“Ekmek balik”. A margine di un terremoto devastante

“Pane e pesce” (ekmek & balik, appunto) sono un po’ come i “fish and chips” in Scozia o le patatine con mostarda in Belgio. Un “must” che, spesso, chi non è turco, curdo, siriano o iraniano, prova come curiosità manifestando tutta la sua estraneità a quel mondo. Un mondo fatto di sole, di polvere, di tensioni sociali violente e di sorrisi. Di gentilezza estrema e di disprezzo, a volte manifestato con protervia. Un mondo fatto di drammi, di colpi di Stato, di fermi di polizia, di domande a bruciapelo fatte in tre o quattro lingue, fino a farti capire che in Turchia non si scherza. Che non si viene a Istanbul o a Konia o Diarbakijr (oppure nella popolosa Gaziantep, che solo ora conosciamo) per sport. Un mondo che quando ordini “una di queste…pane e pesce e una birra Efeso” si girano dal proprietario del locale e, sicuri di non essere capiti, gridano – sghignazzando – “ecco un altro fesso che prova a parlare turco”…

Soprattutto non scherza la natura dei luoghi, bellissima e luminosa come può essere un paesaggio mediterraneo e, al tempo stesso, dura, minacciosa, terribile con i suoi terremoti. 

E proprio a chi, come me, è successo di essere (benevolmente)  preso in giro per aver ordinato in un turco storpiato un “ekmek balik ve bir Efes”, in una cittadina vicina al confine siriano (Ceyian) colpisce ancor di più quel che sta succedendo in quell’area. Spero, come ipotizzato nel comunicato che segue, non si verifichi una operazione di divisione ulteriore fra chi è turco “certificato” e chi è kurdo, siriano/arabo o, comunque “non turco”. Una discriminazione che non è nella tradizione della Sublime Porta e che, purtroppo, è figlia di una serie di errori precedenti che portano la stessa nazione turca a mangiare, a straziare se  stessa. Sbriciolandola in due modi collegati, prima penalizzando i (presunti) non turchi e non facendo arrivare loro nemmeno quei pochi elementi base di sopravvivenza assicurati alle  ‘güvenli topraklar’ (terre sicure), compiendo il più terribile dei peccati, sanzionati in ogni libro sacro, di qualsiasi religione. E, ancora,  approfondendo il solco fra turchi reazionari “chiusi” e turchi democratici aperti e moderni. I primi strumentalmente usati da Tayyip Erdoğan come “base consenziente” del suo enorme potere, i secondi (la maggioranza dei quasi cento milioni di anatolici) convinti che la Turchia non possa essere altro che un crogiuolo di popoli e lingue, proiettato in una modernità non solo europea ma mondiale. Due mondi che non si “vedono”, si evitano, si ignorano e che continuano a vivere in realtà differenti. Il terremoto, questo terribile terremoto ha fatto (come direbbe il principe De Curtis alias Toto’) “A livella”, cioè ha riportato tutti sul concreto dell’emergenza sanitaria, civile, organizzativa, umana. Con la possibilità di riscattarsi e di aprire un nuovo percorso. Saranno i prossimi giorni a segnalare eventuali novità. Per ora limitiamoci a quanto  si può immaginare sulla base delle esperienze pregresse.

Appello urgente di aiuto per le vittime del terremoto nel Kurdistan settentrionale e occidentale, in Turchia e in Siria
Nelle prime ore di questa mattina (6 febbraio), un forte terremoto ha colpito il nord del Kurdistan (Turchia) e il Rojava/Siria settentrionale e orientale, provocando una catastrofe umanitaria.  Il terremoto, di magnitudo 7,8, ha avuto l’epicentro vicino a Mereş (tr. Kahramanmaraş) e Dîlok (tr. Gaziantep), non lontano dal confine con la Siria, e ha causato migliaia di morti, distrutto migliaia di edifici e reso innumerevoli persone senza casa.  Con migliaia di persone ancora intrappolate sotto le macerie, si prevede che il numero delle vittime purtroppo aumenterà di molte volte.
Gli effetti di questo devastante terremoto sono aggravati dalla corruzione pervasiva che è stata istituzionalizzata durante i due decenni di governo di Recep Tayyip Erdogan e del suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP).  Le nomine ai ministeri, tra cui il Ministero dell’Ambiente e dell’Urbanizzazione, e ad altri enti governativi sono determinate dal nepotismo e dalla fedeltà a Erdogan e all’AKP piuttosto che dal merito, e i progetti di costruzione, a lungo propagandati dallo Stato turco come simbolo del suo successo, sono assegnati a società con stretti rapporti con l’AKP.
È noto che la Turchia e il Kurdistan si trovano in una posizione precaria, vicino a importanti linee di faglia geologiche, che mettono la regione a rischio di forti terremoti.  Un terremoto mortale di magnitudo simile ha colpito il Kurdistan meridionale e orientale (Iraq e Iran) nel novembre 2017 e aree della Turchia nell’agosto 1999.  Tuttavia, non sono state adottate misure sufficienti per affrontare questo rischio consolidato, nonostante la presenza di aree urbane a crescente densità di popolazione e di due delle principali dighe della Turchia, situate a Riha (tr. Şanlıurfa) e Elazîz (tr. Elazığ), in tutto il Kurdistan settentrionale.
Le aree del Kurdistan settentrionale e della Turchia sono state devastate, con molti edifici crollati ad Amed (tr. Diyarbakir), a 300 km dall’epicentro, e il terremoto ha colpito anche le aree prevalentemente arabe di Hatay in Turchia.
A sud della Turchia, il Rojava/Siria settentrionale e orientale, una regione già colpita dalle continue campagne di aggressione e occupazione dello Stato turco, ha subito gravi perdite.  Con centinaia di migliaia di sfollati in Siria a causa dell’aggressione militare turca, questo terribile terremoto nel cuore dell’inverno aggraverà la crisi umanitaria che colpisce i popoli della regione, tra cui curdi, arabi, cristiani e altri.
Il Congresso Nazionale del Kurdistan condivide il dolore di tutti coloro che hanno subito una perdita a causa di questa tragedia e invia le proprie condoglianze, augurando a tutti i feriti una pronta guarigione.
Sappiamo per esperienza che il regime di Erdogan affronterà questa catastrofe naturale in modo cinico e con forti pregiudizi anti-curdi, e chiediamo a tutti coloro che possono di ascoltare l’appello della Mezzaluna Rossa curda (Heyva Sor a Kurdistanê), che opera sul campo in Kurdistan, e di aiutare il più possibile per soccorrere le persone colpite da questa tragedia ed evitare che anch’esse cadano vittime dei calcoli politici del regime di Erdogan.
Consiglio esecutivo del KNK, 06.02.2032
Indirizzi e conti bancari della Luna Rossa curda (Heyva Sor a Kurdistanê)
Italia – Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia ETS (Heyva Sor a Kurdistanê)
Via Forte dei Cavalleggeri,53 Livorno Banca Etica
IBAN: IT53 R050 1802 8000 0001 6990 236 BIC/ SWIFT: ETICIT22XXX www.mezzalunarossakurdistan.org

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