Banalia

In latino maccheronico: cose banali.

Siamo letteralmente assediati, circondati da banalità, gran parte di quello che sentiamo è banale.

Questo aggettivo mi sembra il più ricorrente, il più attuale oggi.

Facciamo un esempio concreto: sarò irrispettoso, ma a me sembra che molti discorsi del Papa siano banali, ma non perché forzatamente semplici, ma perché non si dice niente di nuovo e quindi si sentono ripetere le stesse parole, pedissequamente.

È chiaro che il Papa deve invitare a pregare, deve rivolgersi ad una entità superiore, ma c’è modo e modo.

La lettura di brani della Bibbia è coinvolgente, ti porta in mondi nei quali magari non credi, ma che ti affascinano.

Le parole del Papa sono piane, semplici, ma non evocano nessun trasporto in una realtà trascendente, almeno per me.

Mentre osservavo in Papa Wojtyla una potenza profetica ed in Papa Ratzinger una grande conoscenza teologica, in Bergoglio sento, sì, un bisogno di umanità, ma come se si rivolgesse eternamente ad una classe di scolaretti.

Non è il solo caso, anche le donne della politica italiana si manifestano per quello che sono, delle piccole maestre elementari che si rivolgono a dei ragazzini preoccupati di salvaguardare la propria merendina.

La Meloni a Roma è come una soubrette, che si sbraccia incompostamente davanti al suo popolo plaudente, pronunciando frasi ad effetto, che farebbero sorridere mestamente qualche sapiente del ventesimo secolo.

Quanto alla Schlein, vediamo un ininterrotto contorcersi delle dita delle mani che elencano eternamente salari minimi, sanità in malora, istruzione per somari e tutte le magagne di questa povera penisola.

Entrambe le ragazze del teatro Romano sembrano rivolgersi a bambini in fase preadolescenziale, scordandosi che tali bambini potrebbero crescere e ritrovarsi con un cervello pensante.

Ma tant’è, il potere dà alla testa di queste pseudo leader e la televisione ne certifica istante per istante la pochezza.

Ma allora, in chi credere? In chi avere fiducia? Forse ci vorrebbe un nuovo Gandhi, che abbia una visione larga, universale, ma purtroppo non so se di Gandhi ne nasca uno al secolo, probabilmente no.

Ed allora ci accontentiamo miseramente di queste manifestazioni sotto tono, di parole spesso in libertà, che servono a coprire ciò che sta sotto, l’incerto, il banale.

Banalia, appunto.

Viator

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