Enunciazioni

In questo periodo storico viviamo di enunciazioni.

Il termine, dal latino, ha un significato preciso e cioè annunciare, dire qualcosa a…

Ma le enunciazioni hanno un significato pratico?

Il Papa, molto ecumenicamente, un giorno sembra sostenere la causa ucraina, il giorno dopo parla di Santa Madre Russia, ma è chiaro che a un certo punto bisogna prendere posizione, non si può soltanto invocare la benedizione divina su entrambi.

E non è faziosità…

Anche il Presidente della Repubblica fa dei discorsi molto belli ed anche molto giusti, ma bisogna che qualcuno, il potere esecutivo, li trasformi da parole elevate in realtà.

Inutile dire che i vari Presidenti del Consiglio che si sono succeduti, fanno tutti dei discorsi molto aulici, molto elevati, però spesso la realtà è spicciola, e cioè ci vogliono disposizioni semplici per affrontare fatti semplici.

Capisco che è una tradizione secolare, quasi millenaria, quella di contornare i fatti con le parole, spesso con una retorica fine a se stessa, ma bisogna affrontare l’hoc et hodie.

Si straparla di democrazia, ma ricordiamoci che democrazia significa “potere del popolo”, mentre si tratta spesso di “Romacrazia”, in quanto problemi locali di altissimo interesse vengono affrontati con un occhio tiberino.

Facciamo un esempio molto pratico: dopo le inondazioni di tre-quattro mesi fa in Romagna si era mosso tutto il governo per esprimere partecipazione ed infine si era stabilito che i danni assommavano a circa 10 miliardi di euro, in teoria subito disponibili.

Cosa è successo? Dopo tre mesi la situazione è praticamente statica e bisogna che le popolazioni dell’Emilia Romagna facciano per conto loro, mentre i miliardi necessari galleggiano nei palazzi romani.

Un altro esempio molto calzante mi sembra quello delle strutture industriali del Nord, di cui, a mio avviso, straparlano coloro che non hanno mai visto in vita loro un forno Bessemer o un sofisticato impianto moderno.

L’importante, per Roma, è che tutto ciò porti soldi e poi tutto si può annegare nelle chiacchere.

No, basta con questo centralismo antidemocratico, bisogna che ogni regione riprenda il suo destino, sulla base di reali tradizioni secolari.

E poi, onestamente, un sano spirito di competizione non ha mai fatto male a nessuno, vedi Stati Uniti, Germania Federale, Svizzera. Dal macro al micro.

Il geniale autore del “Politecnico”, Carlo Cattaneo, insegnava: la sua vita, i suoi progetti, i suoi scritti si spostano continuamente fra Lombardia e Svizzera, con buona pace dei vociferanti gregari, che il 10 giugno del 1940 si ritrovarono, osannanti, in piazza Venezia.

Viator

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