Cascina Boida: se ne approfondisca la conoscenza piena

L’attento Alberto Ballerino sul “Piccolo” di venerdì scorso ci ha ricordato che è ancora possibile fare  “giornalismo di inchiesta”, quello che non guarda in faccia a nessuno e che, spesso, riesce dove la “politica” o l'”amministrazione” fallisce. Ha trattato da par suo lo (a questo punto…) scottante materiale riguardante la struttura storica risalente a fine 1500 che faceva da contorno ad una Alessandria turrita e con mura, più o meno dove ci sono gli spalti oggi, ben diversa dall’attuale: la cosiddetta “cascina Boida” sulla strada da Alessandria a Savona.  Un documento storico unico, una vera finestra sul passato che un giovane architetto, ricercatore presso l’Università di Genova, ha bene argomentato in alcune sue prese di posizione, culminate con un esposto alla locale Soprintendenza alle Belle Arti. Da questi carteggi è partito >Ballerino e ora, pare, si comincino a vedere spiragli di possibili soluzioni positive alla vicenda. Sperando che il Ministero di competenza (il MIC) non rimescoli di nuovo le carte operando in modo che, apparentemente , tutto cambi per poi  “non cambiar nulla”. L’editoriale pubblicato il 26 agosto tratta proprio di queste “novità” che portano ad una ancor più stretta dipendenza delle Soprintendenze ai politici di turno con nomine mirate e “verifiche” delle procedure ancor più stringenti. Di fatto la citazione del “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa non è casuale perchè ci troviamo di fronte al più classico degli interventi sul territorio con operazioni radicali su strutture storiche preesistenti per occupare ulteriore  suolo e, nel caso specifico, trasferire (e ingrandire) il vicino supermercato LIDL ….con il contentino (nei pressi) di qualche struttura sportiva o dedicata alla socialità locale. Un deja vu che Pro Natura, DSF Piemonte,  l’associazione AISA Ambiente e le Guardie Zoofile provinciali (sotto l’egida del CEA Centro di Educazione Ambientale di Alessandria/Levata) hanno reso ancor più manifesto formulando a loro volta una serie di esposti alle autorità di competenza oltre alla citata Soprintendenza.

Più in dettaglio, il carteggio di cui siamo venuti a conoscenza, riporta divergenze sulle indagini da svolgere, richiedendo espressamentec di non limitarsi all’analisi della struttura nella sua forma attuale, più volte rimaneggiata ma di operare con apposite ricerche archivistiche per accertare se nei tempi passati vi fossero stati affreschi o parti dedicate al culto reliogioso. Una sentenza del Consiglio di Stato, sullo specifico argomento, è molto chiara:  “le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose”. (1).

Quindi, nel caso dovessero essere reperite vestigia di una qualche significanza, automaticamente si fermerebbe l’iter autorizzativo per la verità solo in fase iniziale) e si aprirebbero scenari completamente nuovi.

La cascina in oggetto, insieme a diverse altre (famosa, soprattutto, la contigua Cascina dei Frati, ora completamente scomparsa, ma coeva della “Boida”) potrebbe essere rimessa a nuovo in funzione di promozione culturale e tutristica, ospitando all’interno, oltre a spazi di uso sociale e comune, una mostra che ci spieghi l’evoluzione degli spazi a sud-ovest della asntica città di Alessandria, la loro popolosità e, per quanto riguarda le tipologie di costruzione, l’assoluta rilevanza delle realizzazioni destinate ad uso civile o lavorativo, con aie, granaie, ripostigli per i carri, spazi per gli animali e una ciclicità nell’uso dei materiali (praticamente senza scarti) che sarebbe studiare anche come esempio di antica resilienza. Non stiamo ad aggiungere che il quadro, la rete di insieme di questa rilettura della città e dei sobborghi non potrà esimersi dal prendere in considerazione altre strutture vicine (ad es. il Forte Acqui o la area ex Fornace Testa) e meno prossime ma di sicuro impatto culturale ed emotivo. Il pensiero va all’area di Marengo, alla Cittadella, ad alcuni palazzi storici della città, al sobborgo di Villa del Foro, al castello di Casalbagliano e a molto altro.

La cascina Boida potrebbe rappresentare un segnale importante nel senso di un corretto uso del territorio e della rivalutazione culturale di una intera comunità.   Vedremo che succederà.

.1. Sentenza consiglio di Stato n. 5 del 3 febb. 2023.

 

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