Giugno, è tempo di esami, con le conseguenti paure e tensioni.
Quest’anno però paure e tensioni sono cominciate a gennaio, con il nuovo esame di stato, introdotto in corso d’opera, cosa a mio parere non corretta oltre che legalmente discutibile.
L’inizio non è stato certamente favorevole, dato che molto del tempo dedicato alle attività extracurricolari e una gran quantità delle energie degli insegnanti sono stati spesi nelle specifiche attività di formazione,con grave danno per le restanti attività didattiche e non poco accumulo di stress,in particolare per i docenti che nelle classi terminali hanno ricoperto il ruolo di coordinatori(artefici quindi del documento del 15 maggio) e di tutor dell’alternanza: non dimentichiamo che sono cambiate anche alcune norme dell’ ASL.
Tutto avrebbe potuto essere evitato e meglio assorbito se il nuovo esame di stato fosse entrato in vigore l’anno prossimo o con gradualità, magari con le nuove prove scritte e l’eliminazione della tesina al colloquio.
Quest’ultimo non è stato pensato male, perché permette di valorizzare meglio il candidato, non solo nella preparazione, ma anche nelle sue componenti di persona(con i propri interessi),di cittadino e di futuro lavoratore(si pensi alla discussione sull’ esperienza lavorativa).
La scelta fra tre buste non deve spaventare, non è un quiz , la traccia non è muta, i membri della commissione possono “aiutare”il candidato,quando è in difficoltà, con qualche spunto che gli permetta di effettuare i collegamenti fra le materie e lo studente ha tutto il diritto di avviare il discorso partendo dalle discipline più congeniali.
Quello che non mi è piaciuto, come insegnante, è stato il modo : mentre per le nuove prove scritte si sono effettuate due simulazioni, di fatto nazionali, con tracce provenienti dal ministero, fatto che ha permesso a docenti e studenti di chiarirsi le idee, non è stata la stessa cosa con il colloquio: certo si è prodotta moltissima documentazione in merito alla sua conduzione, ma non è stata diffusa una serie di esempi, attraverso filmati e video-lezioni, che consentissero di capire meglio i meccanismi della prova orale e se pensiamo che viviamo nell’epoca di internet…
In merito alle prove scritte d’italiano, le considero più adeguate alle capacità di candidati, che sono ancora in una fase fortemente evolutiva: quindi bene le analisi del testo e i temi argomentativi e espositivi, bene il pensionamento dell’articolo o saggio breve, non si può pretendere da un candidato quello che a volte non è grado di fare bene un adulto più che istruito; bisogna però dare più spazio(tanto spazio) alla Storia.
Interessante la seconda prova, che coinvolge due materie e dà un maggior contributo alla collegialità.
L’esame non stato pensato male, bisognerebbe però ripensare i contenuti dei programmi ministeriali, vista l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro e delle prove Invalsi,che obbligano ad un diverso modo di fare scuola.
Egidio Lapenta ( docente I.I.S. “Saluzzo – Plana” di Alessandria )
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