Due malati al centro dell’Europa

Germania e Francia sono in serie difficoltà, soprattutto politiche, ma anche economiche. La crisi dei due paesi che da decenni guidano la politica europea non potrà non avere effetti pesanti sul ruolo e il futuro dell’Unione nel quadro internazionale

Terminati i giochi olimpici si torna al quadro tradizionale dei rapporti internazionali. Il quesito più importante investe l’esito delle elezioni americane che hanno conseguenze importanti sulla poltica mondiale. L’esito avrà un probabile riflesso sulla poltica internazionale. Nei rapporti con la Cina e la Russia come in quelli del Medio Oriente e i rapporti con Israele

L’Unione europea appare invece in larga misura estranea agli esiti elettorali americani, pur essendovi una profonda differenza di vedute fra Kamala Harris e Donald Trump . Ma gli effetti delle elezioni americane di novembre non cambieranno sostanzialmente l’attuate quadro dell’Unione europea, dominato per molti aspetti dalla Francia e dalla Germania. Vale la pena dire uno sguardo a questi due paesi da cui dipende il futuro dell’Unione e dei rapporti internazionali dell’Europa.

Germania

Il governo tedesco è guidato dal cancelliere Olaf Scholz, che è alla testa di un partito ridotto al 15 percento dell’elettorato. Gli altri due partiti, i Verdi e i Liberali, perdono voti. Nelle elezioni del primo settembre i Verdi hanno avuto una rappresentanza solo in Sassonia, mentre i Liberali sono stati esclusi dalla rappresentanza in entrambi gli Stati.

Per la prima volta Alternativa per la Germania ha vinto le elezioni in Turingia ed è seconda in Sassonia con una differenza minima rispetto all’Unione Cristiano Democratica (CDU). I risultati in questi due Stati erano attesi, ma non la dimensione.

 Il risultato più sorprendente è, tuttavia, quello del BSW, il partito fondato lo scorso gennaio da Sahra Wagenknecht proveniente da Linke. Il nuovo partito ha ottenuto rispettivamente il 15,8 percento dei voti in Turingia e l’11,8 in Sassonia. Mentre Linke, rimasto al di sotto del 5 per cento, la soglia minima a livello nazionale, ha ottenuto solo tre seggi. Era difficile immaginare un risultato peggiore per i partiti che compongono il governo della Germania.

In effetti, i cambiamenti coincidono con la crisi dell’economia tedesca. La crescita economica è stata inferiore allo zero negli ultimi mesi del 2023 e nei primi mesi del nuovo anno. Un quadro che è in netto contrasto con la tradizionale crescita economica tedesca che per molti anni è stata trainata da avanzi dei conti con l’estero intorno all’8 percento del PIL – il livello più alto tra i paesi capitalisti.

Il numero degli occupati rimane sostanzialmente stabile, ma si riducono le occupazioni con i salari più alti, mentre cresce l’occupazione nei settori pubblici come sanità e istruzione caratterizzati da bassi salari.

La Volkswagen, per la prima voltanella sua storia nel corso di 87 anni, ha annunciato il licenziamento di 50 mila lavoratori rispetto ai circa 300 mila presenti negli stabilimenti tedeschi. Ma non si tratta di un caso isolato coincidendo con la riduzione generale della produzione e delle esportazioni che hanno generalmente caratterizzato l’economia tedesca.

Vale la pena di ricordare che l’economia tedesca insieme a quella francese hanno sempre caratterizzato l’economia della comunità europea sin dalla fine degli anni ’50, quando si stabilì per uno stretto rapporto di collaborazione fra Charles de Gaulle e Konrad Adenauer. Ora, in modi diversi, la crisi colpisce i due principali paesi dell’Unione Europea.

Francia

In Francia il presidente Macron ha nominato Michel Barnier come Primo ministro. In attesa del nuovo governo quello attuale continuerà la gestione degli affari correnti. In sostanza, una posizione di transizione con semplici poteri di gestione. Quanto potrà durare il prossimo governo francese privo di una maggioranza parlamentare?

L’interrogativo investe l’opposizione che comprende a sinistra 182 rappresentanti e 146 a destra. Un totale di 326 voti di granlungasuperiore alla alleanza che dovrebbe sostenere il governo di Barnier.

Ma allo stato attuale i due schieramenti di opposizione sono divisi e, anche votando entrambi contro il governo, i loro voti non si sommano. Questo consente all’alleanza promossa da Macron di governare anche senza una maggioranza parlamentare. Un quadro che denuncia la fragilità, se non l’inconsistenza, del governo francese nella guida dell’Unione europea.

Rimane, tuttavia, il fatto che l’opposizione, oggi divisa, potrebbe stipulare un accordo ponendo alla guida del governo un esponente che sia estraneo ai due schieramenti di opposizione. In questo caso il governo disporrebbe di 325 voti corrispondenti a una larga maggioranza rispetto al totale di 577 dell’Assemblea nazionale.

Non è una prospettiva certa, ma nemmeno da escludere. In questo caso, il maggiore partito della coalizione sarebbe il partito diretto da Jean-Luc Mélenchon, La France Insoumise, che ha 77 seggi nello schieramento di sinistra che dispone di 182 seggi nella Camera di deputati.

In altri termini, è possibile un’alleanza degli attuali partiti di opposizione in grado di formare un governo con una diversa politica europea e internazionale. Una novità importante nella storia dell’Unione europea. Un’eventualità possibile con riflessi non solo sulla poltica francese ma sull’insieme della poltica europea. Ma, allo stato attuale, si prospetta un governo francese minoritario.

In sostanza, siamo di fronte a situazioni precarie e suscettibili di profondi cambiamenti nei due principali paesi dell’Unione europea. Non possiamo anticipare il prossimo futuro, ma il presente indica chiaramente la crisi della politica europea che ha avuto nei passati decenni nella coppia franco-tedesca il motore decisivo.

I cambiamenti in corso in Germania e in Francia sono destinati a incidere sulla tradizionale poltica europea. I prossimi mesi ci indicheranno la possibiledirezione del cambiamento. Per ora la cosa evidente è che nei due maggiori paesi dell’Unione europea è in corso una crisi per molti versi imprevista che avrà importanti riflessi sulla politica internazionale europea.

Antonio Lettieri

Sabato, 14. Settembre 2024

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