Il delitto Matteotti brucia ancora per gli eredi del fascismo

Il simbolo del Partito Socialista Unitario del 1924 di Turati e Matteotti

Il vero motivo per cui si sono arrabbiati tanto con Scurati? La Meloni e i suoi referenti in RAI-TeleMeloni? Che qualcuno, e in questo caso qualcuno di decisamente autorevole come lo scrittore Antonio Scurati, si sia azzardato a nominare il nome, proprio quel nome, che gli eredi dei nostalgici di Salò e del MSI non vogliono sentire nominare, che li manda nel panico come l’aglio per i vampiri, il nome del grande deputato socialista Giacomo Matteotti il più temibile nemico di Benito Mussolini. Perché la verità del delitto Matteotti ammazzato, 100 anni or sono fra poche settimane, da una banda di killer fascisti capitanata dall’ambiguo Amerigo Dumini a beneficio di Mussolini, li mette in crisi come e più di ogni altra considerazione. E il fatto che sono passati 100 anni non ha raffreddato il caso, perché in tutto questo tempo c’è chi ha pensato e provato in molti modi a continuare a galleggiare politicamente, e addirittura alla fine arrivare al potere – complice, lo ripetiamo sempre, la stupidità politica senza pari di Enrico Letta che inspiegabilmente continua a essere promosso dalla UE – senza fare fino in fondo i conti con la storia della dittatura fascista, continuando a fare i furbetti, a farla franca pensando di essere tanto scaltri, essendo invece assai “più furbi che intelligenti”. E ultimamente anche poco furbi.

Ammazzato perché non solo conduceva una opposizione coerente e intransigente alle violenze e alle manipolazioni del fascismo, ma perché in quella famosa borsa che portava con sé aveva in mano le carte della corruzione di Benito Mussolini in persona da parte delle compagnie petrolifere anglo-americane, carte che aveva recuperato in Inghilterra grazie ai compagni del Labour britannico e che naturalmente aveva intenzione di mostrare in parlamento e che il Duce doveva assolutamente fare sparire per non essere travolto nel momento in cui il suo potere non era ancora così consolidato. Su queste intricate vicende di servizi segreti i ricercatori Fasanella e Cereghino hanno indagato a fondo nelle loro opere attingendo direttamente alle fonti britanniche recentemente de-secretate e la documentazione disponibile è sempre più coerente e robusta.

Cade quindi, ogni volta che qualcuno gli ricorda l’imbarazzante storia del delitto Matteotti, la narrazione falsa e fasulla che la miserrima destra post/neo fascista (o semplicemente orgogliosamente incolore) nostrana ha costruito negli anni per espungere dalla nostra Costituzione l’antifascismo, con ciò svuotandola di valori e di significato, e anche di prestigio internazionale. Ossia l’idea balzana, ma molto ben propagandata in termini quantitativi (non certo qualitativi, ma nella propaganda è notoriamente la quantità che conta) che se non fosse stato per quell’Adolf Hitler lì, il paranoico dittatore tedesco, lui sì il vero cattivo, per le tremende leggi razziali e per l’ingresso in guerra (come se poi fosse un dettaglio da poco prendere un paese impreparato e portarlo alla disfatta politico-militare più umiliante e assoluta della nostra storia) alla fine il fascismo sarebbe stata una dittatura tutto sommato benigna, che “ha fatto anche cose buone”, che ha promosso l’identità nazionale, ha messo a tacere i “rossi”, ha fatto l’IRI, le pensioni, bonificato le paludi pontine (tutte cose naturalmente o imprecise, o false o da riconsiderare attentamente) ma comunque una narrazione che nel contesto di ignoranza storica tiene, fino a quando non arriva il rompiscatole di turno che rinfresca loro la memoria sulla natura intrinsecamente criminale e violenta del fascismo, fin dai primordi con le azioni delle squadracce contro i dissidenti, gli incendi delle cooperative e delle case del popolo, lo scioglimento dei partiti e delle camere del lavoro, la violenza generalizzata per arrivare al culmine del delitto Matteotti. Quindi è evidente perché si sono arrabbiati tanto con Scurati, a tal punto da perdere goffamente la testa per un intervento che… solo un fascista può non condividere! E cancellarne così la partecipazione televisiva con delle scuse talmente penose che fanno rotolare dalle risate.

C’è poi una seconda parte dell’intervento di Scurati, che fortunatamente essendo in regime democratico e pluralista, tutti abbiamo potuto leggere su tutti gli altri canali via etere e web (e con ciò la figuraccia del governo Meloni e dei suoi inservienti in Rai si è fatta galattica e incontenibile) dove lo scrittore esprime il suo rammarico per il fatto che la signora Meloni una volta vinte le elezioni e potendo scegliere fra le due strade, quella della costruzione di una destra conservatrice moderna che fa i conti col passato, oppure quella di mantenere l’ambiguità dell’Italietta nostalgica di un regime che aveva cancellato le libertà democratiche, sceglie tristemente la seconda, noi aggiungiamo per volontà e per incapacità, pensando di cavarsela col minimo sindacale, condannando le leggi razziali ma in qualche modo definendolo un errore in gran parte ascrivibile allo straboccare del dominio nazista a cui in qualche modo l’altrimenti giovale dittatore romagnolo si sarebbe piegato. Nel mio piccolo la penso allo stesso modo e avevo anche io, in modo del tutto rispettoso della volontà democratica espressa dal popolo italiano alle elezioni del 25 settembre 2022, invitato la Meloni a spazzare via le ambiguità del passato e cancellare dal simbolo la “fiamma” dei nostalgici di Salò (con quel che ne consegue).

Ma niente paura. Siamo d’accordo che nessuno di loro intende ripristinare un regime dittatoriale. Quando l’eredità fascista si muove in ambito democratico, cosa a cui bene o male sono costretti e forse anche ben disposti se non altro per abitudine, il suo programma è impoverire, immiserire la democrazia non cancellarla. Per esempio reinserendo nel quotidiano principi autoritari e retrogradi che davamo per sorpassati, nella scuola, nel lavoro, nell’accademia, nella libertà delle donne di decidere sull’aborto senza tutori confessionali, nella tutela dell’ambiente e della salute. Addirittura mettono in discussione la scienza e i vaccini, cose che a nessun esponente di una destra “normale” verrebbe mai in mente. Si sono abituati troppo bene in democrazia (specifichiamolo bene, grazie agli antifascisti che hanno concesso tutte le libertà anche a loro mentre il contrario non sarebbe certo avvenuto a parti invertite, come ricordava Foa e come satiricamente riprende Corrado Guzzanti) ma le loro proposte, a partire dalla disgraziata nuova “deforma” costituzionale vanno nel senso di un moderno autoritarismo che mantiene la democrazia formale, almeno per ora, ma la impoverisce ulteriormente, col tentativo di svuotare la Repubblica dalla sua importante eredità antifascista. Ma come si diceva, questo è un clamoroso autogol che riduce il nostro prestigio all’estero, che non potrebbe che diminuire ulteriormente il nostro peso e la nostra credibilità internazionale, un aspetto che a una destra moderna che si rispetti dovrebbe stare a cuore ben più di quello di prendersi una impossibile rivincita contro gli antifascisti, quelli veri, non il presunto “antifascismo militante degli anni ‘70” a cui accenna spesso la PdC (più furba che intelligente come dice Rino Formica) per sviare il discorso. A proposito, non è intelligente dai. Chiediamo ai vari commentatori da talk show televisivo di smetterla di premettere sempre che è intelligente ma che sono i suoi sottoposti che la mettono nei guai. E basta su, che non se può più con tutte queste “idee restituite” dello sciocchezzaio televisivo nazionale. Al momento sta dimostrando proprio il contrario.

Filippo Boatti

21 aprile 2024

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