Alien

Forse vi ricorderete che Alien è un film di fantascienza-horror del 1978, in cui il regista Ridley Scott immaginava uno scontro spaziale fra l’eroina Sigourney Weaver ed un orribile mostro tentacolare che voleva distruggere tutti i membri dell’equipaggio dell’astronave.

Uno scontro titanico, in cui la donna rappresentava il Bene ed il mostro il Male assoluto.

Qui l’incontro fra gli esseri umani e gli alieni era caratterizzato dal fatto che non c’è dialogo, non c’è confronto, è solo violenza assoluta, combattere o morire.

Ma un anno prima, nel 1977, un giovane Steven Spielberg aveva creato con Incontri ravvicinati del terzo tipo un rapporto tra uomini e alieni del tutto diverso, anzi, opposto, in cui una gigantesca astronave aliena si presentava, annunciata, per un contatto del tutto pacifico con i terrestri, che comportava anche il ritorno di uomini scomparsi da molti anni e l’invio, nell’universo degli alieni, di un equipaggio di volontari predestinati all’incontro.

A tutta l’operazione sovrintendeva un dinamico François Truffaut, che, nelle vesti di Lacombe, è l’unico a conoscere con esattezza l’importanza dell’incontro.

Ma ritorniamo sulla Terra. Chi sono gli alieni che combattono contro l’umanità e chi sono, al contrario, quelli che vogliono portare armonia ed amore?

Se restringiamo il campo alla nostra piccola Italia, non ci vuol molto a capire chi sono gli alieni malvagi e distinguerli da quelli buoni.

Gli alieni malvagi sono quelli che attraversano imperturbabili i meravigliosi palazzi di Roma, imbrattati di cariche onorifiche e che procedono a ridosso di meravigliosi capolavori come pinguini reali o imperiali.

Cosa fanno? Non si sa, o, meglio, lo sanno solo loro, in quanto devono giustificare le loro funzioni ed i loro rigogliosi emolumenti.

Per un viaggiatore che abbia un po’ di immaginazione e di cultura, si potrebbero paragonare a quei pipistrelli vampiri che di notte assalgono le vacche nel Pantanal, povere vacche che ritroveremo completamente dissanguate, il giorno dopo, al limite della sopravvivenza.

Ma ci sono anche gli alieni buoni, io ne conosco alcuni, forse una cinquantina, la cui vita è stata destinata a vendere i tanti prodotti di questo piccolo, piccolissimo paese in tutto il mondo: è una piccola legione di antieroi quasi tutti laureati, masterizzati, e qualcuno dotato di Ph.D.; evidentemente devono saper parlare due o tre lingue perché a ciò il lavoro li obbliga.

Qualcuno di essi ha fatturato nella sua vita lavorativa 100.000.000 di Euro, qualcun’altro 200 o 300, qualcuno infine anche mezzo miliardo, ma ciò non è fondamentale, è importante che abbiano speso la propria vita per un fine profondamente etico. Allora chi sono gli alieni buoni e quelli cattivi? Mi sembra che la risposta sia per se evidens, come dicevano i classici.

È chiaro che, se noi osserviamo la verità con gli occhi distorti della televisione di Stato o di quelle commerciali, questa verità lapalissiana non verrà mai a galla. Ma basta ragionarci un po’ sopra e vedrete che la razionalità diventerà realtà, per dirla con Hegel.

Tutto il resto è chiacchera…

Viator

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