“C.I.A.O.” 2020

(*) In vista di un radioso 2021 ci viene modernamente inoculata una pillola di saggezza che ritroviamo praticamente ovunque. Forza della tecnica pubblicitaria e della capacità di sintesi. Sì , perché non è facile contenere in soli 70 secondi (un minuto e 10, se non fosse chiaro e si pensasse ad un refuso) un vero pamphlet di posizioni nette, di valutazioni su quanto è successo e su quel che dovrebbe succedere in Italia, un vero e proprio “progetto” politico. Il riferimento va a C.I.A.O., spottino apparentemente innocuo che, invece, contiene molte delle posizioni che ritroviamo in gran parte del centro sinistra, in buona parte del PD, nel mondo civico, nella Azione calendiana, in  frattaglie pentastellate  in cerca di compattezza e in molto del “mondo che conta”. Ma di questo ne riparliamo alla fine. Rimaniamo alla promotion C.I.A.O. targata I.V. –  Italia Viva. Immagini scorrevoli, linguaggio semplice, diretto, tempi giusti nelle inquadrature e flou da studio raffinato. Il tutto potenziato da multiformi occasioni di “contatto”, come insegna la migliore teoria di marketing. Dai “social”, tutti, dal vecchio FB, ad Istagram ai più innovativi Tiktok e Pinterest, alla carta stampata tradizionale (limitandosi agli acronimi e ad immagini ad effetto) fino a radio e televisioni. Davvero un bel lavoro. Accurato, preciso, efficace. Come indicato si tratta di un testo breve (copre poco più di un minuto) per cui ci possiamo permettere una disamina dettagliata.

Si inizia, senza presentazioni di sorta, senza simboli o altro, solo  con   “Ripartire oggi e ricostruire il futuro partendo dai nostri valori , che rappresentano davvero la nostra forza” accompagnato da immagini che riprendono l’iconografia classica della promozione turistico-culturale italiana: chiese famose, panorami mozzafiato, riprese di boschi, pascoli e “marine” perfette. Gente felice, giovane a con una occupazione. Verrebbe da dire che si tratta del migliore augurio per il futuro decennio 2021-2030, visto che la situazione attuale è opposta. Ma aspettiamo ad emettere giudizi. Si procede con “ ‘C’ come Cultura. L’arte di chi vive e crea bellezza, accoglie, conosce e inventa, sapendo anche conciliare istruzione e sport, ricerca, salute e investimenti”. Qui i fotogrammi sono più descrittivi, con ritagli di scuole ordinate, accademie di scherma illuminate  a dovere, biblioteche, musei. Il clou della comunicazione sta però nell’enfasi data al termine “arte” in apertura. “L’arte di chi vive e crea bellezza, accoglie, conosce, inventa”, riassumendo in un messaggio tutto un percorso. Cosa significa “vivere e creare bellezza”, è un privilegio di pochi operatori culturali, di promoters a qualsiasi livello, di attori, attrici, artisti dei più vari campi …o altro?  Si percepisce che l’intenzione dovrebbe essere quella di fare della “bellezza”, della capacità di riconoscerla, apprezzarla, valorizzarla, un “bene comune” e, prima di tutto, un bagaglio personale. Una vera schwieriges UnterfangenIn (1) in un Paese che scambia per un pallone da calcio una testa in pietra del IV secolo avanti Cristo, trovata casualmente nella discarica di inerti di una qualche periferia. Un Paese che ha una città, Alessandria, che non riesce ancora a capacitarsi delle opportunità enormi offerte da una duplice sede universitaria, a carattere storico-umanistico-giuridico e di tipo scientifico-chimico-ambientale (2).  E’ lo stesso direttore del locale ISRAL a ricordarcelo e per la pochezza del quadro culturale di insieme c’è poco da stare allegri. Forse qui i comunicatori di Italia Viva volevano proporre un allargamento alle prime classi, fin  dalle Elementari, di concetti e informazioni riguardanti la migliore Storia dell’Arte. Ottima idea. Ne prendiamo nota e vedremo se gli stanziamenti (e le realizzazioni) dei Governi a cui Italia Viva parteciperà, saranno conseguenti. Anche perché la frase finale del paragrafo non presenta equivoci: “conciliare istruzione e sport, ricerca, salute e investimenti”. Un mens sana in corpore sano dei nostri tempi con l’aggiunta di un impegno specifico in termini di investimenti. Cioè con poste di bilancio ben più consistenti di quelle attuali per tutto il comparto “cultura”. Bene. Anche di questo prendiamo nota.

Avanti il prossimo: “ ‘I’ come Infrastrutture, di chi corre veloce con l’Alta Velocità, con le strade ma anche con le infrastrutture digitali del Paese e quelle della pubblica Amministrazione e della Giustizia”.  Qui Renzi e tutto il suo gruppo mette in chiaro due cose importanti: l’Alta Velocità non si discute, tutto il comparto sprezzantemente definito “burocrazia statale” deve essere riabilitato e potenziato. La”Torino-Lione” deve trovare la sua giusta e corretta conclusione con successiva messa in atto di tutti i collegamenti veloci possibili da e per la Francia, considerata come “una delle porte d’Europa”. Così come devono essere terminate le “gronde” liguri, il raddoppio  del già “ponte Morandi” (ora “ponte Piano”), i rinforzi di linea in attesa da decenni, dalla ferrovia Albenga – Ventimiglia, alle lieee Calabre e a quelle Siciliane. Come pure dovranno farsene una ragione coloro i quali per decenni hanno ostacolato il giusto (3)  lavoro teso ad avere il collegamento veloce (anzi velocissimo,  di ….più di 15 minuti reali   🙂  ) tra Genova e Milano. La, per noi, tristemente famosa opera che va sotto il nome di “Terzo Valico ferroviario Ge-Mi”. Finalmente liberi. Finalmente aria pulita non inquinata da chi dice sempre no, da chi – ormai – è vecchio e decrepito e deve giustamente (3 bis)  essere bacchettato dai giovani neo yuppies. Certo il mondo va avanti…ma dovrebbe andare verso un riequilibrio ed una limitazione dei danni provocati da cento anni di errori di vario tipo. Non “peggiorare” pensando ancora ad una crescita illimitata. Il secondo punto è quello che riguarda la “Pubblica Amministrazione e la Giustizia”, con l’augurio – si arguisce – che i Ministeri e, a scendere tutte le strutture amministrative regionali, comunali, sanitarie, del “Terzo Settore” facciano solo e soltanto il loro lavoro. Il semplice lavoro di dirigenza (per i dirigenti che devono avere ‘contezza delle cose’ e dei dipendenti che, operosamente, sono il cardine di tutte le operazioni di Stato e paraStato. Un discorso a parte merita l’accenno, velocissimo, alla “Giustizia”. Un solo termine che ne sottende mille, l’operatività dei giudici, la loro indipendenza, l’efficienza nelleindagini, la garanzia di avere una risposta adeguata ai reati, un rilancio di tutto quanto è “processo di reinserimento post-pena”.  “C.I.A.O.” si porta appresso il numero 2030 come anno prima del quale riuscire ad ottenere qualcosa. Due legislature complete che, su un tema come la “Giustizia” se non troveranno un filo comune e condiviso di intervento, manterranno le cose così come sono, se non peggio.  Ma non è finita qui.

“ ‘A’ come Ambiente, di chi sa produrre ricchezza sostenibile e può esser protagonista nel mondo dei “green jobs”, prendendosi cura della propria terra anche proteggendola e rendendola più sicura.” Pure in questo passaggio si presentano due concetti cardine del “modernismo” in auge, ormai da una trentina d’anni, più o meno dopo Tangentopoli (per noi) e la “Caduta del muro di Berlino” per tutti gli altri. Un mondo nuovo che si sarebbe dovuto prefiggere come obiettivi, e da un bel po’ di tempo, la riconversione delle grandi industrie energivore e moltiplicatrici di disastri, la conseguente diminuzione dell’ inquinamento con la possibilità di un riequilibrio globale del rapporto essere umano, altri esseri viventi, ecosistema nel suo insieme. Si è visto qualcosa in trent’anni? Si poteva fare di più? I “posteri” di quest’ardua sentenza siamo noi e, putroppom non possiamo che rispondere con il pollice verso. Saranno sufficienti dieci anni (il famoso termine del 2030) per passare una vera economia dei green jobs? Beh… nonostante la riconversione in atto, grazie al presidente Biden, degli U.S.A. e di una serie di altri timidi segni positivi, il percorso da coprire è ancora molto.  E sappiamo tutti che dieci anni (le “due legislature” di cui sopra) su una tematica così complessa, nella migliore delle ipotesi metteranno alcuni paletti di sostegno e di indirizzo. Nulla più. Sic stantibus rebus  che più che una (abusata) citazione latina critica quanto basta, rischia di diventare – più prosaicamente – un “rebus per tanti bus a secco (di carburante)” cioè di un problema per chi non ha soldi veri da impiegare.  Infine c’è la ‘O’ “O come Opportunità, di chi investe su chi si prende cura dei più fragili ogni giorno, di chi scommette sul superamento di ogni disparità, perché crede che non debbano esistere barriere  per nessuno”. Attenzione. Qui il focus vero non sta in chi si fa in quattro, magari rimettendoci di persona per trovare soluzioni ad emergenze concrete, immediate e drammatiche. Si è dalla parte di chi cerca di salvare migranti, di dare loro un futuro, ricollegandoli alle loro famiglie, cercando loro una occupazione degna, solo in quanto si vuole rendere tale attività di sostegno appetibile per investe, per chi ci mette la faccia e soldi. Si è dalla parte di chi si impegna per migliorare la condizione delle fasce di popolazione meno protette, dei più anziani, dei senzatetto, dei reietti dalla società. Certo.  Facendo, però, capire che anche queste fette di mercato (perché tali sono) possono dare un ritorno, così come l’incremento delle opportunità di parità tra uomo e donna. Un ritorno di immagine, di pubblicità, di commercializzazione di beni mediati dalla stessa azione di denuncia o sostegno, a seconda dei casi.  Un discorso delicato e difficile che va fatto con raziocinio e ben oltre il minuto concesso dallo spottino in oggetto. Ma le scelte linguistiche parlano chiaro  “Opportunità, di chi investe su chi si prende cura dei più fragili ogni giorno, di chi scommette sul superamento di ogni disparità…” . Forse sarebbe stato meglio soprassedere, anche perché tale intrusione nella privacy personale di tutti noi passa anche attraverso gli schermi al plasma piazzati nelle stazioni con uniloop continue 24 ore su 24.

Cultura, Infrastrutture, Ambiente, Opportunità. C.I.A.O. non una parola ma un progetto che coinvolga tutti con una grande consultazione pubblica e trasparente.  Non lo mettiamo tra parentesi e lo facciamo nostro, proprio perché ci piace l’ultimo passaggio riguardante la “consultazione pubblica e trasparente”. Benissimo. Ne abbiamo tutti bisogno ma si dovrebbe spiegare il come e con quali contenuti e obiettivi. Ci si dovrebbe, in una sola frase, “confrontare sui programmi per procedere ad una sintesi efficace”. Esattamente ciò che ora non abbiamo. Intendiamoci, Renzi e Italia Viva, così come Calenda e la sua Azione (per non dimenticare le diverse anime civiche presenti politicamente sui territori) dovranno trovare una loro giusta interlocuzione con il Partito Democratico e con tutte le altre realtà che , seriamente, vorranno riportare gli ideali delle migliori tradizioni liberali, cattoliche e socialiste, ad una proposta di Governo credibile. Quindi grazie a Renzi e a C.I.A.O. 2030 (4) per l’opportunità che ci offre ma…siamo solo alle promesse, ai preliminari.

(*) C.I.A.O. 2030   .Per l’Italia, un progetto di Italia Viva.

.1. Tradotto  con “una impresa difficile” .  Così come è una impresa difficile quella ben raccontata nel libro (solo in tedesco e in inglese)   Hilft die Entwicklungshilfe langfristig?: Ediz.  Westdeutsch. Verlag. Autore:  Rh. Stockman.

https://www.readcube.com/articles/10.1007%2F978-3-663-01484-3_1     “L’aiuto allo sviluppo può servire? Una impresa difficile….”                        Testo che ci potrebbe aiutare a capire cosa ci aspetta.

.2. Su questa pochezza , bene ha scritto di recente il direttore dell’Ist. Storico per la Resistenza in provincia di Alessandria (ISRAL)  Mariano Santaniello: https://ilponte.home.blog/2020/01/09/mariano-g-santaniello-alessandria-luniversita-e-gli-altri-note-per-una-proposta-di-cooperazione/

.3. / .3 bis .   “Giusto” / “giustissimo” hanno un valore del tutto relativo e, per quanto mi riguarda, ironico. Siamo e siamo sempre stati per le “grandi opere” ma per quelle utili, all’interno di una programmazione meditata. Anche più costose di quanto ci verranno a costare i vari “valichi”, ormai segnati da trenta – quarant’anni di cambi di progetto, cambi di direzione, lievitazione del budget, fermate e accelerazioni dei lavori discutibili. Ma avremo tempo di parlarne ancora.

.4. https://youtu.be/tYomsP_6gcs           . . https://www.italiaviva.it/ciao_2030_il_progetto_di_italia_viva_per_il_recovery_plan

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