Edgar Morin e la policrisi planetaria

Il sonnambulismo del mondo politico, che vive alla giornata, del mondo intellettuale cieco alla complessità, l’incoscienza generalizzata contribuiscono alla marcia verso i disastri.
Edgar Morin, Conoscenza Ignoranza Mistero, Raffaello Cortina Editore, Milano 2018, p. 34.

L’8 luglio prossimo Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum, compirà 103 anni. Grande viaggiatore (nel 1960 ha visitato i Paesi dell’America Latina, nel 1969 trascorre un anno in California), filosofo, sociologo ed epistemologo francese, è noto soprattutto per l’approccio multidisciplinare con il quale ha trattato nei suoi libri un’ampia gamma di argomenti. Tra le numerose onorificenze ricevute, anche quelle di alcune Università italiane che gli hanno conferito la laurea honoris causa. [1]

Edgar Morin non finisce mai di stupirmi: nel 2023, in occasione del suo centoduesimo compleanno, ha trovato ancora la forza di pubblicare un pamphlet sull’invasione dell’Ucraina,[2] e pochi giorni fa è apparso su Repubblica un suo articolo nel quale sottolinea il “nuovo focolaio di guerra che si è acceso in Medio Oriente dopo il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023, seguito dai letali bombardamenti di Israele su Gaza. (…) Dal momento che nessuna pressione è stata o sarà esercitata su Israele per raggiungere una soluzione a due Stati – rimarca Morin –, possiamo solo aspettarci che questo terribile conflitto si intensifichi e si allarghi. Questa è una tragica lezione della storia (…). Il pensiero è diventato cieco. (…) Le crisi si alimentano a vicenda in una sorta di policrisi ecologica, economica, politica e di civiltà in continua crescita”. [3]

Coloro che avessero familiarità con il pensiero di Edgar Morin avranno modo di constatare come quest’ultimo articolo, sul quale vorrei soffermarmi, costituisca una sorta di summa delle idee del filoso francese disperse nei suoi numerosissimi libri[4].

“La democrazia – scrive Morin in questo articolo – è in crisi in tutti i continenti: viene sempre più sostituita da regimi autoritari che, disponendo di mezzi informatici per il controllo delle popolazioni e degli individui, tendono a creare società sottomesse che potremmo definire neo-totalitarie.[5] La globalizzazione non ha creato alcuna solidarietà e le Nazioni Unite sono sempre più disunite. (…) Il progresso scientifico e tecnico che si sta sviluppando in modo prodigioso in tutti i campi è la causa delle peggiori regressioni del nostro secolo.[6] (…) È questo progresso che ha permesso la progettazione e la fabbricazione delle armi più distruttive fino alla bomba atomica: è questo progresso che rende le guerre sempre più letali; è questo progresso che, spinto dalla sete di profitto, ha creato la crisi ecologica del pianeta”.[7]

“Ci rendiamo conto – scrive ancora Edgar Morin – che il progresso delle conoscenze, moltiplicandole e separandole creando barriere tra le discipline, ha portato a una regressione del pensiero, che è diventato cieco. Legato al dominio del calcolo in un mondo sempre più tecnocratico, il progresso delle conoscenze è incapace di concepire la complessità e in particolare delle realtà umane.[8] Il risultato è un ritorno ai dogmatismi e ai fanatismi, e una crisi della morale mentre si scatenano gli odi e le idolatrie”.

“Stiamo andando verso delle probabili catastrofi. Si tratta di catastrofismo? – si chiede Morin – (…) La policrisi che stiamo vivendo in tutto il pianeta è una crisi antropologica: è la crisi dell’umanità che non riesce a diventare Umanità. C’è stato un tempo – non molto lontano – in cui avremmo potuto prevedere un cambiamento di rotta. Ora sembra troppo tardi. (…) Non sappiamo se la situazione mondiale sia solo disperante o veramente disperata. Questo significa che, con o senza speranza, con o senza disperazione, dobbiamo passare alla Resistenza. (…) Ai giorni nostri (…), siamo dominati da formidabili potenze politiche ed economiche e minacciati dall’instaurazione di una società sottomessa. Siamo condannati a subire la lotta tra due giganti imperialisti con la possibile irruzione bellica di un terzo. Siamo trascinati in una corsa verso il disastro”.

Al fine di contrastare la policrisi planetaria Morin suggerisce di fare ricorso alla resistenza, una parola il cui significato consiste nel fatto che per fare resistenza occorre “saper non cedere mai al delirio della responsabilità collettiva di un popolo o di una etnia. Esige che si sappia resistere all’odio e al disprezzo. Pretende la fatica di comprendere la complessità dei problemi senza mai cedere a una visione parziale o unilaterale. Richiede ricerca, verifica delle informazioni e accettazione delle incertezze”.[9]

Infine, ci invita a meditare sul fatto che la “resistenza implica anche la salvaguardia o la creazione di oasi di comunità dotate di una relativa autonomia (agro-ecologica) e di reti di economia sociale e solidale. La resistenza preparerebbe così le giovani generazioni a pensare e ad agire per le forze dell’unione, della fraternità, della vita e dell’amore”.[10]

Tutto questo ci ricorda e ci ha voluto dire l’ultracentenario Edgar Morin! Poiché il suo pensiero è così lucido e chiaro, ancorché pieno di riferimenti utili a comprendere l’attualità che stiamo vivendo, ho ritenuto di confinare le mie poche considerazioni sul suo scritto nelle note a piè pagina, al solo scopo di dare conto di come in esso, sia riuscito a concentrare molte delle sue idee disperse nei suoi numerosissimi libri.

Alessandria, 1° febbraio 2024

Bruno Soro

  1. Hanno conferito ad Edgar Morin una laurea honoris causa la IULM di Milano (nel 2001), l’Università degli Studi di Messina (nel 2002), e l’Università degli studi S. Orsola Benincasa di Napoli (nel 2008).
  2. E. Morin, Di guerra in guerra. Dal 1940 all’Ucraina invasa, Raffaello Cortina Editore, Milano 2023.
  3. E. Morin, La resistenza dello spirito, su la Repubblica del 24 gennaio scorso.
  4. Spulciando su Wikipedia l’elenco delle opere di Edgar Morin, se ne contano, limitatamente a quelle tradotte in lingua italiana, una settantina.
  5. Sul significato di democrazia, in un libro pubblicato trent’anni fa, Edgar Morin si esprimeva in questi termini: “La democrazia presuppone e nutre la diversità degli interessi e dei gruppi sociali così come la diversità delle idee, il che significa che non deve imporre la dittatura della maggioranza, ma riconoscere il diritto all’esistenza e all’espressione delle minoranze, e permettere l’espressione delle idee eretiche e devianti. Ha bisogno di consenso sul rispetto delle istituzioni e delle regole democratiche, e ha nello stesso tempo bisogno di conflitti di idee e opinioni che le diano vitalità e produttività.” A.B. Kern, E. Morin, Terra Patria, Raffaello Cortina Editore, Mano 1994, p. 114.
  6. “Del resto – scriveva Morin nel libro citato in epigrafe –, alcune regressioni politiche sono cominciate, anche in Europa. Un conflitto nucleare potrebbe provocare il più grande e duraturo disastro”, p. 71.
  7. “La nozione di sviluppo, così come si è imposta – scrivono A.B. Kern, E. Morin a p. 88 nel libro già citato nella precedente nota 5 – obbedisce alla logica della macchina artificiale e la diffonde sul pianeta”. E ancora: “Questa idea di sviluppo ci fa allora prendere coscienza di un fenomeno chiave dell’era planetaria: il sottosviluppo degli sviluppati si accresce insieme al loro sviluppo tecno-economico” (p. 104), sottolineando, qualche pagina dopo, che “L’economia deve essere controllata e finalizzata da norme antropo-etiche” (p. 107). Rimarcando poi in un altro bel libro il fatto che “La svolta neoliberale di Thatcher e di Reagan, che tolse ogni freno allo scatenamento del profitto e trascinò un po’ ovunque nel mondo la privatizzazione dei servizi pubblici nazionali e l’enorme accrescimento della ricchezza dei ricchi e quello della povertà dei poveri.” E. Morin in Lezioni da un secolo di vita, Mimesis edizioni, Milano 2021, p. 108-109.
  8. L’epistemologo Edgar Morin è uno dei più autorevoli teorici della Complessità, argomento al quale ha dedicato numerosi scritti. “Tutto è complesso – scriveva su uno dei suoi libri dedicato al tema –, la realtà fisica, la logica, la vita, l’essere umano, la società, la biosfera, l’era planetaria”. E. Morin, La sfida della complessità, Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 2011, p. 71.
  9. Tornando nuovamente sul pensiero complesso Edgar Morin scrive: “Scopo del pensiero complesso non è distruggere l’incertezza, ma individuarla, riconoscerla, è evitare la credenza in una verità totale.” (…) “Chi crede di afferrare il totale – conclude qualche riga dopo – si sbaglia, nessuno può farlo.” (p. 108) E. Morin, 7 Lezioni sul pensiero globale, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016.
  10. “Tutto ciò incoraggiando il grande circolo virtuoso, nella volontà di portare a compimento la missione storica del saper-vivere-pensare-agire nel ventunesimo secolo”, E. Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015, p. 107.

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