Apologo

Un viandante si muoveva lungo una strada carovaniera nel deserto siriaco.
Aveva con sé il fedele cammello che gli era compagno ed amico da molti anni, forse venti.
Ma la strada era lunga, il caldo insopportabile e quasi un ronzio si formava nei timpani.
Solitudine assoluta giorno e notte. Mancanza di esseri umani.
A poco a poco, miglio dopo miglio, si perdeva la sensazione della propria umanità, si perdevano i valori che avevano guidato come una stella cometa la vita verso un fine.
Un giorno, con un caldo insopportabile, il dramma.
Il cammello, irritato, si rivoltò e morse il proprio compagno.
Poi, lieto del proprio gesto, rovesciò l’uomo a terra.
Questi, sorpreso, si rialzò ma il cammello galoppava ormai lontano, verso una meta solo a lui nota (forse il nulla?).
L’uomo si disperò, pianse, non capiva cosa stesse accadendo e perché il fedele amico si fosse ribellato.
Poi il giorno, accecante, e la notte fredda.
Ed allora l’uomo ripensò al passato ed ai momenti in cui gli pareva di aver vissuto degnamente, vicino ad essere umani, amici e parenti.
Ma questi erano lontani, irraggiungibili, avvolti nel loro carico di problemi giornalieri: non lo potevano sentire.
Lentamente, l’uomo si avvolse nel suo barracano, si raccolse sulla sabbia ormai tiepida, volse gli occhi verso il cielo stellato.
Attese.
Non molto.
Forse la prossima vita sarebbe stata quella immortale.

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