Caravaggio. Il contemporaneo.

La mostra è ideata e curata da Vittorio Sgarbi, sua è anche una presentazione virtuale all’ingresso della mostra, e – se ne avevo ancora dubbio – lo Sgarbi critico ed esperto d’Arte dovrebbe essere sempre e solo officiante in questo campo, togliendosi completamente dalla sempre più criminale televisione che incita i peggiori istinti umani anche nei migliori.

Ed è di questi peggiori istinti, a cui nessuno di noi può sottrarsi, se non incontrandoli e trasformandoli, che le opere in mostra “mostrano”, una mostra che non è fatta per cuori e palati delicati, tale è la violenza e la disperazione che ogni opera ci porta davanti agli occhi.

Disperazione e violenza che ogni epoca porta con sè, raccontate da Artisti che troppo spesso in quella violenza e disperante ombra si perdono, come ingoiati da un potente gorgo che, come ogni seduzione, prima accende e poi brucia.

Il “trittico” che Sgarbi ha estrapolato dalla storia della nostra Arte : Caravaggio, Burri, Pasolini, ci accompagna dentro le nostre periferie infere, dove  il buio della tela ben racconta quel buio dell’anima a cui nessuno può sottrarsi e che non tutti sanno trasformare in nuova visione.

Le opere che ci accompagnano, nell’intensità buia e attenta dell’allestimento, si riflettono dentro noi come lume di candela, offrendoci squarci di luce e d’ombra della nostra profondità umana, profondità  che abbiamo allontanato solo apparentemente dalle nostre quotidiane vite, ma che ci inseguono perennemente se non daremo loro casa e nome.

Se per Caravaggio e Burri è la pittura che racconta profeticamente il disfacimento della nostra umanità, dove colore e materiali diventano polvere e stracci di un cadavere – il nostro – destinato ad un ritorno alla terra senza redenzione; in Caravaggio e Pasolini quel che emerge prepotente è l’ardire del corpo e delle sue passioni, struggente è vedere come i volti dei ragazzi di strada pasoliniani si rispecchino nei volti dei giovani bacchi dipinti dal Caravaggio . Erotismo storto, come le statue di Camille Clodel, dove tutto tende troppo appassionatamente all’alto, per cadere e sprofondare invece amputato e disperato nel gorgo di un inferno sempre presente.

Pasolini si era identificato in Caravaggio? Solo una coincidenza la data della sua morte? Quel 2 di novembre, giorno che onora tutti i morti, quei morti che non abbiamo saputo accogliere nelle nostre vite, quei morti che non hanno saputo accogliere la loro vita.

Le fotografie – strazianti – del cadavere di Pasolini, sono lì a farci vedere che il martirio è sempre presente, come Caravaggio ci è sempre contemporaneo, un martirio quotidiano che infliggiamo a chi ci mostra l’altra faccia della realtà; martirio che infliggiamo a quella parte di noi stessi che esiliamo perchè ci porta davanti alla nostra porta.

Aprirla o non aprirla. Questa è la differanza che ci fa Essere.

P.S. In mostra c’è un breve scritto, un’intervista che non sono riuscita a trovare per riportarla qui ma, se andrete a vedere questa mostra, leggetela attentamente. La persona intervistata racconta dell’opera e della vita di Pasolini, squarciando le ovvietà in cui troppo spesso cadiamo per coprire la terribilità della realtà, che c’è e che non va mai esiliata.  E che non è certo quella che i media e le tv dissennatamente ci propinano!

L’attesa mostra Caravaggio. Il contemporaneo offre ai visitatori l’opportunità di contemplare il Seppellimento di santa Luciala prima opera siciliana di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, normalmente collocata a Siracusa, nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia.
Nel 1608 l’artista, condannato a decapitazione e continuamente in fuga, evade da Malta e giunge a Siracusa. Qui realizza il Seppellimento di santa Lucia per l’altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel luogo dove, secondo la tradizione, la santa fu martirizzata. La scena sembra collocata negli ambienti sotterranei e bui delle note latomie sottostanti la Chiesa, nelle quali si trova il sepolcro della martire. Si tratta di un Caravaggio ormai maturo, ossessionato dall’idea della decapitazione, maestro nella regia di composizioni articolate in dipinti sempre più silenti e spirituali.
Nell’esposizione del Mart il capolavoro di Caravaggio si sdoppia: come in un gioco di specchi, le opere esposte sono due. Una è l’originale, l’altra una fedelissima replica realizzata con tecnologie rivoluzionarie da Factum Arte e Factum Fondazione. La fedeltà della riproduzione è tale da “ingannare anche l’occhio più esperto” assicura Vittorio Sgarbi. Il “vero” Seppellimento sarà esposto al Mart fino al 4 dicembre, poi farà ritorno a Siracusa dove è atteso per i festeggiamenti della Patrona della città, il 13 dicembre. La mostra proseguirà a Rovereto fino al 14 febbraio 2021.

Attraverso la proposta di diversi livelli di dialogo possibili, la mostra sottolinea l’attualità spirituale di Caravaggio. Il capolavoro seicentesco si riverbera in una selezione di opere e fotografie contemporanee.
Seguendo liaisons concettuali, il Mart propone un confronto tra questo capolavoro e una selezione di opere del grande maestro dell’Informale italiano: Alberto Burri. In un continuo rimando tra immagini, simboli e affinità, completano la mostra il grande dipinto I naufraghi (1934) di Cagnaccio di San Pietro, le opere dell’artista Nicola Verlato e del fotografo Massimo Siragusa, alcune fotografie sulla vita e la morte di Pier Paolo Pasolini. Oltre ai nuclei tematici rappresentati da questi accostamenti, la mostra ha due opere-sipario: una di Hermann Nitsch, proveniente dalle Collezioni del Mart, e una di Margherita Manzelli. Infine, ad accogliere i visitatori nel Foyer di ingresso, è esposto un dipinto di Andrea Facco ispirato alla Decollazione di san Giovanni Battista di Caravaggio.

La mostra Caravaggio. Il contemporaneo prosegue nei Focus di approfondimento dedicati ad artisti visivi il cui lavoro richiama, si ispira o evoca l’estetica caravaggesca: Nicola Samorì Luciano Ventrone.

di Patrizia Gioia

Al MART di Rovereto dal 09 ottobre 2020 al 14 febbraio 2021.

 

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