– Abbiamo letto che il Rettore dell’Upo, Gian Carlo Avanzi, intenderebbe spostare gli studenti e i docenti del Digspes di palazzo Borsalino agli Orti, in un futuro ed ipotetico “polo universitario”.[1] Auspico si tratti solo di una infelice battuta dovuta alla scarsa conoscenza di Alessandria. Ricordo, infatti, che l’individuazione di palazzo Borsalino fu fatta, insieme, dall’Università di Torino (non del Piemonte Orientale) con gli Amministratori locali, dopo aver visionato diverse strutture, quando, a metà degli anni ’80, venne deciso il decentramento dei corsi dall’Ateneo di Torino verso le sedi dell’Università tripolare.
E’, infatti, del tutto evidente che Alessandria per passare “da città con l’Università a città universitaria”, come auspica il membro alessandrino del consiglio di amministrazione dell’Upo, Antonio Maconi,[2] i due Dipartimenti devono collegarsi e collaborare con le altre strutture culturali, formative e associative presenti, formando una rete diffusa nel corpo vivo della città. Non certo ai suoi margini e a discapito del centro: Il Digspes con il Conservatorio “Vivaldi”, la Biblioteca civica, l’Isral; il Disit con il Politecnico, l’Associazione “Cultura e sviluppo”, gli Ospedali e, entrambi i dipartimenti, con le associazioni sindacali, imprenditoriali e gli Istituti scolastici.
– Sulla decisione del consiglio di amministrazione dell’Upo di avviare, attraverso un bando e la ricerca di un’area prossima al Disit, la realizzare di un “campus” in Alessandria, la prima valutazione non può che considerare tale proposito in maniera positiva.
Dopo più di vent’anni dall’inizio dell’Ateneo del Piemonte Orientale si tratta di dotare anche gli studenti e i docenti alessandrini e, in particolare, i non residenti, di servizi analoghi a quelli che da tempo sono stati realizzati nelle altre due sedi della tripolare. Infatti se la realtà di Novara può contare su un vero “Campus” nell’ex caserma Perrone, dotato di una mensa e, al suo interno, di 54 camere singole e 14 doppie, a Vercelli sono, addirittura, due le residenze con, rispettivamente, 51 e 48 posti letto, disposti in camere singole e doppie. Di conseguenza le attenzioni, i rilievi e le sollecitazioni portate avanti negli anni da associazioni come “Città Futura” affinché anche gli studenti e i professori della sede alessandrina dell’UPO fossero dotati di analoghi servizi, avevano e hanno un fondamento. Rilievi non certo riferibili solo agli attuali responsabili del Rettorato, ma dipesi anche da una scarsa attenzione dell’Edisu (Ente regionale di diritto allo studio) e della Regione Piemonte nei confronti della sede di Alessandria.
– Nel merito della proposta la cosa che, però, più sorprende è che la medesima riguarderebbe non tutti gli studenti dei due Dipartimenti ma, in primis, quelli del corso di medicina, infermieristica e fisioterapia. Una indicazione che, se non precisata, può far ritenere che, da parte del Rettorato, non si intenda potenziare e valorizzare i corsi delle discipline umanistiche del Digispes, presso Palazzo Borasalino. Dove, ricordo, rimane insoluta, sia la necessità di nuovi spazi per studenti e docenti, che la piena fruizione del cospicuo patrimonio librario. Per la biblioteca una possibile soluzione avrebbe potuto essere – e a nostro giudizio ancora potrebbe – l’utilizzo di una parte dell’attigua ex Caserma dei carabinieri che la Provincia aveva messo a disposizione in comodato d’uso gratuito. Soluzione che gli attuali responsabili del rettorato non hanno ritenuto idonea.
– Un altro aspetto che suscita sorpresa e perplessità è che, nell’avviata procedura che dovrebbe portare all’individuazione dell’area dove realizzare il “campus”, è stata sin qui assente l’Amministrazione comunale. E, di conseguenza, non ne ha discusso il Consiglio comunale. E qui non si tratta solo di ricordare che, ad esempio, l’attuale Sindaco aveva indicato come possibile sede di una residenza studentesca una parte dell’ex chiesa di San Francesco e la precedente Amministrazione il palazzo degli ex Sordomuti in piazza S. Maria di Castello, ma il fatto che il nuovo insediamento determina delle conseguenze urbanistiche e viabili che vanno per tempo valutate, previste e organizzate dall’Ente locale, in una visione d’insieme con il resto della città.
In ogni caso se la Commissione Cultura del Comune non si interessa alla sede alessandrina dell’Università del Piemonte Orientale e non chiede conto agli attuali responsabili dei progetti e delle sue prospettive non si capisce bene di cosa si occupi.
– I ritardi accumulati dalla sede Upo di Alessandria nei confronti di Novara e Vercelli che, a nostro avviso, non riguardano la qualità della docenza, le dimensioni della ricerca e la propensione a rapporti internazionali, ma le strutture di servizio per gli studenti e i docenti (residenze, foresteria, mense, aule di studio e fruizione biblioteca a palazzo Borsalino), le quali hanno sin qui concorso a limitare il numero delle iscrizioni, devono essere superate sostenendo e valorizzando, in primis da parte del Rettorato, entrambi i Dipartimenti: Digspes, Disit e il nuovo corso di Medicina.
Renzo Penna
Associazione “Città Futura”
Alessandria, 8 febbraio 2021
[1] “Il Piccolo” di martedì 26 gennaio 2021
[2] “La Stampa” di venerdì 22 gennaio 2021
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