Siamo in uno dei momenti storici che saranno ricordati, se storia ancora ci sarà.
Siamo, volenti o nolenti, dentro alla Guerra, ma di Pace non si parla, o meglio se ne parla senza davvero porre orecchio a cosa sia davvero la Pace: un quotidiano cammino pacificato.
E sì che di potenti parole ne avremmo, altri uomini come noi si sono trovati davanti al baratro, dove l’umano abdica alle sue migliori qualità per aderire ignorantemente e ciecamente all’Ombra che sempre più sta sommergendo tutti e tutto.
Un’Ombra che non si vuol riconoscere perchè ognuno dovrebbe farsi carico della propria. Costa fatica divenire uomini e donne.
Da tempo seguo la disastrosa strada di una politica e di una spiritualità incapaci d’essere tali e questo G7 è, per il mio sentire, a dir poco inquietante. Mi appare come quando da bambini ci si unisce contro qualcuno che ci è antipatico, che ha un altro modo di porsi e che sotto sotto invidiamo, ma siamo incapaci di stare fermi e zitti e trovare le parole da dire per incontrarci invece di scontrarci.
Cerchiamo alleati che non stimiamo pur di sconfiggere chi invece ci sta aiutando a vederci per quello che siamo. “Poveri e unici “ diceva un vecchio saggio.
Il nemico non è mai fuori, è dentro che dobbiamo incontrarlo e snidarlo e, come scrive Raimon Panikkar: amarlo:“L’amore per il nemico rende sì vulnerabile il nemico, ma rende vulnerabili anche noi ! “
Ed è di questo che abbiamo una enorme paura.
Con tutto il rispetto che devo a tutto e tutti, vedo in questo G7 la figura del Papa come la figura di Saulo davanti alla lapidazione di Stefano.
Per parlare di Pace la prima cosa da fare è invitare il nemico al tavolo, anzi alla tavola e condividere pane e vino. E conoscere le tue e le mie ragioni, perdendo entrambi qualcosa per trovare, insieme, qualcosa di inedito.
E invece ascoltiamo i prepotenti, ascoltiamo gli accumulatori di denaro e i divoratori di quell’umano che a loro fa difetto, ma che è la sola via per ridare dignità al cosmo intero. Sentirci parte costituiva del creato e cooperatori, innamorati custodi di tanta gratuita Bellezza.
Rileggiamo le accorate parole di Hermann Hesse, scritte nel 1916 ad un Ministro, rileggiamo: “Non di questi toni, Amici “; torniamo a leggere col cuore, il solo muscoletto che oggi ci serve, da mettere al posto di quella mano armata che sta distruggendo la Vita.
Come suggerisce Dante, è proprio nel mezzo della Selva oscura che possiamo ri-trovarci e ritrovare il bene che il risveglio offre.
Non cambiamo le parole alla Preghiera più bella che abbiamo: non indurci in tentazione! Siamo polarità ed entrambe le forze ci abitano.
Il bene e il male sono dentro di noi, entrambi vivi e pulsanti, per fare il male occorre una piccola parte di noi ( ricordate da dove entra il male nel Faust?! ) ma per fare il bene occorre tutto noi stessi.
E occorre che ci conosciamo e che torniamo ad amarci e abbracciarci.
Nessuna becera “distanza sociale “, nessuna insana mascherina, togliamoci ogni preservativo culturale e facciamoci contaminare dal virus del diverso !
L’abbraccio è l’energia che ci viene in soccorso, quell’abbraccio all’altro che rompe la paura di abbracciare noi stessi.
Per quello che siamo: poveri e unici.
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