Draghi, Dragoni, Draghetti

La scena politica italiana ha espresso recentemente un altro protagonista, che è visto da Destra, Centro e Sinistra quale il Salvatore della Patria.

Di questi salvatori l’Italia si è nutrita abbondantemente negli ultimi cento anni e potremmo anche contabilizzarli uno per uno.
Il primo, circa cento anni fa, è stato il cavalier Benito Mussolini, che, come sappiamo, è partito con grandi premesse e promesse, è stato capace di mantenersi al potere per circa venti anni ed è poi caduto in modo clamoroso e fragoroso, trascinando con sé l’intero paese nella polvere.
Viene in mente un altro leader salvatore e lo indicherei in Bettino Craxi, che per anni ha dato agli Italiani l’illusione di essere una potenza di prima categoria, mentre, proprio con lui, iniziava l’inarrestabile declino. Anche il Bettino ha dovuto sopportare una fine ignominiosa e si è spento, stanco, abbandonato da tutti.
Ma non dal suo figlio adottivo Berlusconi, che lo ha sempre considerato il suo maestro, ne ha seguito le tracce e, dietro le sue dichiarazioni di grande amore per l’Italia, ha coperto tutte le manovre rivolte a far durare nel tempo il suo impero mediatico.
Chi abbiamo oggi sul palcoscenico?
Forse Salvini vorrebbe apparir tale, ma non ne ha la statura né le conoscenze internazionali che gli possano servire. E’ un punto interrogativo.
Torniamo a Draghi: indubbiamente l’uomo, specialmente a livello europeo, ha i contatti giusti e potrebbe rivelarsi un elemento di difesa della nazione, ma, ricordiamolo bene, per anni si è mosso in un contesto europeo (Mare Grande), mentre oggi si trova a esser premier in Italia (un mare piccolo).
Non illudiamoci, in Europa continueranno a comandare Francia e Germania, le altre nazioni si dovranno inchinare a questi due paesi, anche obtorto collo.
E l’Italia? Se ne starà assieme a Spagna, Portogallo e Grecia nella sezione Mediterraneo, che alle grandi bellezze morfologiche non riesce a gemellare un’altrettale importanza economica.
Parliamoci chiaro, senza ulteriori balle: l’Italia potrà ricevere circa 200 miliardi fra prestiti e fondi perduti, ma ragioniamo un attimo, se consideriamo il debito pubblico, che sale ormai a 1600 miliardi di Euro, ogni anno il paese deve pagare agli investitori circa 100 miliardi di interessi, il che significa che in due anni si dovranno pagare 200 miliardi, cioè l’importo del Recovery Fund.
Se aggiungiamo l’evasione fiscale, l’elusione fiscale e l’azione implacabile delle quattro mafie (saranno solo quattro?), più qualche altro fattore di perdita economica, arriviamo a degli importi elevatissimi, che non garantiscono alcuna ripresa economica.
Ricordiamo che le posizioni acquisite dall’Italia con tanta fatica e con tanti sforzi cinquanta anni fa sono e saranno occupate implacabilmente dai paesi asiatici, quali Cina, Giappone, Sud Corea ed altre potenze economiche emergenti.
Non si potrà ridurre l’economia italiana al solo agroalimentare o al vendere all’estero, esplicitamente o tramite sotterfugi, le opere d’arte.
Un paese vive anche perché timbra un cartellino, lavora, guadagna, spende e fa girare le ruote dell’economia.
Un mondo statico serve soltanto ad inabissarsi sempre di più.
Ogni cittadino deve affrontare una sfida giornaliera, che gli permetta di affermare: domani dovrò essere fisicamente, culturalmente, spiritualmente migliore di oggi.
Si tratta quindi di un discorso Etico ad ampio raggio.
Ma basteranno cento Draghi, o un San Giorgio, per attivare questo valore etico?
Giorgio Penzo

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