Centralismo o Repubblica Federale?

Il centralismo lo conosciamo bene, da circa 150 anni, e da circa centocinquanta anni ci ritroviamo con Roma capitale.

Il modello è quello classico napoleonico, un centralismo ereditato da Napoleone e ancor prima dalla Rivoluzione francese assediata dai suoi nemici.

I grandi successi militari di Napoleone portarono anche nell’Italia del primo Ottocento l’impostazione politica di un paese centralizzato, in cui le differenti regionalità erano accusate di portare debolezze e disunione, mentre il centralismo avrebbe dato vita ad uno Stato Nazionale forte, come in Francia ed Inghilterra.

E così, l’idea di Patria ha progressivamente messo in ombra le tradizioni locali, i dialetti, quello che di tipico hanno tutte le regioni italiane, non una esclusa.

Certo, a metà Ottocento il centralismo poteva essere giustificato, e Roma capitale aveva un senso ideale, ma siamo sicuri che sia stato per il meglio?

Un osservatore acuto e non puramente nazionalista quale Carlo Cattaneo, descrive nel suo “Politecnico” un modello alternativo, che riflette quello della vicina, piccola, ma evoluta Svizzera, in cui lo stesso Cattaneo, cacciato dalla corona Sabauda, lavorerà per decenni e dove le sue capacità saranno ampiamente riconosciute.

Il modello centralista che ci guida tutt’ora, ha dato spesso e volentieri pessima prova di sé, come nel quinquennio 1940-1945, quando una dittatura monocratica ha portato il paese a livelli di barbarie senza precedenti.

Certo, il paese si è ripreso, ma soltanto per la forza dei suoi cittadini, non per altre astruse considerazioni, per cui si può dire che il modello centralista non ha avuto degli effetti di grande sviluppo sul paese, specialmente negli ultimi trent’anni.

Al contrario si potrebbe affermare che le singole regioni abbiano in sé una forza dinamica di espansione che contraddice quella statica di popolazioni che attendono una sorta di manna proveniente da Roma, o in questi anni da Bruxelles.

Alcune regioni, a mio avviso, forse non tutte, hanno in sé la forza di basarsi sulla propria storia, sugli usi e costumi, sulle caratteristiche proprie, sulla cucina che contraddistingue, su tutto quello che è intrinseco in un paese diviso per secoli, anzi, per oltre un millennio, ed unito da una mirabolante avventura militare.

Anche la vicina Germania è passata dal pugno di ferro di Bismarck ad una esperienza luciferina quale il nazismo, ad una esperienza Federale che mi sembra stia dando buoni risultati in termini di democrazia di base.

Citavo, dal piccolo al grande, esempi quali la Svizzera, la Germania Federale, gli Stati Uniti d’America: perché l’Italia non dovrebbe attraversare un’esperienza similare?

I risultati sono tutti da vedere.

L’Italia centripeta, rivolta a Roma, non mi sembra abbia dato dei risultati straordinari ed una televisione, statale o commerciale, molto edulcorata, non può spacciare per verità quello che ai più accorti può sembrare una rappresentazione teatrale mirata, tendente al falso storico.

La Verità sta altrove.

Viator

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