Aspettando Tenet. “Insomnia”

Remake dell’omonimo film norvegese diretto da Erik Skjoldbjaerg nel 1997, “INSOMNIA” (2002) conferma che Christopher Nolan ha talento.

E’ un autore che sa confondere bene le acque, i tempi, le coscienze e la narrativa della scena, si trova a proprio agio navigando nel perverso dell’inconscio.

Qui, stavolta, lo sfondo è l’Alaska, dove non fa mai buio e proprio la continua luce gioca col paesaggio rendendolo splendido ma al tempo stesso più gelido di quanto già lo sia.

Proprio questa è la parola chiave: gelido come Nolan, come la sua etica visiva impone, nessun sentimento ma logica dell’indagine. Non smarrirsi, come sussurra il detective Dormer nel finale, sembra essere l’unico brivido.

Al Pacino è nato detective, da “Serpico” sono passati trent’anni e il suo credo, la sua capacità di sedurre l’immagine con l’eleganza di un movimento, sono inalterati. L’insonnia lo rende depresso, confuso, debole, stropicciato come l’uomo moderno appare dopo i 60 anni, ovviamente stanco. La sfida è tutta interiore, con la propria verità rimossa e che invece riappare come nell’altro protagonista, Walter Finch (Robin Williams), nel sottile confine che divide un uomo da un assassino, a volte ci ricorda può essere la casualità a renderti diverso, capace di superare un varco inaspettato quanto pericoloso.

Robin Williams cattivo già è un’ironia cinica di altissima classe, e lui rende il suo ruolo esattamente così.

Un thriller adrenalinico e “allucinato” che trova i suoi punti di forza nella solida sceneggiatura e nell’ottimo cast di attori. “Insomnia” sembra inizialmente la solita storia del poliziotto che dà la caccia all’assassino. Ma ben presto il banale gioco di guardie e ladri si trasforma in un tormentoso baratro in cui Bene e Male sembrano confondersi, in cui i tradizionali ruoli di persecutore e perseguitato finiscono per rovesciarsi, sino al finale salomonico, ma necessario. Il tema del “doppio”, che aprirà la strada a “The Prestige” (2006), si materializza qui nell’incontro-scontro tra il tortuoso Agente Dormer (Al Pacino), diviso tra la coscienza morale dello sbirro e le ombre dell’uomo, e l’interessante giallista Finch (Robin Williams) che pur essendo stato attore di grande commedia, in questo film riesce a rendere esemplare la terrificante e inquietante calma del suo personaggio.

Primo film con una grossa major hollywoodiana per il regista londinese (la Warner Bros.), e già in molti erano pronti a scommettere che avesse rinunciato al talento anarchico riversato nei suoi primi due film, puntando su cast di altissimo livello e su budget più elevati per cercare maggiore riscontro al botteghino più che ai festival underground, dove Following e Memento  avevano spopolato. Christopher Nolan dunque varca la soglia ed entra nel mainstream proprio con questo film: non la sua migliore opera – soprattutto a fronte dei capitoli della Trilogia del Cavaliere Oscuro e di  The Prestige, assoluto capolavoro di stile – ma di sicuro una prova di tutto rispetto.

“Insomnia” s’impernia su un conflitto morale, sul confine in cui i principi etici cominciano a vacillare e si confondono ma sempre chiaramente, lucidi come il Sole di Mezzanotte che perde i suoi raggi una sola volta, in mezzo alla nebbia…

Riccardo Coloris

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