Baudelaire è vivo.” I Fiori del male” tradotti e raccontati” di Giuseppe Montesano

Finalmente morire da Mortali

Scrive Novalis che ogni lettore è un filologo, cioè qualcuno che interpreta con amore le parole dei Maestri cercando, attraverso la loro verità, la verità di sè stesso.

Ma quale è la verità di sé stesso ? Esiste?

Dato che ormai sappiamo, dalle ultime scoperte delle fisica dei quanti, che tutto è relazione, un atto di autoorganizzazione in cui ciascuno di noi è chiamato a discernere e ad agire tramite la contemplazione, la creatività e l’impegno relazionale, potremmo anche chiederci quale verità il nostro io interpreta, dovendo trovare un equilibrio tra il determinismo della causalità lineare, propria della fisica classica e l’indeterminismo della fisica dei quanti ?

Quante verità l’io è in grado di interpretare per non cadere nell’umiliazione e nella derisione di sé stesso? Perchè l’io usa molte facce? Forse perchè se mostrasse la sua nessuno capirebbe quel che lui stesso di sé non sa comprendere ?  La verità fa bene alla vita o la vita è invece fondata sulla menzogna? Sul celare sempre, sull’illusione, sul far credere e subito dopo dubitare? Ordine e caos e in quell’attimo “tra”, in quel “chiaro nel bosco” l’essenza o l’assenza della Verità ?

Un saggio monumentale di Giuseppe Montesano, da poco uscito in libreria: Baudelaire è vivo”. “I fiori del male “tradotti e raccontati. ( editore Giunti ) illumina queste maschere, che ad altro non servono che a rifuggire l’idea del male e della morte, la morte dell’esistenza e della poesia.

Ma può morire la Poesia, può morire l’Arte ? Non sono forse questi gli attrezzi umani che ci permettono di stare alla presenza dell’esistenza e della morte, facendoci capaci ogni volta di stare dentro tutte le contraddizioni che quotidianamente ci investono come raffiche di vento incontrollato e incontrollabile ?

L’atto di leggere e l’atto dello scrivere dovrebbero essere sempre questione di vita e di morte; si e ci fronteggiano per svegliarci e contemporaneamente e paradossalmente per anestetizzarci, affinchè il male non ci trafigga così violentemente. Quel male che mina ogni cosa della vita, arrivando a scavare in quella vita orfana di Dio una tomba per l’amore che è sempre violato.

Scrive Montesano: Gli artisti sono forse le sentinelle di Dio? E’ per questo che dipingono, in un crescendo di desolazione, il non poter amare, gli specchi oscuri? Li dipingono perchè Dio sappia o perchè Dio capisca? Forse essi informano un Dio purtroppo impotente o non del tutto potente di ciò che brulica nella creatura ammalata ?….Le sentinelle sono destinate alla sconfitta perchè non c’è più un Dio e i poeti, che segnalano il prossimo naufragio come fari nel buio, fanno arrivare la loro testimonianza alle rive dell’eternità per chiedere conto al Signore della creazione abbandonata. Chi risponde? Non risponde nessuno: perchè la voce delle sentinelle “viene a morire alle rive della nostra eternità”, un’eternità che è l’eterno ritorno della disperazione”.

Riuscire a rimanere sentinelle, nonostante tutto, è forse tutto. Angeli messaggeri di contraddizioni capaci di trascenderle, capaci di dare anche a una via senza uscita una possibilità. Sentinelle caparbie, attaccate continuamente da abili cecchini, minate quotidianamente da menzogne, eppure instancabili, con l’occhio aperto, non nel mirino d’un fucile, ma in quella feritoia che dà luce di possibile guarigione ad ogni ferita della Vita.

Svuotare l’immortalità da ogni illusione per poter poeticamente morire da mortali .

di Patrizia Gioia

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