“Esame di maturità”. Burocratese e interdisciplinarità

Circolare ministeriale a proposito della seconda prova:

«Infatti il perseguimento degli obiettivi specifici di apprendimento delle Indicazioni Nazionali e dei risultati di apprendimento delle Linee Guida non richiede un approccio di tipo additivo, tra discipline che non interagiscono fra loro sul piano metodologico e, al più, si limitano a sviluppare argomenti in comune, mantenendo, quindi, inalterata la propria specifica metodologia didattica ed il proprio assetto programmatico.  E’ invece necessario muoversi in una dimensione più ampia, che implica un’interazione nei percorsi di apprendimento, guidata da docenti che sviluppano una concertazione a livello di impostazione programmatoria e che impostano il loro itinerario curriculare facendo leva, appunto, sui “nodi tematici pluridisciplinari”.»

Traduzione:  si ripropone la cosiddetta interdisciplinarità, intesa come obiettivo delle singole programmazioni. Faccio due esempi: unificare i “nodi” tra Letteratura inglese e Chimica, tra Filosofia Idealistica ed Educazione fisica ecc.

L’interdisciplinarità dell’ Esame di Stato viene raccomandata da 50 anni. E prima ci furono, alle elementari e alle medie, i comici “centri di interesse”. Argomento:  l’AUTUNNO. Italiano: poesia e racconto sull’autunno; scienze ed educazione fisica: raccogliere le foglie; storia: farsi raccontare dal nonno cosa faceva in autunno; geografia; le stagioni; disegno; religione: l’avvento liturgico…

Patrizia Nosengo :  “Interdisciplinarità tipo di alcune tesine.  Argomento “Il bosco”.  Italiano: “Il taglio del bosco” di Cassola. Latino: Le Silvae di Stazio ( Silvae in Stazio non significa boschi.  Ormai le ho messe, posso parlarne? ). Inglese: “The Waste Land” di Eliot  (e il bosco?  Non c’è, per questo la terra è desolata). Storia: il fronte occidentale nella I guerra mondiale (E  il bosco? Lo hanno tagliato).  Matematica: applicazione della statistica al numero di alberi del bosco.  Fisica: la caduta dei rami nel bosco. Scienze: la chimica della fotosintesi clorofilliana.  Storia dell’arte: “L’abbazia nel querceto”  (Il querceto non è un vero bosco.  Ma più o meno). Il top per Filosofia:  don Bosco.

L’interdisciplinarità all’Esame è insensata: un’attività didattica mai sperimentata, perché impossibile da sperimentare.  Neppure se l’anno scolastico durasse 300 giorni effettivi.  Chi  la propose e chi la ripropone evidentemente non ha mai messo piede un una classe.

 

Il “burocratese” sbeffeggiato da Italo Calvino nel 1965. L’antilingua

Il brigadiere è davanti alla macchina da scrivere. L’interrogato, seduto davanti a lui, risponde alle domande un po’ balbettando, ma attento a dire tutto quel che ha da dire nel modo più preciso e senza una parola di troppo:

“Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata”.

Impassibile, il brigadiere batte veloce sui tasti la sua fedele trascrizione: “Il sottoscritto essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico. dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di aver effettuato l’asportazione di uno dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo a conoscenza dell’avvenuta effrazione dell’esercizio soprastante”.

Calvino spiega che ogni giorno, per un processo ormai automatico, centinaia di migliaia di nostri concittadini traducono mentalmente la lingua italiana in un’antilingua inesistente. Avvocati, funzionari, gabinetti ministeriali, consigli di amministrazione scrivono parlano pensano nell’antilingua, la cui caratteristica principale è il “terrore semantico”, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato, come se fiasco, stufa, carbone fossero parole oscene, come se andare, trovare, sapere indicassero azioni turpi. La motivazione psicologica dell’antilingua è la mancanza di un vero rapporto con la vita. La lingua invece vive solo d’un rapporto con la vita che diventa comunicazione, d’una pienezza esistenziale che diventa espressione. Perciò dove trionfa l’antilingua – l’italiano di chi non sa dire “ho fatto” ma deve dire “ho effettuato”- la lingua viene uccisa (con tagli miei).

Pier Vincenzo Mengaldo analizza così il brano di Calvino: caratteristica fondamentale della lingua burocratica è l’essere trasformazione per alzo di registro e ridondanza, si vorrebbe dire traduzione, della lingua normale. Altro dato fondamentale è l’ipertrofia: la trascrizione del brigadiere si gonfia a un solo periodo, con sette subordinate. L’antirealismo dell’antilingua è dovuto anche alla volontà di celare ai riceventi il vero, nascondendolo sotto il fumo della ridondanza e insignificanza linguistica.

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