Coupe de chance – Woody Allen sdentato

“Coupe de Chance”, il cinquantesimo film di Woody Allen, girato a Parigi e interamente in francese è stato per me una sofferta delusione.

Si sa che il troppo stroppia e la pubblicità per questo film, come le critiche, sono state bulimiche, perfettamente in linea con lo spirito del nostro tempo.

Certo questo film mi ha fatto riportare al cuore capolavori del nostro Allen, momenti di vero cinema come: “un’altra donna”, “Anna e le sue sorelle”, “Settembre” e, tra gli ultimi, il conturbante “ Match point” , che certamente vanno a coprire il buco nell’acqua di questo cinquantesimo.

Il caso, la fortuna sono stati temi più volte affrontati nei film di Allen e anche in questo, ma qui è come se Allen fosse un po’ insonnolito, come ho letto fosse poco prima del collegamento con Fazio, nome che il cuore vuole dimenticare e che mi ricorda una pubblicità uscita negli anni 80: “chi compra una firma quasi sempre non ha un nome “.

Sì, c’è Parigi, ma ben lontana da altri racconti che il regista ci ha fatto, nessun bacio senza ombrello sotto la pioggia, nessun rintocco a Mezzanotte per salire sull’auto con Dalì e Fitgerald, nessuna danza alla Chagall lungo il Tamigi, una Parigi monotona, illuminata come solo sa fare la finzione, bella gente, belle case, tanti soldi, poca vera vita.

Il cinismo impera, la superficialità va a nozze con una fortuna che si compera con ogni mezzo, il caso perde il suo allure, nessun ostacolo si può intromettere tra sentimento e desiderio di potere.

Quale il colpo di fortuna a cui strizza l’occhio Allen? Non certo il finale tanto strombazzato e assai deludente. E allora ?

Nel film il vero protagonista, quello che scombina le carte in tavola, è un Poeta, l’unico che la vita la snida dal profondo e che viene fatto fuori senza tanti scrupoli.

Forse qui Allen, svegliatosi dal sonnellino, ci vuole dire che nemmeno la Poesia può salvarci ?

di Patrizia Gioia

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