione di settore, promuovendo la manutenzione programmatica del suolo e ricercando condizioni di equilibrio tra ambienti fluviali e ambiti urbani.

 Raccolta differenziata e riduzione rifiuti
Le politiche attive sulla gestione dei rifiuti poste in essere in Sardegna a partire
dagli anni ’90 che vanno dalla raccolta fino al trattamento finale, subivano un ritardo drammatico nel raggiungimento degli obiettivi nazionali ed europei della raccolta differenziata e del riciclo virtuoso dei materiali da essa ricavabili. Un dato per tutti, nel 2004 la raccolta differenziata in Sardegna era ferma al 4%, contro una media nazionale che si avvicinava al 30%. Questa situazione determinava per la Sardegna, un costo ambientale gravissimo (discariche incontrollate, forme di smaltimento finale obsoleti ed impattanti), aggravio di costi per i cittadini sotto forma di tributi, e sanzioni da parte dello Stato e dell’Unione Europea per il mancato raggiungimento dei cosiddetti Obiettivi di servizio.

Si intraprese allora, nella legislatura 2004/2009, una coraggiosa politica di penalizzazione nei confronti dei comuni inadempienti che non rispettavano gli obiettivi annuali di raccolta differenziata, ma soprattutto di premialità verso le comunità (spesso le più piccole) che superavano detti obiettivi. Questi interventi, uniti a sostanziosi investimenti per dotare i comuni o le unioni di comuni, di eco centri attrezzati, di automezzi in grado di effettuare la raccolta differenziata e di stipulare intese con i Consorzi per il riciclo dei materiali, hanno portato a raggiungere e superare gli obiettivi di servizio nazionali, già dal 2008. Questo sistema virtuoso di gestione dei rifiuti si è radicato nella coscienza ambientale dei sardi, grazie ai vantaggi tangibili in termini di risparmio sulle tasse comunali, ma anche a campagne mirate di educazione ambientale dei più giovani e di informazione per gli adulti.

Oggi la Sardegna, in tema di gestione integrata dei rifiuti e della raccolta differenziata, si trova nelle posizioni di vertice nei rapporti ambientali nazionali e rappresenta l’eccellenza tra le regioni del centro-sud.
Questi risultati devono essere solo migliorati attraverso interventi mirati soprattutto nelle aree urbane maggiori e nelle aree interessate dal turismo stagionale, dove ancora non è sodisfacente la percentuale di differenziata e dove ancora è presente l’abbandono incontrollato dei rifiuti.
Nella prossima legislatura è necessario giungere, attraverso un confronto aperto con gli enti locali, ad individuare una Autorità di gestione del bacino unico regionale per lo smaltimento finale e più Autorità di bacino ottimale per la raccolta e la gestione dei rifiuti.
Obiettivo di legislatura è quello di arrivare a definire una tariffa unica, uguale per ogni cittadino della Sardegna, che rappresenta un impegno di giustizia di fiscalità locale non più rinviabile.

Trattamento avanzato dei rifiuti
Anche in Sardegna come nel resto d’Europa è necessario perseguire l’obiettivo di
riciclare i rifiuti sino alla percentuale massima fisicamente possibile, ma questo non esclude che sia necessario pensare allo smaltimento finale anche di quella minima percentuale che comunque permane. In questo senso l’istituzione dell’Autorità di gestione bacino unico regionale è una condizione essenziale per poter investire, su una scala minima regionale, in tecnologie in grado di superare la termovalorizzazione quale smaltimento finale. Gli impianti attualmente esistenti devono essere manutenuti e aggiornati per garantire le migliori performance in termini di emissioni, ma devono essere già considerati obsoleti e da sostituire nell’arco di tempo minimo necessario per implementare nuove metodologie.

Preservazione degli ecosistemi e conservazione della biodiversità
Al fine di garantire il mantenimento ed il miglioramento delle condizioni di salute del territorio e delle popolazioni nonché la salvaguardia delle attività economiche tradizionali e non, è di primaria importanza mettere a sistema gli strumenti di gestione già in essere come la L.R. 31/1989 sulla istituzione dei Parchi Regionali e le Direttive Comunitarie Habitat (92/43/CE) e Uccelli (2009/147/CE) che definiscono i nodi della Rete Natura2000 (Siti di Interesse Comunitario (SIC), Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)) alcuni confluiti sotto la gestione sia di Parchi Regionali, Parchi Nazionali e Aree Marine Protette.
La Sardegna, con due Parchi Nazionali, 11 Parchi Regionali, 5 Aree Marine Protette, 26 Monumenti Naturali e siti UNESCO, è ricca di patrimonio naturale e culturale. Il Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza Energetica, seguendo la Strategia Nazionale per la Biodiversità e il Piano Strategico del Turismo, enfatizza l’importanza del turismo sostenibile per valorizzare il capitale naturale e culturale. Investimenti in turismo sostenibile sono promossi, in particolare nelle aree protette, tramite la Carta Europea per il Turismo Sostenibile (CETS) e studi come “Natura e Cultura”. La CETS, con tre parti – Destinazioni, Partner e Operatori sostenibili – mira a sviluppare strategie comuni per
il turismo sostenibile, enfatizzando la protezione del patrimonio e il miglioramento continuo.

In Italia, la CETS è popolare, specialmente per il suo carattere volontario e riconoscimento europeo. Federparchi-Europarc Italia ha giocato un ruolo cruciale nel suo successo, offrendo supporto tecnico e coordinamento. In Sardegna, il Parco Nazionale dell’Asinara e l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola Mal di Ventre hanno aderito alla CETS, puntando a un turismo sostenibile.
A tal fine sarà necessario, come azione integrata e in stretta sinergia con le azioni denominate  “Pianificazione e Progetto Ambientale dei Territori” e “Prevenzione Ambientale” la condivisione operativa e messa a sistema di tutte le conoscenze,
dei dati di monitoraggio pregressi oltre alla definizione di nuove strategie di monitoraggio anche in continuo potenziando e rendendo il Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA) una piattaforma maggiormente interattiva, trasparente ed aperta alla collaborazione dei i soggetti istituzionali e territoriali.
In questo senso anche la missione e le capacità operative di tutte le strutture organizzative della Regione (assessorati e agenzie) dovranno essere riallineate in modo da poter fornire dati e supporto fattivo per il monitoraggio, la messa in sicurezza e il controllo del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, anche rispetto ai cambiamenti climatici.”

Terminologia sufficientemente tecnica e legata alle questioni amministrative in cui compare tante volte il termine “condiviso” /” cndivisione”. Todde è ben cosciente che le cose non si fanno in pioco tempo e, soprattutto, senza fondi adeguati. Non si riescono a fare “contro qualcuno” o per fare “bella figura” men che meno per passare il tempo a guardare le scrivanie…. “Condivisione” vuol dire tessere relazioni, andare oltre gli steccati, formarsi un gruppo dirigente di cui possa avere massima fiducia.Significa avere le informazioni giuste nei tempi giusti, per poter “cambiare”. Questa è la Sardegna che vuole, questa può essere una lezione anche per l’Italia intera.

 

 

 

P

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