Burkina Faso

Una decina di giorni fa ho ascoltato con orrore la notizia che una chiesa cattolica era stata attaccata dalla Jihad islamica ed una esplosione aveva causato numerosi morti.

Il vescovo locale aveva raccomandato ai suoi fedeli di pregare per i morti e per la conversione dei colpevoli (sic).

Il fatto che i fedeli preghino è sacrosanto, il fatto che i colpevoli dell’attentato debbano essere redenti è anch’esso giusto, ma a me sembra che complessivamente il Vaticano faccia troppo poco.

Non dico che la chiesa debba formare dei nuclei di neo-templari per reagire a queste stragi, ma indubbiamente una voce più ferma è necessaria.

La Chiesa non è soltanto orante e sofferente, ma anche militante, cioè combattiva nel difendere i propri fedeli.

A parte l’Africa, in tante parti del mondo il cristianesimo è sotto attacco, ricorderei i Copti in Egitto, i cristiani di Etiopia, quelli dell’Estremo Oriente, che in vari paesi debbono sottostare a dure repressioni.

La Chiesa quindi non si deve limitare ad esortazioni o preghiere, ma deve assumere delle posizioni ben nette e precise.

Ricordo l’anatema contro la mafia di Giovanni Paolo II nel 1992, simbolo di un cristianesimo quasi medievale, ma forte, assertivo, potente e poi le predicazioni controcorrente di Papa Benedetto XVI, teologo forte contro i modernismi che riteneva inaccettabili, eppure capace di ricreare nel suo “Gesù di Nazareth” un Cristo che sorge nei tempi moderni.

Ecco quello che manca alla Chiesa di oggi: la forza di un insegnamento che può essere anche ostico, difficile da comprendere, ma che rappresenti una trincea contro il Male che è più che mai presente.

“Il diavolo, probabilmente” avrebbe detto Robert Bresson, e come abbiamo sempre saputo contro il Diavolo bisogna combattere.

Viator

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