A colloquio con Giorgio Penotti, chansonnier alessandrino

“Ciao, ho pubblicato una mia canzone su YouTube, si parla di ciclismo e di guerra, di campioni e di fatica. Se non l’hai già visto clicca sul link ????

https://youtu.be/goeSny9W7yQ” . 

Queste le parole usate da Giorgio Penotti per la sua originale promozione di un pezzo musicale su “Ciclismo e pedalare”, con molti riferimenti al campione Fausto Coppi. 

Si tratta di una delle ultime realizzazioni dello chansonnier alessandrino che, dopo una vita trascorsa negli Istituti Superiori tra Fogazzaro, Dante e Leopardi, sembra dare pieno sfogo alla sua indole, leggera e raffinata che ha trovatto nel “mezzo” musicale la sua piena espressione.

Ma proviamo a conoscere un po’ più da vicino l’autore del pezzo sopra riportato (qui in coppia con Silvio Barisone)…  Giorgio, com’è la vita da chansonnier e, soprattutto, con quali intenti comunicativi?

R. Com’è la mia vita da chansonnier? Beh, potrei dirti che… Tutte le sere mi esibisco nei locali del Quartier Latin e del lungosenna, canto le mie canzoni accompagnandomi con la chitarra, a volte sul palco sale anche un violinista tzigano. Verso mezzanotte con la solita compagnia di scrittori, poeti, artisti, attori, dandy, nani e ballerine facciamo il giro degli altri locali, ancora cantando, fumando e bevendo fiumi di birra e calvados. Infine, verso l’alba mi ritiro nella mia mansarda con la pollastrella rimorchiata per l’occasione. Però se mi tolgo la maschera, pur mantenendo la mascherina per ovvie ragioni di sicurezza, ti dico che passo le mie giornate nel mio alloggio sul lungotanaro con mia moglie e nel mio studiolo scrivo canzoni che registro col telefonino per pubblicarle su Facebook e YouTube. Tutto qui.

Ora che ci siamo conosciuti meglio, ci anticipi qualche progetto per il futuro?

R. Vedo il mio futuro di musicista e cantautore nello stesso modo in cui vedo il mio futuro di uomo, ovvero: non so che cosa farò, ma sicuramente cercherò di essere migliore. Mi manca molto la possibilità di suonare dal vivo davanti ad un pubblico anche piccolo, ma partecipe. Qualche volta capita, per fortuna, ma non è abbastanza. Non è solo una questione di pandemia, il discorso è lungo e si è già fatto tanto volte. A me non interessa entrare nel business della musica, d’altronde non ho più l’età per farlo, però è naturale che nel momento in cui hai un repertorio di composizioni tue ti venga voglia di farle ascoltare. Spero che nei prossimi mesi nasca qualche occasione di presentare i miei prodotti artigianali anche da solo, ma preferibilmente in piccole formazioni, con altri musicisti e cantanti con i quali ho collaborato, vedremo. Nel video suono in duo con Silvio Barisone, è una formula semplice che rende molto, o almeno a me piace molto, cercherò di coltivarla a dovere. Noi musicisti degli anni ’20 siamo un po’ tutti sulla stessa barca, ognuno cerca di segnalarsi attraverso le reti sociali (leggi social), però finiamo per passare davanti alla gente come uno stormo di piccioni che sembrano tutti uguali.

R. Qualcos’altro che ci vuoi far conoscere?

Soffro di una passione onnivora per la musica, per questo sono sempre stato musicalmente eclettico, e purtroppo anche molto dispersivo. Ho scritto la prima canzone a sedici anni, allora i miei modelli erano stranieri, Dylan e la West Coast; poi sono passato attraverso tante esperienze musicali diverse, dal folk al jazz e tutte ovviamente mi hanno lasciato qualcosa in eredità. Se proprio devo indicare dei modelli di riferimento la mente mi porta prima di tutto a Paolo Conte, Francesco De Gregori e Fabrizio De André. Un cantautore contemporaneo che trovo bravo è Asaf Avidan, a livello internazionale, in Italia Brunori Sas e tanti altri nomi poco noti anche locali. Quando scrivo mi lascio portare da una cosa, qualunque cosa, che mi abbia colpito e che diventa pretesto per inventare una storia o descrivere un quadro.

Molte grazie e….i migliori auguri.

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