… il rischio di esplosione della zona Euro esiste ancora e con esso di un indebolimento drammatico del peso dell’Italia e di altri paesi europei nel quadro mondiale.
Mario Telò, L’unica via per uscire dalla crisi: democratizzare la governance della zona Euro, in “Dalla parte dell’Unione Europea. Che cosa ha fatto che cosa deve cambiare”, Centro in Europa, Anno XXIII – numero 2/2014, pagine 39-45.
A pochi giorni dalla pubblicazione delle mie “Divagazioni in vista delle elezioni europee”[1], l’editoriale di Sergio Fabbrini, su Il Sole 24 Ore di domenica 21 aprile scorso, fornisce un’esauriente risposta sia alle proposte avanzate da Mario Draghi, in merito a quel “cambiamento radicale” che ridarebbe all’Unione Europea quel prestigio internazionale necessario per affrontare la crisi geopolitica in atto, sia alle proposte avanzate da Enrico Letta, nella sua qualità di membro della Commissione permanente del Parlamento europeo, nel suo rapporto “sul futuro del mercato unico e sulle soluzioni per migliorare le prospettive dell’Europa nella complicata e rapida evoluzione dello scenario internazionale”.
Scrive Sergio Fabbrini: “Siamo di fronte a trasformazioni storiche, dicono Letta e Draghi, con un’Unione europea (Ue) pensata per un mondo che non esiste più. Come mai?” Sebbene le proposte avanzate dagli italiani non siano “viste con sospetto dagli altri Paesi”, non è affatto detto che esse vengano accettate. La reazione con la quale è stata accolta dai Paesi del Nord la proposta di Mario Draghi “di ricorrere ad un massiccio debito europeo per sostenere la tripla transizione”, e quella dei piccoli Paesi “alla proposta di Letta di ridurre la frammentazione fiscale e di promuovere l’armonizzazione della tassazione indiretta, (…) non si superano senza una coalizione di supporto. E soprattutto, senza il sostegno politico di Francia e Germania, qualsiasi proposta è destinata a finire in un cassetto.”
Come se ne esce? Oltre alla presenza di “attori politici” impegnati a sostenerle, sottolinea Fabbrini, “occorre che ci sia un sistema in grado di tradurre la loro volontà in decisione”. Il funzionamento del Consiglio europeo è basato sul “principio unanimistico”, ragion per cui è “sufficiente il veto del Paese più piccolo per bloccare tutto”. A maggior ragione, come nel caso di proposte come quelle di Draghi e Letta che prevedono cambiamenti strutturali, “l’uso del veto sarebbe incontenibile”. La stessa cosa, spiega Sergio Fabbrini, accadrebbe qualora si volessero cambiare i Trattati, ragion per cui, per “liberarsi dalla trappola dell’unanimità occorrerebbe uscire dai Trattati”, una tecnica già sperimentata in qualche occasione. Si potrebbe, ad esempio, “costruire «un sottoinsieme di Stati membri che dia vita ad una cooperazione rafforzata sotto forma di 28° regime», in alcuni progetti cruciali (come l’unione dei mercati dei capitali)”. Vale a dire che occorrerebbe “istituire un’autorità politica che abbia un interesse a promuovere l’Europa”, dal momento che, conclude Fabbrini, “senza la politica le proposte di Letta e Draghi rischiano di finire in un cassetto”.
E’ una ragione in più per criticare la scelta dei partiti di candidare alle prossime elezioni del Parlamento europeo candidati non all’altezza dei compiti e delle competenze che li attendono, pensando solo alla loro capacità di ‘portare voti’ al partito che li candida o di fare una sorta di ‘referendum all’italiana’ sui nomi dei Segretari di quegli stessi partiti. Tira una brutta aria nel nostro Paese, che fa di tutto per allontanare gli elettori dalle urne, quando invece occorrerebbe aumentare la partecipazione al voto al fine ridurre il rischio di una “dittatura della maggioranza”. Nonostante la palese mancanza di ‘autorevolezza’ dei nostri rappresentanti politici, il mio è un invito agli italiani a recarsi a votare, assegnando la loro preferenza esclusivamente ai candidati di sicura fede europeista e dotati di quelle conoscenze e capacità che necessitano per portare a compimento nel loro mandato europeo le proposte di Mario Draghi e di Enrico Letta.
Alessandria, 1° maggio 2024
di Bruno Soro
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B. Soro, Divagazioni in vista delle elezioni europee, Città Futura, 17 aprile 2024. ↑
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