I caterpillar Cirio e Rixi sono partiti

Mai come in questo periodo mi sento inutile e “fuori dal coro”. Incontri con tutte le autorità ben piazzate nelle prime tre file, con davanti Carabinieri graduati, anche donne (perché così vuole l’etichetta), a seguire amministratori centrali e periferici (dietro). A fianco, a volte ma non sempre (buon segno), rappresentanti della Chiesa vicino a noti operatori finanziari e dirigenti di Banca. Un bel parterre arricchito, di volta in volta, dagli imprenditori, passati nel giro di cinquant’anni dalla definizione del tutto normale di “padroni” e “padroncini” a quella di proprietari, investitori, imprenditori, benefattori. Una evoluzione per nulla semantica ma di contenuto. Perché chi li presenta così, chi li invita e li “fila” pensa proprio al benefattore con nessuna sfumatura negativa, mai.

Tranquilli, non sono diventato (non lo sono mai stato) “comunista” e tanto meno estremista. Si tratta solo di considerazioni a margine di fenomeni di costume che, qualche decina di anni fa, avrebbero fatto sorridere e ora mi (ci) fanno sentire come Piemontesi e Austriaci dopo la battaglia di Marengo: impotenti, rissosi, sconfitti, persi.

Sicuramente – in altri tempi –  avrebbe suscitato il riso la previsione, al millimetro, di ciò che stava per essere comunicato in un incontro pubblico. Cioè, per capirci, l’ “incontro pubblico” era riassunto nel foglio di presentazione consegnato ai congressisti con tanto di dettaglio degli interventi e documentazione patinata.  La “velina” (di due pagine e mezzo, quindi nella media) ha circolato da subito  nel recente incontro sulla Logistica del 15 aprile 2024 e non si tratta di “pettinare le bambole”, come direbbe qualcuno, ma di chiedersi seriamente dove stiamo andando a finire. .

Salone “Alexala” gremitissimo in ogni ordine di posti, OTI Piemonte a promuovere con sponsor di eccezione, fra gli altri Confindustria e UniCredit. Il titolo, estremamente accattivamente, prometteva fulmini e saette e così è stato.

Dettagli in margine al Rapporto OTI Piemonte 2024

In sostanza si è trattato di fare il punto su quasi settanta  opere infrastrutturali ritenute “più urgenti” dalle industrie piemontesi  in stretta sinergia con “Fondazione SLALA” impegnata a disegnare i futuri scenari dei traffici di merci nel nord ovest italiano, cioè qui da noi.

Numeri che fanno capire tre cose: la parentesi sonnolenta del Covid è finita e si ritorna a produrre e a inquinare più di prima. Pochissime le parole destinate ad una produzione compatibile, soprattutto molto pochi i riferimenti a cambi di passo in produzione di merci che comunque “tirano” e che non si  vogliono lasciare ai lazzaroni asiatici siano essi russi, cinesi o altro. Del fatto che la Russia sia, per la parte più industriale e popolata, in Europa non interessa perché l’obiettivo è essere in linea, capire da quale parte va la maggioranza, con soldi e finanziamenti  collegati, senza porsi problemi.”Comincino gli altri a cambiare le cose, a costruire e vendere macchine meno inquinanti, a ripensare i prodotti in modo che si possano riciclare cambiando le linee industriali (quelle  che contano davvero) di conseguenza”.  Saranno costi  in più che dovranno accollarsi e che noi, l’Europa, “non vediamo perché dobbiamo fare per primi”. “Nosotros como todos” diceva un Sancho Panza quanto mai prosaico ad un sognatore Don Chisciotte nell’omonimo romanzo di Cervantes … e direi che l’indirizzo è quello.

Non ci credete?…Eccovi accontentati…La registrazione integrale è pubblicata su “YouTube” e la potete vedere/ascoltare qui.

Comincia il presidente Cirio, in piena campagna elettorale per ricevere la sua seconda investitura con un roboante:  “Il Piemonte è pronto a fare la sua parte, se verrà chiamato” . E i riferimenti vanno in modo particolare al livello nazionale, notoriamente omologo dello stesso Cirio ma, evidentemente, con necessità di ripetizioni (specie per recuperare denari). Fa poi riferimento (dal suo collegamento via “zoom”) al destino cinico e baro che ci confina al di qua delle Alpi, vera barriera insormontabile. Il primo accenno va al raddoppio possibile del Valico del Frejus, definito “un’opera di cui il Piemonte ha enormemente bisogno e di cui si è parlato nella recente  Conferenza transfrontaliera Italia / Francia. “ Sempre grazie alla grande mobilità e attività del governo regionale uscente si è riusciti a “evitare la chiusura permanente del Monte Bianco, anzi se ne è richiesto  il raddoppio, utilizzando il periodo di manutenzione non solo per rinnovare un’opera che mostra insufficienze nel  sostenere il traffico ma per avere due canne di scorrimento”. Ma l’euforia del presidente, non lo chiamerò mai governatore, non si ferma qui. “Tante opere, tanti interventi anche di carattere ferroviario, tutti grazie a noi. Importantissimo – tra gli altri –  il collegamento tra Torino centro e l’aereoporto di Caselle, utile in prospettiva anche per il Piemonte sud” . Cirio ha spesso un sorrisetto beffardo che lo caratterizza e, forse, avrà pensato di poterla fare franca, dando l’impressione di crederci davvero. In pratica ci propina una non notizia, chiaramente l’aereoporto deve avere collegamenti seri con la città che, per inciso, si attendo da quarant’anni e comunica ciò che non sarebbe nemmeno da comunicare, ma “già acquisito”. Comunque, per la cronaca, oggi da Caselle a Porta Nuova stazione Torino, se non si è fortunati ad imbroccare tutti i tempi giusti, si è costretti a lunghe attese e, soprattutto, ci si deve sorbire uno snervante viaggio da autobus urbano della durata di una quarantina di minuti. Non l’altr’anno…ma nel corrente 2024. Ma di sicuro Cirio ha l’auto blu che lo aspetta per cui questi problemi sono a lui ignoti. Ha avuto, invece, per tempo la comunicazione che il Piemonte è “riuscito ad “uscire dalla non piacevole definizione di ‘non investment area” cioè area non interessante per investimenti, in quanto gran parte del territorio piemontese veniva considerato di scarso interesse strategico e commerciale. Con candore ci comunica che “proprio la settimana scorsa abbiamo avuto questa valutazione positiva” che, secondo il presidente, porterà “enormi” vantaggi al nostro territorio regionale. Vedremo. Temo però che, se il tutto è collegato alla Logistica, al Terzo valico fantasma Genova-Milano e alla Torino-Lione, ci sarà ancora aspettare.

Brevissimo (e in presenza) invece l’intervento della dottoressa che sostituisce marco Gay di Confindustria e che ci ricorda il “tema del ‘retroporto’ fondamentale”  ricordandoci che “se tutto andrà bene bisognerà pensare – oltre ai collegamenti con Genova e Savona per il trasporto ordinario –  anche alla manutenzione delle strade e ad altri servizi aggiuntivi”. Il profumo del ghiaietto frantumento e trasformento in cemento per mille usi era quasi percepibile in sala. Come essere ritornati indietro di cinquant’anni con rassegna di divise militari in prima fila, politici di alto e medio bordo a seguire e tutto un codazzo di faccendieri a riempire ogni interstizio. Ma in quest’aria tutta particolare, forse post-moderna, sicuramente preoccupante, ci si è buttato c capofitto il ViceMinistro delle Infrastrutture e trasporti Rixi che ricorda il punto focale di tutto:  “Abbiamo la necessità di procedere con tutta una serie di opere”. D’altra parte è già stato detto e viene ribadito da Rixi… il Piemonte “ sarà centro nevralgico della politica economica europea” . Lo ha detto qusi con un sussurro…ma lo ha detto, pensando forse anche alla sua Liguria che da questo nuovo protagonismo pensa di ricavare moltissimo. Non contento rincara la dose con un altro passaggio da nobel: “Piemonte come pilastro fondamentale del sistema logistico continentale”. “Incrocio fra tirreno-Alpi (quello che un tempo era Genova-Rotterdam) e la Lisbona – Kiev”.

E’ sempre Rixi a ricordarci che siamo “troppo chiusi sul versante Frejus e su quello svizzero, e – in modo specifico – in forte ritardo a causa di errori sul passaggio del monte Bianco”. Ma in ritardo rispetto a cosa? I numeri dei traffici transfrontalieri italiani da e per l’estero non vengono divulgati (mentre altri sono ripetuti varie volte) per il semplice motivo che le aspettative degli anni Novanta dello scorso secolo non solo non si sono avverate ma, dagli stessi Stati confinanti, sono stati ridotti se non dimezzati. Perché all’estero i bilanci e le strategie di intervento sono operazioni serie e non “ballerine”. E, sempre sul leit-motiv del “ritardo” Rixi tuona: “siamo indietro sulla TAV per un impazzimento generale che non ha riguardato solo il territorio italiano” ma “incredibilmente” anche il settore francese, oltre che – aggiungo io – interessi più o meno accertati riguardanti aree del malaffare. Ma Rixi va come un treno espresso e ci ricorda che la  “Torino-Lione è una opera fondamentale, in ritardo per tentennamenti e incapacità operative di diversi Governi”. Accenno al Passaggio Colle del Tenda.  Ma va anche oltre e arriva ad ipotizzare una “apertura integrale del Terzo Valico GE – Tortona entro il 2026, all’inizio fino 75 per cento delle possibilità, comunque superiore alle esigenze”.  Interessante questa frase perché ammette implicitamente ciò che non avrebbe voluto dire… l’opera è sovradimensionata ed è stata approvata e in parte costruita su numeri gonfiati. Fra questi ci sono proprio quelli dei flussi commerciali. Si fa quindi prendere la mano e ricorda che i rincari dovuti a post Covid e “guerre varie” (così si è espresso) portano a conseguenze devastanti. Infatti “negli ultimi cinque anni sono aumentati del 45 per cento i costi. Un cantiere ferroviario costa il 40 per cento in più rispetto al 2018”. Con una stoccata ai 27 dell’Unione Europea che non hanno ancora capito che vi sarà a breve uno spostamente verso il Mediterraneo nei flussi che contano e l’Africa, in modo particolare, sarà protagonista.

                                                                                                                 (1)

Ma gli scambi da e per l’Oriente sono soprattutto di marca cinese e, forse, qui  Rixi dovrebbe fare più attenzine perché non siamo più ai (recenti) tempi della Via della Seta.   Omettiamo quanto ha ripreso, da una decina di suoi comizi precedenti, riguardo alla presenza asfissiante di nome e codicilli che “frenano” lo sviluppo di una Italia “che vuole diventare protagonista”, proclami conditi da attacchi al Codice degli Appalti e al movimento sindacale. Ma vogliamo leggerci tutto il ponderoso volume di base all’incontro. Tabelle, torte, statistiche, carta patinata, tecnicismi a gogo che non entusiasmano ma che ci impegniamo – come redazione – ad analizzare.  E chissà che esca qualche altra chicca…

Sicuramente, come un novello generale Desaix, risolutivo nella battaglia di Marengo citata , vinta (con fatica) dai Francesi napoleonici, va a suggellare questo Patto di PalaMonferrato l’inossidabile Fabrizio Palenzona, già Sindaco di Tortona, presidente dell’Ente provincia di Alessandria e ora plenipotenziatio Unicredit. La sua benedizione “erga omnes” vale più di una promessa. E’ piuttosto un ferreo sigillo che glorifica e rende eterna la squadra vincente, quella della “battaglia del Terzo valico ferroviario” e nemmeno cita i perdenti, ridotti a “incidenti di percorso”. Chapeau.

.1.  Il comunicato è quello , preconfezionato, consegnato prima dell’incontro pubblico che – magicamente – fa il “riassunto” dello stesso prima ancora che avvenga.

Qui di seguito, invece, buona parte della registrazione in diretta FB poi rilanciata sul sito “youtube” di Laboratorio Synthesis.

https://youtu.be/h6EiaWAI4mM 

 

 

 

 

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