Aprire un dibattito sulle criticità dell’«Area 2»

“Così, la tecno-scienza è il nucleo dell’agonia planetaria”.
Edgar Morin, Anne Brigitte Kern, Terra-Patria, Raffaello Cortina Editore, Milano 1994

A completamento del documentatissimo articolo sulla Prevenzione trascurata” del Presidente di Città Futura, proporrei una sintesi della lettera che la dottoressa Gianna Calcagno ed io abbiamo inviato al Sindaco di Alessandria Giorgio Abonante sulle criticità dell’area Borsalino, la cosiddetta «Area 2», ubicata nel quartiere Galimberti. L’individuazione di quest’area sarebbe avvenuta da parte della Regione Piemonte “dopo le opportune verifiche e approfondimenti tecnici”, ed è ritenuta più sicura rispetto all’area aeroportuale, precedentemente individuata, la quale, a detta del Presidente della Regione Alberto Cirio, comportava delle “criticità gigantesche” e non compatibili “con i tempi di realizzazione dell’ospedale”. Come è noto, la nuova «Area 2» è stata presentata, nel corso dell’incontro tenutosi il 13 marzo presso l’ospedale Santi Antonio, Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, dallo stesso Presidente Cirio e dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi, lasciando 30 giorni di tempo per far pervenire eventuali osservazioni da parte delle Istituzioni provinciali.

Come forse qualcuno (tra coloro che hanno vissuto l’esperienza della disastrosa alluvione del novembre 1994) ricorderà, nella primavera dell’anno successivo, nel quartiere degli Orti, che ha subito i danni maggiori dalla disastrosa alluvione, nonché 13 vittime, sono sorte due Associazioni di volontariato: il Gruppo di Lavoro Alessandria Nord, del quale facevano parte diversi qualificati tecnici e del quale Gianna Calcagno è stata coordinatrice, e Orti Sicuro, l’Associazione di protezione civile (che ha chiuso i battenti nel 2018 dopo 24 anni di attività) della quale ho avuto l’onore di ricoprire la carica di vicepresidente. Nel corso di tutti questi anni, oltre ad aver raccolto una ricca documentazione sulle cause dell’alluvione[1], queste due Associazioni hanno avuto modo di discutere con l’AIPo e con l’Autorità di Bacino del Po sia la progettazione che all’esecuzione di alcune delle opere per la messa in sicurezza della città di Alessandria, acquisendo pertanto una qualche competenza in materia di sicurezza dalle alluvioni.

Dopo esserci confrontati con un tecnico dell’ex-Gruppo di Lavoro, siamo giunti alla conclusione che quest’area sia soggetta ad alcune criticità che sollevano non pochi dubbi in merito alla sua adeguatezza ad ospitare la realizzazione del nuovo ospedale. Si tratta, infatti, di un’area agricola perfettamente arata e pronta per la semina che, allo scopo di ospitare la nuova struttura ospedaliera necessiterebbe, quanto meno, i seguenti interventi:

  1. Al fine di garantire l’accesso alla Cascina Toscana a tutti gli altri terreni golenali, utilizzando la strada agricola adiacente la tangenziale, si renderebbe necessaria la costruzione di una rampa di accesso alla tangenziale e, stante l’altezza degli attuali fornici, la prevista chiusura dei due fornici sul lato Sud non garantirebbe il transito dei mezzi agricoli, a meno della costruzione di un sovrappasso.
  2. Dal momento che la zona Nord al confine con la fornace Guerci è stata allagata durante l’alluvione del novembre 1994, e quell’area è tuttora considerata a rischio medio nella Carta del rischio di alluvione, al fine di prevenire, nel caso di un evento catastrofico, un possibile allagamento della restante parte dell’«Area 2», occorrerebbe costruire un’apposita arginatura.
  3. Tutti gli edifici di via Don Giovine (la via che costeggia l’Argine Maestro realizzato prima della tangenziale), e in generale tutti gli edifici del Villaggio Borsalino, sono costruiti su pilotis. Ora, dal momento che l’«Area 2» si trova al di fuori (e con un dislivello di oltre 2 m rispetto all’Argine Maestro, tutti gli edifici del nuovo ospedale dovrebbero non avere piani interrati, ed il primo piano utile della struttura dovrà essere edificato allo stesso livello esistente degli altri edifici del Villaggio Borsalino.
  4. Inoltre, dal momento che l’«Area 2» confina con la tangenziale è soggetta ad un problema di rumorosità, che potrebbe non garantire la tranquillità dei pazienti. Si rende pertanto necessario installare sulla tangenziale dei pannelli antirumore.
  5. Il livello altimetrico di quest’area, poi, renderebbe necessari sia la sistemazione, che il livellamento dell’area dismessa compresa tra la Cascina Valentino e il Villaggio Borsalino.
  6. Infine, poiché allo stato attuale l’accesso a quest’area è limitato alla sola via Boves, allo scopo di assicurare l’accesso alla nuova struttura ospedaliera si renderebbe necessaria la predisposizione di nuova viabilità all’interno del Villaggio Borsalino.

Pertanto, considerando i tempi che si prospettano per l’ultimazione dei lavori per la costruzione della nuova struttura ospedaliera, diviene imprescindibile un ammodernamento del vecchio ospedale, non solo per accogliere le richieste del personale medico e infermieristico ed alleviare lo stato di disagio lamentato dal personale ospedaliero, oltre che dei cittadini utilizzatori dell’attuale struttura. Infine, e per concludere, in aggiunta alle criticità dell’area Borsalino mi piace sottolineare il fatto che, con riguardo ai problemi ecologici e agli effetti dei cambiamenti climatici, in alternativa alla cementificazione di nuovo suolo, i più avveduti urbanisti raccomandano la ristrutturazione dei vecchi edifici dei centri storici. Varrebbe quindi la pena di pensare seriamente alla possibilità di ristrutturare l’attuale nosocomio prima di intraprendere azzardati progetti di costruzione di un nuovo ospedale.

In attesa di far pervenire le osservazioni alla Regione sulle criticità riscontrate sull’«Area 2», sarebbe inoltre opportuno aprire un serio dibattito pubblico su questi temi, aperto a tutte le associazioni culturali ed ecologiste e di volontariato cittadine, evitando così di assumere scelte invise ai cittadini, al solo scopo di ottenere i finanziamenti stanziati e mostrare di possedere una capacità decisionale, finalizzata in gran parte alla campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali.

di Bruno Soro

Alessandria, 24 marzo 2023

  1. Una sintetica spiegazione delle cause dell’alluvione del novembre ’94, ricostruita sulla base della documentazione ufficiale, è contenuta nell’articolo di B. Soro, L’alluvione che verrà, pubblicato originariamente sulla rivista Nuova Alexandria, numero unico, 2017, e recentemente ripubblicato nel libro Capire i fatti, Edizioni Epoké, Novi ligure, 2018. Nell’appendice di questo articolo sono riprodotte sia la Cartina topografica delle aree invase dalle acque in occasione dell’alluvione del novembre 1994 – gentilmente messa a disposizione dal geologo dottor Tiziano Rosi (1941-2011), che colgo l’occasione per ingraziare e ricordare, il quale per primo ha chiarito la causa dell’improvvisa ondata di acqua mista a fango che, dopo avere attraversato il Tanaro in piena, si è riversata nel quartiere degli Orti, la Cartina topografica delle fasce fluviali nel nodo idraulico di Alessandria, elaborata dall’Autorità di Bacino del Fiume Po, cartografia dalla quale emergeva chiaramente come l’area aeroportuale fosse a rischio inondazione.

1 Commento

  1. Sono molto d’accordo con il Professor Bruno Soro, sia sull’analisi metodologica, sia per la visione prospettica, entrambe ricondotte e guidate dall’esperienza maturata ed approfondita nei quasi tre decenni successivi a quell’evento straordinariamente grave e luttuoso che fu l’alluvione del 1994. Nel frattempo, i tempi non si sono “ampliati” rispetto ad allora, non si è generato maggior benessere, prosperità, sicurezza verso i temi più sentiti di vita individuale e sociale; al contrario la considerazione di costante, progressiva criticità si è diffusa, non soltanto percepita, a molti livelli incorniciata dall’involuzione delle dinamiche di sviluppo, dei rapporti e delle relazioni, delle competenze.
    A mio modesto parere il suggerimento di ristrutturare ammodernare riqualificare l’Ospedale Civile nell’attuale sede, è il più concreto e perseguibile: sia nell’applicazione di un buon senso quasi immediatamente intuibile sul fronte dei tempi e dei costi; sia nel ritorno dell’espressione di “attenzione” credo condivisa da ciascuno che, proprio all’attenzione ed alla parsimonia nelle piccole o grandi scelte di ogni giorno, dedica alla cura dei beni e delle risorse quel rispetto che avvalora un patrimonio oltre il titolo, la proprietà e la quantità delle cose.

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