Contrastare i “negazionisti”. Sempre.

Per decenni, le aziende produttrici di combustibili fossili e altri soggetti interessati al proseguimento dell’economia basata sui petrolio, gas e derivati hanno lavorato per seminare dubbi sulla realtà del cambiamento climatico e sulla fattibilità di affrontarlo. Questa campagna di disinformazione ha avuto effetto. Almeno…ha ottenuto il suo obiettivo primario…”instillare nelle popolazioni la convinzione che c’è comunque tempo” e che “la situazione non è poi così grave”.

Sostanzialmente “le persone in tutto il mondo credono nel cambiamento climatico e vogliono agire in modo sostenibile, ma la disinformazione continua a influenzare le loro convinzioni sul cambiamento climatico, la loro capacità di discriminare informazioni vere e false sul cambiamento climatico e il loro comportamento a favore dell’ambiente”, afferma Tobia Spampatti, uno giovane laureato presso l’Università di Ginevra in Svizzera che sta studiando come utilizzare la psicologia e le neuroscienze per promuovere l’azione per il clima.

Spampatti e i suoi colleghi hanno sviluppato sei interventi psicologici per combattere la disinformazione climatica.

D’altra parte precedenti ricerche hanno suggerito che fornire preventivamente avvertimenti sulla disinformazione e controargomentazioni contro di essa potrebbe servire da “vaccino psicologico”, preparando le persone a resistere meglio ai messaggi dei negazionisti. I nuovi interventi, che Spampatti e i suoi colleghi descrivono sulla rivista Nature Human Behaviour, si basano sulla ricerca riguardante: “ come le persone sviluppano e aggiornano la loro comprensione delle informazioni scientifiche”. I ricercatori, di fatto esperti importanti della materia, al pari – se non di più – importanti quanto gli scienziati che studiano i cambiamenti climatici,    suggeriscono alcuni atteggiamenti “utili”.

  1. Il forte consenso scientifico sulla realtà dei cambiamenti climatici causati dall’uomo;
  2. L’affidabilità degli scienziati che preparano rapporti internazionali sul clima e suggeriscono strategie per combattere il cambiamento climatico;
  3. Trasparenza sui pro e contro delle azioni per il clima;
  4. Le forti ragioni morali a favore dell’azione per il clima;
  5. L’importanza di valutare attentamente l’accuratezza delle informazioni online;
  6. Le emozioni positive che derivano dall’azione per il clima.

I ricercatori hanno testato l’efficacia di questi interventi in uno studio online che ha coinvolto 6.816 partecipanti provenienti da 12 Nazioni diverse. Tutti Paesi che hanno diversità nelle caratteristiche culturali ed economiche, sebbene tutti con l’inglese come lingua ufficiale o preminente.

In ognuno di questi Stati, i partecipanti sono stati divisi in otto gruppi. Sei gruppi hanno ricevuto ciascuno uno degli interventi psicologici prima di essere esposti a 20 articoli di disinformazione climatica derivati da post di negazionisti climatici su X, precedentemente noto come Twitter. Un altro gruppo ha visualizzato i messaggi di disinformazione senza alcuna prevenzione, mentre un gruppo di controllo non è stato esposto né a strategie di disinformazione né a strategie di prevenzione. Dopo ogni messaggio di disinformazione, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di valutare come si sentivano riguardo all’adozione di azioni per fermare il cambiamento climatico.

Ci aspettavamo che la vaccinazione psicologica che abbiamo testato proteggesse le persone dalla disinformazione climatica, perché era stata identificata come una strategia promettente per combattere la disinformazione”, afferma Spampatti. “Sfortunatamente, abbiamo notato che queste vaccinazioni proteggono solo da un elemento di disinformazione, ma non di più”. Sarebbe necessario un effetto più duraturo per proteggersi dalla disinformazione nel mondo reale, dove il negazionismo climatico è abbondante.

Alla fine dello studio, dopo tutti i messaggi di disinformazione, i ricercatori hanno anche valutato le convinzioni dei partecipanti sul cambiamento climatico, la capacità di distinguere tra informazioni climatiche vere e false e la volontà di intraprendere comportamenti rispettosi del clima. I ricercatori hanno scoperto che l’esposizione alla disinformazione ha eroso tutti e tre questi aspetti e gli interventi hanno offerto poca protezione, sottolineando quanto sia potente la disinformazione climatica.

Solo l’intervento che ha chiesto ai partecipanti di riflettere attentamente sull’accuratezza delle informazioni online ha prodotto un leggero vantaggio nel consentire alle persone di distinguere le dichiarazioni climatiche vere da quelle false. I ricercatori non hanno ancora perso la speranza nella strategia psicologica del “vaccino”. “Pensiamo che le vaccinazioni siano più efficaci …1) quando sono  fornite da fonti credibili (siano essi scienziati, giornalisti o “leader riconosciuti” e 2) quando presentate in un formato più coinvolgente (ad esempio, video ufficiali – non “fatti in casa”, giornali scientifici riconosciuti etc.), ” dice Spampatti. “Stiamo attualmente sviluppando nuovi interventi basati sull’evidenza per testare in modo simile, per continuare questa importante battaglia”.

Fonte: Spampatti T. et al  “Psychological inoculation strategies to fight climate disinformation across 12 countries.” Nature Human Behaviour 2023.

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