Alle Elezioni con la sciatteria di sempre….

Alle soglie di una competizione elettorale importantissima che vedrà coinvolte molte città capoluogo di regione , tra cui Torino, Milano e Roma, non ci resta che…piangere. La citazione del film di successo di Troisi e Benigni, di quasi trent’anni fa, pare assolutamente calzante e fotografa, purtroppo, una realtà fatta di sorrisini, accelerazioni improvvise, smorfie, telefonate ricercate e risposte non date, mail piene di impegni di sostegno e alleanze e w-app di sganciamento. Una politica incomprensibile ai più, fatta di sgambetti e burattini o, peggio, di prepotenti arrivisti. Si dirà, la politica è l’arte del dissimulare, del fine che giustifica i mezzi, di Machiavelli fin – giù, a scendere – di Andreotti e Craxi. Mai come in questo momento, però, mostra il suo lato peggiore. Gli attori, da qualsiasi parte si considerino, sono vecchi. Da una parte chi spara nel mucchio, cieco e poco documentato, dall’altra i conservatori di sempre, ammantati di tonache o ideologie stantie.  Vicende politiche fatte di fantasie simili ad ali rossastre di  drago, con le venature sanguigne, nerofumo, artigli e le parole biascicate di chi la sa lunga…Per poi perdere di fronte al San Giorgio o al Beowulf di turno. A Torino fa sinceramente impressione vedere molte liste “ambientaliste” (o con riferimenti a tematiche “verdi”), una a sostegno di Sganga Sindaco (Europa Verde più CinqueStelle), un’altra con Moderati, Sinistra Italiana e Articolo Uno in corsa con il PD LoRusso, a cui aggiurgerne una inventata di sana pianta da Ugo Mattei (Futura Torino).  Poi c’è  quella contrassegnata dall’impegno per gli LBGT+, una – di ispirazione radicale –  di Più Europa (candidato sindaco Igor Boni),  più altre con falci e martello (anch’esse, però,  con  impronta “green”). A leggere i loro programmi si ripetono all’infinito termini come “cambiamento”, “resilienza”, “concretezza”, “vicinanza ai cittadini”, sempre però con pochi impegni ben definiti. Quelli che potrebbero veramente interessare i votanti e che, invece, vengono dribblati, con giri di parole o formule desuete. Si spazia, in modo generico,  sulle cause delle crisi delle grandi città, sulle derive evidenti in quartieri di periferia o in sobborghi, sulla viabilità esistente e futuribile, sui sistemi di raccolta rifiuti perennemente in difficoltà e, concretamente, segnati da spartizioni di interessi che nulla hanno a che vedere con il “bene comune”. E potremmo continuare con l’applicazione delle norme urbanistiche, con l’aggiornamento di Piani Regolatori  perennemente rimandati, con l’inarrestabile tendenza a trasferire competenze tradizionalmente comunali o demaniali a “esterni” privati o semiprivati. Il tutto senza precisare troppo “perché il voto, come la “pecunia” non olet” (1). D ‘altra parte, si avverte che queste forze, pur nominalmente progressiste e ambientaliste, poco possono con le tendenze economiche sviluppatesi a partire dagli anni Novanta dello scorso secolo: tagli un po’ su tutto, dal “personale” ai settori “cultura” e ai “servizi al cittadino”, in una continua, spasmodica ricerca di riequilibrare bilanci danneggiati da decenni di sprechi e scelte sbagliate. Motivazioni che hanno portato in auge una formazione “giustizialista” nata dal nulla e che, però, a ottobre rischia di essere schiacciata dalla forza degli slogan originari… Alla prova dei fatti “impossibili da realizzare” per ammissione dello stesso Beppe Grillo. Una forza politica fantasma che, chi ragiona in termini classici di “sinistra”, spera di avere come alleata in un secondo turno elettorale, ben sapendo che le dichiarazioni di chi – al massimo – sarà consigliere comunale, poco andranno a cambiare della freddezza dell’elettorato grillino. Un effetto, quello della disaffezione al voto, che potrebbe riguardare anche molti di coloro i quali avevano visto nel rinascente interesse per il movimento ambientalista, una occasione di riscatto. Soprattutto in presenza di solleciti dall’ONU, dall’IPCC, da innumerevoli capi di Stato e dallo stesso Pontefice che ci sottolineano ogni giorno la gravità della situazione. “Congiuntura non  potrà più essere affrontata – elettoralmente – con i criteri di un tempo” (2). Il “manuale Cencelli” è stato definitivamente seppellito dai numeri drammatici dei cambiamenti climatici, dalle difficoltà nel trovare alternative alle fonti fossili di energia, nella stessa concezione dell’agire politico. A fronte di decessi causati dalla crisi climatica generale, a livello europeo, pari a quelli registrati in due anni di pandemia Covid, ci si limita a discutere (e a sputar veleno e fuoco, tornando al drago di apertura) su chi sarà il nuovo presidente di Circoscrizione o la nuova Assessore alla Viabilità, facendo finta di nulla. E, soprattutto, proponendo “soluzioni /non soluzioni “ non degne di un “centrosinistra” riformista, andando dietro a chi, per convinzione, pensa che la situazione non sia poi così drammatica e che, comunque, ci penserà qualcun altro. La fotocopia di un atteggiamento superficiale che il cittadino votante – se proprio dovrà dire la sua – andrà a ricercare nei proclami originali di Meloni e Salvini. O, come succede nove volte su dieci, non si esprimerà e starà semplicemente a casa. Bel risultato davvero. Epilogo di un quinquennio (da dopo il Governo Renzi) in cui non ci si è voluto mettere d’accordo sugli sbarramenti elettorali, sulle scelte di espressione fondamentali (se maggioritarie o proporzionali) decidendo di non decidere. Saranno gli elettori (quelli che parteciperanno al voto) a scegliere fra candidati in sovrabbondanza, alcuni sinceramente inutili, fra programmi simili, addirittura con sovrapposizioni fra proposte un tempo di “sinistra” e di “destra”. Il miglior modo per prestare entrambi i fianchi, la fronte, la pancia e il costato libero al San Giorgio di turno. Potrà anche essere l’ultimo arrivato fra i “sangiorgi” ma, a fronte di un avversario rissoso, poco definito e sostanzialmente inoffensivo, vincerà facilmente.

Se ne potrà uscire fuori? Purtroppo non in questa tornata elettorale di ottobre 2021. Temiamo nemmeno per il 2022 (e qui il pensiero va alla sgangherata situazione alessandrina). Forse ci potrà essere qualche segno di novità alle Elezioni Politiche del 2023, a patto che si chiarisca con chi e come ci si vorrà impegnare. Leggiamo di sperticati elogi a Draghi, come – in altri momenti – a Renzi o a Conte. Ma, ci permettiamo di obiettare, i tempi del nominalismo in Politica, quella vera, sono finiti. In Francia, lo ricordo giusto per chi fosse giovane, già nelle elezioni dei primi anni Ottanta dello scorso secolo campeggiavano laconici slogan come “Nouveautè” , “Ecologie pour tous” (sic) , a fianco di enormi faccioni di donne e uomini su elementari cartelloni 70×100. Una sola cosa in grande rilevanza: il nome. Mentre da noi ancora campeggiavano manifesti zeppi di punti programmatici e disegnini accattivanti.  Bene. Anche in Francia, come in Germania e altrove, quel tipo di propaganda – con identificazione conseguente – è finita. Come sono finiti i faccioni, non solo sui tabelloni elettorali, ma anche sui cellulari. La proposta è chiara e parte da un assunto: la Politica può solo parzialmente (e anche poco) variare quel che è un trend definito da altri. Dalla grande industria di trasformazione, dalla Logistica, dalle transazioni internazionali di valute e titoli, dalla regole di “privacy” e “sicurezza”. Dati di fatto con cui tutti (sia chi vota, sia chi non vota) è a contatto giornalmente. Situazioni considerate da sempre possibili serbatoi di voti, con conseguenti promesse e impegni per aggiudicazioni future. Ecco, a prescindere dalla formula (per quanto ci riguarda, meglio il “maggioritario” con limitato premio di maggioranza) e dal numero dei personaggi che decideranno di mettersi in gioco (speriamo pochi e ben consci degli impegni a venire) sarà importante capire “cosa” andranno a fare in caso di elezione e “per cosa” si batteranno. Il futuro della “sinistra” (a cui aggiungo un “centro” responsabile) si giocherà su questo. Se chi si metterà in gioco avrà la forza di rappresentare una rete di partiti, associazioni, realtà vive, che hanno/avranno coscienza della drammaticità mondiale del momento storico che stiamo vivendo, operando di conseguenza…si recupereranno credibilità e attenzione. Si tornerà ad essere “egemoni” nella società viva, creando le premesse per una classe dirigente cosciente e responsabile. Se invece si fomenteranno le divisioni, se si sputerà veleno e fuoco a vanvera (a cominciare dai propri “vicini prossimi”), se ci si farà belli con chi è forte economicamente e finanziariamente, sperando in un tornaconto … si continuerà a perdere. Certo, si proveranno a magnificare le contraddizioni altrui, come sta succedendo con le posizioni delle varie destre sul “green pass” ma non saranno quelle scaramucce a disarticolare il potere della reazione. “San Giorgio” e Beowulf” rappresentano la sicurezza della tradizione, del culto degli avi e della sacra copertura fornita dalla religione. Avranno l’impressione di aver fermato un drago, già di per se’ malandato, ma in realtà non faranno altro – con le loro chiusure alle realtà drammatiche delle contraddizioni mondiali – che nascondere i dati reali. Finchè potranno. Poi, fra di loro, fra San Giorgio e Beowulf, quindi fra due tipi di reazione, di sfruttamento sviluppistico di persone e risorse, ci sarà la resa dei conti. Il tenore di vita che ha caratterizzato questi ultimi settant’anni per gran parte delle popolazioni del primo (e del secondo ) mondo, sarà riservato a pochi e quelle immagini da documentario della BBC, che ci mostrano luoghi, popoli e animali meravigliosi, con acqua pulita, fresco in estate e caldo in inverno saranno la posta in palio nelle ultime guerre tra potenti. Probabilmente tutte via web ma comunque, con vincitori e vinti. Con la maggioranza della popolazione, prevista con una punta massima di dieci miliardi di individui complessivi, fra duecento anni, che starà a guardare da lontano o tramite ciò che ci passerà la tivu’. Una  sola raccomandazione finale, per quanto prosaica: attenzione alle proposte e agli impegni, specie in campo amministrativo. I “patti” sono da salvaguardare e sono una delle poche azioni che impressionano positivamente i cittadini votanti. Loro, e solo loro, sono la vera cartina “al tornasole”.

.1. Citazione da una seduta del Consiglio Comunale di Alessandria (30 dicembre 1991) dell’allora Sindaco Giuseppe Mirabelli

.2. Amnesty International.  https://www.amnesty.it/campagne/cambiamenti-climatici-e-diritti-umani/

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