Dire, fare

Si tratta di due verbi della lingua italiana che hanno, come sapete, significati diversi.

Ma, per quanto riguarda la politica italiana, sembra che ci siano delle singolari assonanze.
Faccio un esempio recente: nelle elezioni parlamentari del 2018, tutti i cosiddetti partiti o movimenti hanno fatto agli elettori delle promesse assolutamente insostenibili, assurde.
Tutti promettevano dei miracoli in termini di economia e di aiuto alle famiglie, mentre la situazione reale indirizzava verso dati assolutamente negativi.
Il più imbarazzante di tutti era sicuramente il M5S, che, oltre al reddito di cittadinanza, voleva assicurare ai cittadini una sorta di liberazione dalla povertà che non era sostenibile.
Oltre al solito Berlusconi, di cui conosciamo la ben nota mania di fare promesse che non avranno poi seguito, pure gli altri partiti quali Lega e PD si sono esibiti in una sorta di kermesse, in cui mancava ogni filo di programmazione.
Promesse, promesse, promesse, senza alcuna possibilità di controprova: il trionfo del dire sul fare.
A parte il risultato clamoroso a livello parlamentare, cioè il successo incredibile del M5S, che ha raggiunto quasi il 33% dei voti, già nel 2016 c’era stato un risultato extra-ordinario a Roma, con la vittoria a valanga di Virginia Raggi per la nomina a sindaco.
Abbiamo seguito con attenzione il primo anno dell’amministrazione Raggi, ed ora anche gli osservatori imparziali possono dire con sicurezza che si è trattato di un disastro, fra prove di incompetenza, scandali ed aumento del deficit comunale, capace di raggiungere cifre astronomiche.
Anche in questo caso, possiamo dire con certezza che il dire ha prevalso sul fare.
In sostanza, possiamo affermare con certezza che in questi ultimi anni c’è stato, a livello nazionale, un momento in cui l’azione, programmata e mirata, ha adempiuto alle promesse?
A me, onestamente, viene in mente il ricostruito ponte di Genova, che ha sostituito il vecchio Morandi e che si è avvalso della expertise di un architetto come Renzo Piano, che ha dedicato il progetto alla Sua città.
Per il resto, mi pare che la situazione, nonostante le innumerevoli promesse, non sia cambiata in meglio, e ci ha pensato poi il Covid-19 a dare il colpo di grazia a tutte le speranze in positivo.
Voglio fare due esempi che sembrano significativi di due modelli di comportamento.
Il primo riguarda, in anni ormai lontani, l’azione di Enrico Mattei: cinico, intrigante, capace di manipolare la classe politica a cui lui stesso apparteneva, pronto ad azioni anche dubbie, ma con un target ben preciso, cioè fornire all’Italia quell’energia di cui aveva bisogno sia a livello pubblico che a livello privato.
E l’ENI, nonostante tutto, fra luci ed ombre, rappresenta un risultato positivo.
Questo è il risultato del fare.
Al contrario, scusate la mia parzialità, vedo la figura di Bettino Craxi come quella di un personaggio sicuramente abile, ma del tutto rivolto a procurare vantaggi alla sua parte politica, con legami di ogni tipo con il mondo imprenditoriale e, nonostante ce lo ricordiamo come l’uomo capace di sostenere il peso delle minacce di Ronald Reagan, pur di proteggere l’autonomia dell’Italia, dall’altro ce lo ricordiamo anche come l’oggetto del lancio delle monetine durante il clou del processo di Tangentopoli.
Il tentativo (fallito) di fare del PSI un grande partito, i conti bancari ad Hong Kong (a quanto si è detto), ce lo descrivono come un personaggio incapace di far seguire alle promesse un reale cambiamento del paese, ed anche l’ostinato rifiuto del Compromesso storico ce lo dimostra…
Un avventuriero dunque, abile, astuto, ma che non ha mantenuto le sue promesse.
D’altronde, l’Italia nel secolo XX di questo tipo di avventurieri ne aveva già avuto uno, ben noto.
Anche qui io vedo una prevalenza del dire sul fare, assolutamente netta…
Questo paese non ha sicuramente più bisogno di promesse, ma soltanto di fatti, che, attenzione, non devono favorire soltanto i soliti ricchi e potenti, ma tutta la popolazione in modo equo.

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